La campionessa americana denuncia l’indulgenza della ITIA e solleva dubbi sulle disparità nelle sanzioni anti-doping, alimentando il dibattito sull’equità nel tennis
Serena Williams non ha paura di parlare. Dopo anni di accuse infondate di doping, la ex numero uno del mondo ha deciso di esprimere la sua frustrazione nei confronti della International Tennis Integrity Agency (ITIA) per la gestione eccessivamente indulgente del caso di Iga Swiatek, la tennista polacca che ha fallito un test anti-doping.
La controversia è esplosa quando Swiatek ha ricevuto una sospensione di “solo” un mese dopo essere risultata positiva alla trimetazidina, un farmaco generalmente utilizzato per trattare malattie cardiache, ma che la ITIA ha attribuito a un integratore alimentare contaminato. La decisione ha sollevato dubbi e critiche anche da parte di Williams, che ha messo in discussione la giustizia del verdetto.
LE PAROLE DI SERENA WILLIAMS
Durante una diretta Instagram, Williams ha riflettuto sulla sua carriera, ricordando le difficoltà affrontate e l’odio che ha dovuto sopportare: “È buffo: tutta la mia carriera è stata costruita attorno all’odio. Mi sono abituata così tanto che ora rido.” La campionessa ha sottolineato che non erano i tifosi, ma piuttosto i media, a perpetuare sospetti infondati sulla sua integrità.
“La stampa diceva cose terribili: ‘Serena imbroglia’, ‘Serena usa cose che gli altri non usano’. Eppure, eccoci qui, e le persone colte in flagrante non ricevono nulla,” ha aggiunto, facendo riferimento al caso di Swiatek.
IL CONFRONTO CON CASI PRECEDENTI
La decisione di punire Swiatek con solo un mese di sospensione ha scatenato diverse polemiche, soprattutto quando si confrontano le sue circostanze con quelle di altri giocatori.
Ad esempio, Maria Sharapova ricevette nel 2016 una sospensione di 15 mesi, nonostante il fatto che la sua positività fosse dovuta all’assunzione di un farmaco prescritto. Anche Simona Halep ha affrontato una lunga battaglia, subendo una squalifica di quattro anni dopo un test positivo, che poi è stata ridotta a nove mesi.
E poi non possiamo dimenticare il caso di Jannik Sinner, ma le differenze tra i due episodi sono significative. Sinner è stato sospeso a causa di una contaminazione avvenuta durante un massaggio, ma è riuscito a provare immediatamente l’origine della sostanza incriminata.
Al contrario, Iga Swiatek ha impiegato diverse settimane per dimostrare che la sua positività era dovuta a una contaminazione, suscitando dubbi sulla disparità di trattamento tra i due.
IL DIBATTITO
Anche se il caso di Swiatek sembra essersi chiuso, il dibattito sulla gestione delle sanzioni in caso di doping è tutt’altro che finito. Le parole di Serena Williams e il crescente discontento all’interno della comunità tennistica mettono sotto pressione la ITIA, sollecitando una riforma urgente del sistema di giustizia sportiva.
La questione non riguarda solo il tennis, ma solleva un tema globale sull’equità nelle decisioni disciplinari e sulla necessità di garantire che le regole siano applicate uniformemente a tutti i giocatori.
(Fonte: quotidiano spagnolo “La Marca”)