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    Olimpiadi parte 1a: à la recherche dello Spirito Olimpico

    Appena rientrato a Milano, sono pronto a raccontare perché le Olimpiadi di Parigi 2024 sono secondo me un’esperienza che valeva la pena di essere fatta

    Partiamo da una considerazione logica, probabilmente più visibile sul posto che da lontano. La Francia si è trovata a organizzare l’evento sportivo più grande del mondo in un periodo storico drammatico, con due guerre in corso e minacce terroristiche di tutti i tipi, incluse quelle ambientaliste.

    Considerata la complessità organizzativa anche solo a livello di sicurezza, a me sembra un vero miracolo che le Olimpiadi si siano potute anche solo iniziare. E credo la pensassero in maniera simile alla mia le migliaia di persone che con me percorrevano il dedalo di transenne che collega il Trocadero al meraviglioso stadio del beach tennis costruito proprio sotto la Tour Eiffel.

    Disagi ce ne sono stati, sciocchezze ce ne sono state (come il bizzarro “balletto della Senna”), ma l’emozione è stata talmente forte da rendere il tutto sopportabile. Incluso il “cigno nero” rappresentato dal trittico metro chiusa + autobus fermati + bike sharing limitato che mi ha appiedato all’uscita del Roland Garros, proprio in concomitanza con l’ingresso dei tifosi al Parc des Princes per la partita di calcio della Francia.

    Un vero delirio cui mi sono sottratto solo grazie ai cari vecchi … taxi!

    Lo Spirito Olimpico, alla fine è questo ciò che ti resta. Un’ineffabile combinazione di sensazioni, immagini, odori ed emozioni prodotti da un’Umanità che per due settimane corre suda mangia e dorme pensando solo allo sport.

    È l’arcobaleno di colori e sorrisi delle squadre che nei giorni liberi visitano la città con le loro divise nazionali addosso.

    Sono i turisti e tifosi che si scalmanano per il proprio connazionale impegnato in una disciplina della quale neanche conoscono le regole.

    È il volontario sudato che ti sorride scusandosi perché non spiccica una parola di inglese mentre ti indica a tentoni la toilette più vicina.

    È il russo (si, proprio russo) vestito come un incubo di Prada che spedisce moglie e figli indisciplinati alla brasserie del Roland Garros per gridare “Alé Mahac” (ndr giocatore Ceco di modesta entità tennistica) mentre si fa sfracellare da Zverev.

    Ma anche il francese che sempre al Roland Garros tifa spagnolo con addosso la maglia di Insigne, o l’inserviente della metropolitana che canta e balla per intrattenere i passeggeri della metropolitana chiusa perché la Polizia sta controllando il solito maledetto zaino dimenticato.

    È questo è molto altro, lo Spirito Olimpico, e in fondo è questo ciò che si viene a cercare qui: il breve respiro di un mondo possibile.

    Post Scriptum: si, lo rifarei, nonostante la spesa, anzi probabilmente prenderei anche i biglietti per il Grand Palais [Scherma], lo Stadio del Nuoto e perché no anche Versailles [equitazione].

    Perchè, in fondo… quando ti ricapita una cosa del genere?

    Capito, Jannik?

    Paolo Porrati

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