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    Berrettini Show: tra antidoping, padel e il discorso improvvisato al Quirinale

    Dal podcast “Tintoria” un’ora e cinquanta di aneddoti e risate con il tennista azzurro [VIDEO]

    Matteo Berrettini sta attualmente gareggiando in California nel torneo di Indian Wells, ma è di poco fa la pubblicazione della puntata del podcast Tintoria, condotto da Daniele Tinti e Stefano Rapone, con ospite il tennista romano e registrata lo stesso giorno della visita al Quirinale per celebrare il successo in Coppa Davis e nella Billie Jean King Cup. Un’ora e cinquanta minuti di puro spettacolo: aneddoti surreali, battute fulminanti e qualche rivelazione inaspettata sulla sua vita da sportivo.

    Tanti gli argomenti toccati: dai controlli antidoping che sembrano vere e proprie operazioni di spionaggio, al padre “traditore” passato al padel, fino al momento del discorso improvvisato al Quirinale davanti al Presidente Mattarella.

    Lo stress dell’antidoping e gli incidenti di percorso

    Essere un tennista professionista significa essere sempre sotto controllo, soprattutto quando si tratta di antidoping. “Abbiamo un’app in cui dobbiamo registrare ogni sera il luogo in cui pernottiamo. Per esempio, ero in Grecia a fare un giro in barca con degli amici e ho dovuto indicare esattamente il porto in cui ci fermavamo. Pensate a quanto sia complicato se sto uscendo con una ragazza… Praticamente ho degli “inseguitori” ufficiali che mi aspettano solo per farmi fare il test antidoping!“, scherza Matteo.

    Se già il test in sé è un’esperienza piuttosto bizzarra, le situazioni in cui viene eseguito spesso lo rendono ancora più grottesco. “Devono assistere mentre lo faccio, perché altrimenti rischierei di sostituire il campione. Provate a immaginarvi la scena…“, aggiunge. Ma la situazione più assurda l’ho vissuta a causa del fuso orario: “Una volta, appena sbarcato in Cina dopo un viaggio massacrante, mi chiamano subito per un controllo. Ero distrutto, afferro il bicchierino e… mi scivola dalle mani. Per fortuna il problema non era la ‘scorta’, quindi sono riuscito a ripeterlo senza difficoltà“.

    Padel: una questione di principio (e di famiglia)

    Il padel ormai è ovunque, ma non ha proprio conquistato Berrettini. Anzi, è una ferita aperta. “Mio padre si è convertito al padel ed è stato un lutto per tutta la famiglia. Ora è campione italiano over 60 e ne va orgoglioso. Ha lo scudetto nel portafoglio!“.

    Ma al di là dell’ironia, la sua posizione sul padel è chiara: “Se io smettessi di giocare a tennis e mi allenassi cinque anni, avrei qualche chance di entrare nel circuito mondiale di padel. Il contrario? Neanche se il numero uno mondiale di padel ci provasse per una vita potrebbe arrivare al top nel tennis”.

    E sul pickleball? “Il pickleball è imbarazzante“. E la chiudiamo qui.

    La visita al Quirinale

    Uno dei momenti più divertenti raccontati nel podcast è stata la visita della Nazionale al Quirinale per celebrare la vittoria in Coppa Davis. “Mi sono svegliato alle 6:40 per un test antidoping. Ho recitato qualche Ave Maria per partire bene”, scherza.

    L’arrivo a Palazzo è stato un mix di formalità e situazioni grottesche. Tra cravatte strette, scarpe scomode e un caldo infernale, Berrettini si è trovato a firmare palline da tennis proprio mentre il Presidente Mattarella entrava nella sala.

    C’è stato un corazziere che ci ha chiesto di firmare delle palline da tennis. Diciamo che se li vedi fuori incutono timore, sbattono i piedi, hanno le spade, poi però dietro le quinte si lasciano andare anche loro”.

    E sul discorso ha svelato che inizialmente non lo voleva fare, ma hanno tutti insistito così tanto che alla fine ha ceduto e ha consegnato una bozza di discorso scritto che però poi non ha utilizzato e ha preferito andare a braccio. “Se mi chiedessero adesso di ripetere quello che ho detto non ne sarei capace. Non ricordo nulla!”.

    E alla fine vi hanno offerto un rinfresco? “No, niente, neanche un tramezzino”.

    Tra scaramanzia e un amore-odio per sé stesso

    Berrettini ha confessato che la parte più difficile della sua carriera è imparare a essere meno severo con sé stesso. “La persona che mi odia di più quando gioco sono io. Devo imparare a essere meno duro con me stesso“.

    E poi ci sono le scaramanzie di famiglia: “Nella mia prima semifinale Slam, mio padre ha mangiato per due settimane la stessa cena: pizza capricciosa e polpette. A fine torneo era gonfio come un pallone, ma felice”. E quando si è trattato di Coppa Davis? “Ha preteso lo stesso posto in tribuna per tutte e tre le partite. Chiamava la biglietteria minacciandoli quasi!“.

    All’inizio anch’io ero legato a certi rituali, ma col tempo ho capito che bisogna lasciar andare la scaramanzia che, senza offesa per nessuno, è in fondo una forma di insicurezza: un modo per aggrapparsi a qualcosa che renda le difficoltà più sopportabili”.

    Berrettini e l’algoritmo bizzarro

    Tra una battuta e l’altra, Berrettini ha rivelato anche qualcosa sul suo rapporto con i social. “L’algoritmo di Instagram è strano. E’ bastato condividere un video divertente su un battesimo, che da allora mi mostra solo reel di battesimi. Poi ho una passione smodata per i gorilla e cerco le foto. Su Instagram passo quindi da video di neonati a documentari sul Ruanda”.

    Matteo è già pronto come stand-up comedian?

    Dopo questa puntata di Tintoria, viene da chiedersi: Berrettini ha un piano di riserva per la sua carriera post-tennis? A giudicare dal suo tempismo comico e dalla sua capacità di raccontare aneddoti, potrebbe tranquillamente sfondare come stand-up comedian.

    Per ora, però, meglio che continui con la racchetta. Anche se, un giorno, potremmo ritrovarlo su un palco a raccontare di quando doveva firmare autografi davanti a Mattarella mentre cercava disperatamente un tramezzino.

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