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    Aspria Tennis Cup: il nuovo Rafa spagnolo si chiama Jodar

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    Il vincitore degli US Open 2024 incanta il pubblico di Milano

    Vedendolo giocare, c’è la sensazione di ammirare un diamante grezzo. La palla di Rafael Jodar (con accento rigorosamente sulla “o”, tiene a precisare) è di quelle che rapiscono, che non c’entrano granché con la realtà dei tornei Challenger.

    L’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (91.450€, terra battuta) è soltanto il quarto torneo stagionale per il 18enne spagnolo, che con Nadal ha in comune soltanto il nome di battesimo. Per il resto, i 190 centimetri di altezza lo rendono un giocatore più adatto ai campi veloci, gli stessi su cui ha vinto lo US Open junior. Dopo la netta vittoria contro Lorenzo Giustino, il madrileno ha vinto in rimonta (4-6 7-5 6-1 lo score) contro il portoghese Tiago Pereira, solido regolarista che indossa un curioso completo che ricorda… Spiderman.

    Tiago Pereira
    Tiago Pereira

    Sapevo che Pereira mi avrebbe reso la vita difficile e così è stato – dice Jodar – ha giocato un match intenso, mi ha brekkato all’inizio e poi c’è stato molto equilibrio. Alla fine la partita è stata decisa da pochi dettagli nei momenti chiave”.

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    Anche se viene da un semestre a Charlottesville, laddove ha studiato e rappresentato l’Università della Virginia, lui è madrileno e sta cercando di rilanciare la tradizione tennistica di una città che non ha mai avuto troppi giocatori, comunque meno rispetto ad altre città, non solo Barcellona. “Non ci avevo fatto caso, in effetti è vero – riflette – nel recente passato ci sono stati Feliciano Lopez e Fernando Verdasco, ma adesso stanno uscendo tanti giovani di Madrid. Non saprei dire perché, ma adesso c’è Martin Landaluce e quando torno a casa ne vedo molti con un buon livello e un buon ranking”. 

    Vedendolo giocare, non si direbbe che è spagnolo: i colpi sono piatti e potenti, il servizio viaggia a meraviglia. Il diretto interessato, accompagnato a Milano dal giovane coach Alberto Romero (classe 1997 ed ex n.583 ATP), ammette di dover migliorare la mobilità.

    In questi mesi mi sono sviluppato, sono cresciuto come giocatore , ho giocato tante partite, so su cosa devo migliorare. È un processo, ognuno ha il suo, e può anche essere lungo. Per me è importante sapere cosa devo migliorare e, soprattutto, divertirmi sul campo”.

    Quando parla di “tante partite”, Jodar allude al semestre trascorso in Virginia, laddove ha rappresentato i Virginia Cavaliers ed è stato nominato Rookie of the Year. A differenza di Joao Fonseca, che ha optato per il professionismo dopo aver firmato una lettera d’intenti con la stessa università, lui ha scelto di vivere l’esperienza oltreoceano.

    Sono arrivato a gennaio e mi sono dovuto adattare rapidamente, perché dopo 15 giorni ero già in campo per la prima partita – racconta – mi sono trovato molto bene, sono contento di com’è andata. Ho conosciuto ottime persone e mi sono fatto nuovi amici. Consiglio a tutti questa esperienza, perché continui a svilupparti come giocatore, ti alleni molto e trovi coach che hanno davvero a cuore le sorti della squadra”.

    Grande tifoso del Real Madrid, dopo il successo allo US Open dello scorso anno è stato ricevuto dal sindaco di Madrid e ha potuto conoscere Jude Bellingham durante una visita al Santiago Bernabeu, ma non dimentica le origini.

    Se qualcuno ha pensato che si chiami Rafael in onore a Nadal, resterà deluso: il pensiero è legittimo, visto che è nato quando il maiorchino aveva già vinto due Roland Garros, ma è così semplicemente perché è lo stesso nome del padre e del nonno.

    Quando gli diciamo che Nadal ha vinto il suo primo Challenger in Italia (Barletta 2003), sorride. “Mi piacerebbe imitarlo, ma domani ho una partita dura. Sarà molto bella e sono già concentrato su quello”. Nella sua mente non c’è altro.

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