Fabio Fognini ha annunciato ufficialmente l’addio al tennis professionistico. Il ligure lascia a testa alta dopo l’epico match contro Alcaraz a Wimbledon
“Non potevo chiedere un’uscita migliore“, questo e altro nella conferenza stampa di addio di Fabio Fognini. L’ex numero 9 ATP si lascia alle spalle una carriera lunga un ventennio, iniziata a livello ATP con le qualificazioni agli Internazionali d’Italia nel lontano 2005. Il tennista ligure, ironia della sorte, dice addio al tennis proprio nel circolo al quale aveva augurato di esplodere nel 2019.
Sì, perché Fabio è stato anche questo. È stato genio e sregolatezza, vittorie epiche e sconfitte dolorose, in una carriera che, come detto da lui stesso, ha visto “più salite che discese“.
Fognini, l’enfant terrible fra gioie e dolori
Fognini non è stato solo warning, sfuriate e atteggiamenti fuori dalle righe. L’azzurro è stato anche il tennista italiano in grado di trascinare il tennis tricolore in un periodo avaro di successi, un campione capace di caricarsi sulle spalle un intero movimento e contribuire a renderlo ciò che è oggi.
I punti più alti della carriera, in cui ha portato a casa 9 titoli ATP in singolare e 7 in doppio:
- Un titolo al 1000 di Monte-Carlo nel 2019
- Un Australian Open in doppio con Simone Bolelli nel 2015
- Il best ranking di numero 9 in singolare nel 2019
- Il best ranking di numero 7 in doppio nel 2015
- La Laver Cup vinta nel 2019
Fabio è attualmente l’unico italiano a raggiungere la Top 10 sia in singolare che in doppio, mostrando ancora la duttilità del proprio gioco. Un tocco eccezionale, delle gambe che a lungo gli hanno permesso una velocità unica, un estro fuori dal comune, Fabio ha regalato tanti momenti di bel tennis a tutti i fan. Fra gli altri record di Fabio troviamo numeri interessanti. È stato per 292 settimane consecutive numero 1 d’Italia, così come 220 sono state le settimane consecutive in Top 20 (unico italiano a riuscirci finora). Detiene attualmente il record di vittorie per un italiano nei Master 1000, ovvero 95, ed è al pari di Panatta l’azzurro ad aver giocato più semifinali ATP, 42.
Il futuro di Fabio
“Ho fatto questo lavoro per 20 anni e non so fare altro“, ha detto Fabio. “È difficile dire cosa farò. Voglio godermi l’estate con la famiglia, è quello che più desidero. Vedremo quello che verrà. Sono felice, ho vissuto dei momenti indescrivibili. Il tennis mi ha dato tutto, è bello uscire così“, ha aggiunto.
Un futuro in panchina? Chi lo sa, Fabio si è detto aperto all’idea di dispensare consigli.
“Oggi sono qui per andare punto e a capo. Inizia una nuova vita fuori dal campo. Sono disposto a dare consigli a chi vorrà, ascoltando anche le cose brutte. Dire le cose come stanno porta a volte allo scontro, ma si esce più forti. Questo lo devo a mio padre, molto diretto e senza peli sulla lingua“.
Ci siamo sempre chiesti un po’ tutti cosa avrebbe potuto fare Fabio con una “testa diversa”, ma siamo certi che sarebbe stato lo stesso Fognini che abbiamo amato? Perché, diciamoci la verità, come si può non amare un atleta estroso come lui, anche quando ti fa arrabbiare? A Wimbledon con Alcaraz ha mostrato ancora una volta di avere i colpi del grandissimo campione, quei colpi che senza un po’ di follia difficilmente sarebbero usciti. Fabio ha dipinto tennis per vent’anni, senza arrendersi a quell’alone di rimpianto che l’ha inseguito lungo tutta la carriera.
“Mi avete conosciuto, ci siamo scontrati. Tornando indietro, farei di più e di meglio. A volte ho tirato su una barriera per difendere la mia sensibilità. Oggi, a 38 anni, papà di tre figli, vedo le cose in modo diverso“.
Il Fabio Fognini che lascia oggi il tennis è un professionista diverso, più maturo, consapevole di aver fatto tanto e di aver sprecato tanto. Ma l’uomo Fognini, il Fabio che ha sempre convissuto con l’atleta, è rimasto coerente con sé stesso fino alla fine e ora gli auguriamo una lunga e felice vita fuori dai campi.