Marco batte il numero tre del seeding Houkes disegnando tennis come una volta, Jacopo si tira fuori dalla buca contro Mikrut mostrando un carattere che non si allena. L’altra semifinale sarà Prizmic-Jodar
L’Aspria Tennis Cup tornerà ad avere un finalista italiano. Nella semifinale della parte bassa del tabellone si sfideranno infatti Marco Cecchinato e Jacopo Vasamì, in una sfida che – pur cercando di resistere con tutte le nostre forze alla melliflua tentazione di abbandonarci alla retorica – fatichiamo a non definire generazionale.
Ceck, che nell’ultimo anno ha galleggiato tra la posizione 350 e 450 della classifica ATP e che in un’intervista concessa a Tennis Talker lo scorso anno proprio durante l’Aspria Tennis Cup non aveva nascosto di aver pensato anche al ritiro, sembra tornato a provare gusto a giocare a tennis. Nei quarti di finale, il semifinalista del Roland Garros 2018 ha giocato un partitone ed eliminato in un match senza storia la testa di serie numero tre Max Houkes, mancino olandese che si fa notare soprattutto per l’inclinazione all’eccesso con il badile mancino e la leccata all’indietro sui capelli ossigenati.
Il vincitore dell’edizione 2016 fin qui ha giocato un torneo senza macchie: 6-4 6-1 ad Alcala Gurri, 6-3 6-0 a Ferreira Silva, 6-4 6-2 a Houkes. Non è troppo tardi per tornare a vedere le stelle. Dovesse continuare a disegnare tennis, Marco potrebbe – perché no – diventare il secondo giocatore nella storia del torneo a vincerlo per due volte: l’unico a riuscirci, finora, è stato Albert Ramos Vinolas, campione nel 2011 e nel 2014.
Intanto, c’è da affrontare Jacopo Vasamì, il più piccolo della nidiata di speranze azzurre vecchie e nuove. Il diciassettenne romano ha battuto al terzo set il croato Luka Mikrut evidenziando una qualità difficile da allenare: il carattere. Granitico. Saldissimo, come il palleggio del ventunenne da Spalato, brutto cliente da affrontare sulla terra battuta con una temperatura sempre minacciosamente prossima ai quaranta gradi. Oppure, se vogliamo, un bel test. Superato, con lode.
Perso il primo set, Vasamì nel secondo ha reagito alle numerose difficoltà imposte da un rivale indisponibile alle regalie come di solito reagiscono i progetti di campioni. Prima ha annullato una palla break sul due pari, poi è risalito da 0-30 nel nono game e infine, capolavoro, ha cancellato due palle break nell’undicesimo imprimendo in quel preciso momento la svolta alla partita, che fin lì era stata in mano al croato.
Vinto il tie break, Jacopo ha poi dominato il terzo e insieme conquistato la prima semifinale Challenger della carriera. Il best ranking arriverà di conseguenza dopo il weekend, ma al momento conta poco. Senza voler fare voli pindarici, dovesse addirittura vincere il trofeo Jacopo diventerebbe il più giovane campione di un Challenger nel 2025, record al momento appartenente a Joao Fonseca, vincitore in gennaio a Canberra all’età di diciotto anni e quattro mesi.
Vasamì è nato nel dicembre 2007. Ha diciassette anni e mezzo. Proprio come Sinner quando vinse il fatidico Challenger di Bergamo nel 2019. Non aggiungiamo altro per delicatezza, serietà e anche un po’ per scaramanzia.