Soltanto un anno fa, Gianluca Mager sceglieva di chiudere la carriera. Dopo mesi di inattività, si è concesso un’ultima chance: padre di due bambini e fresco di matrimonio, prova a rilanciarsi laddove giocò la sua prima finale Challenger
Non è azzardato sostenere che Gianluca Mager abbia un conto in sospeso con l’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (74.825€, terra battuta).
Motivo? In carriera ha giocato sette finali nel circuito Challenger e ne ha vinte sei… perdendo solo la prima, sei anni fa, proprio a Milano.
All’epoca era n.341 ATP, partì dalle qualificazioni e vinse sette partite prima di cedere a Laslo Djere.
Da allora sono successe tante cose, alcune splendide (il best ranking al n.62 ATP e soprattutto la nascita dei due figli, Vittoria e Gregorio, oltre al recentissimo matrimonio con Valentine), ma anche altre meno buone.
E allora chissà che l’ASPRIA Harbour Club non possa rappresentare un punto di svolta come lo fu sei anni fa.
L’inizio è stato dei migliori, poiché ha battuto un avversario ostico come Rodrigo Pacheco Mendez, ex n.1 junior e già n. 409 ATP.
“Nel primo set doveva un po’ sciogliersi, ma è davvero un ottimo giocatore – dice Mager – mi ha impressionato, molto composto e sempre carico su ogni punto. Ha solo 19 anni? Sì, credo proprio che arriverà”.
Da parte sua, l’azzurro è stato bravo a dare la zampata vincente dopo una fase in cui è parso un po’ provato fisicamente.
“Vero, tra l’inizio e del secondo e l’inizio del terzo ho un po’ accusato. Lui ne aveva più di me, ma sono stato bravo a concentrarmi sui miei turni di servizio e velocizzarli. In questo modo avevo più forza per lottare e fare qualcosa di più nei turni di risposta”.
Detto, fatto: il break all’ottavo game gli ha permesso di sigillare il punteggio finale di 6-1 3-6 6-3.
Oggi Gianluca è numero 304 ATP, ma non tutti sanno che la scorsa estate aveva preso la decisione di smettere.
Dopo l’eliminazione a San Marino aveva cessato l’attività, riprendendo soltanto a gennaio. Quando gli chiediamo se la ragione era stata un problema fisico, ci ha raccontato gli ultimi dodici mesi.
“Gli ultimi anni sono stati complicati dal punto di vista mentale e tennistico. A luglio mi sono sono fermato e non avevo intenzione di riprendere. Non ho toccato racchetta per diverse settimane, poi ho giocato la Serie A1 con il Park Genova e ho svolto una buonissima preparazione invernale, decidendo di concedermi un’altra chance. Ho iniziato il 2024 vincendo un Challenger (a Punta del Este, ndr). Non me l’aspettavo, poi i mesi successivi sono andati tra alti e bassi ma adesso sono motivato, di ottimo umore”.
L’IMPORTANZA DI VALENTINE
Quando gli chiediamo la ragione principale per cui si era allontanato dal tennis, non ha dubbi.
“Viaggiare mi aveva un po’ nauseato. Per carattere ho sempre amato trascorrere del tempo a casa, ma i due anni di Covid mi avevano proprio stancato. Inoltre sono nati due bambini, le cose cambiano e la voglia era sempre minore”.
In questo senso, per prendere le scelte giuste (prima lo stop e poi il rientro) è stata importantissima la moglie Valentine Confalonieri, ex tennista di buonissimo livello. “Sono molto fortunato ad averla come compagna. Quando le parlo dei miei problemi è come parlare con un coach. Mi capisce benissimo, poi conoscendomi sa dirmi le cose giuste. La scorsa estate, per esempio, fu lei per prima a consigliarmi di stoppare l’attività. Adesso mi sono dato un’altra possibilità e ragiono sul breve termine. La cosa importante è che sono tranquillo: l’anno scorso giocare a tennis era diventato pesante, mentre oggi va decisamente meglio”.
Una delle parole chiave del Nuovo Mager è: “divertimento”. In un’intervista di qualche mese fa, aveva detto che divertirsi era quello di cui aveva bisogno. Ci sta riuscendo?
“Ci sto provando. In alcune settimane ci riesco, in altre faccio più fatica. Qui a Milano, anche se il meteo non è stato dei migliori, sono di buon umore. Vado a fasi alterne, a prescindere dal risultato capitano settimane in cui sono più predisposto e altre in cui giocare mi pesa un po’ di più”.
Una cosa è certa: il suo tennis vale molto di più della classifica attuale. Pescare un Mager in buona forma, a livello Challenger, è una brutta notizia per chiunque.
LA MAGIA DI RIO
A contribuire alla serenità attuale c’è anche una stabilità economica conquistata con gli anni, dopo che a inizio carriera era stato inevitabilmente costretto a fare delle rinunce.
“Per fortuna non ho mai pensato ai soldi e ai guadagni durante una partita. A bocce ferme capitava, soprattutto al momento di fare certe scelte. Magari dovevo fare una trasferta di quattro settimane in Sudamerica, e andarci col coach mi sarebbe costato il doppio. In campo riesco a isolarmi e a pensare soltanto alla partita”.
La prossima lo vedrà in campo contro il talentuoso Chun-Hsin Tseng, giocatore di ritmo, forse più adatto al cemento.
“Davvero l’ho battuto una volta? Giusto, cinque anni fa in Giappone… Ma lui era giovanissimo” scherza Mager, che poi si fa subito serio.
“Per mia natura, non penso troppo all’avversario. Tante volte la partita dipende da me, poco importano le caratteristiche altrui. Dipende molto da come sto, da quanta energia fisica e mentale riesco a riversare sul campo”.
La speranza di papà Gianluca è che possa ritrovare quella magia di quattro anni fa a Rio de Janeiro, quando colse una clamorosa finale nel locale ATP 500.
“Poco dopo è scoppiato il Covid, pensate che beffa se fosse avvenuto due settimane prima!” scherza di nuovo.
A ben descrivere la mentalità – e la fatica – di chi parte dal basso, è la sua risposta quando gli chiediamo una fotografia di quei giorni. Nonostante le super vittorie su Ruud e Thiem, lui sceglie…
“Il momento in cui ho battuto Attila Balazs in semifinale. In un attimo ho visto ripagati tutti i sacrifici di una vita, perché quel successo mi diede la certezza di entrare tra i top-100 ATP. Lo ricorderò per sempre. È stato un momento di viva commozione, perché ho ripensato al passato e a tutte le difficoltà che ho avuto”.
Già, l’ingresso tra i top-100, il Sacro Graal per ogni aspirante professionista. Per Mager era davvero troppo importante, ancora di più rispetto ai successi contro due super-campioni. Riuscirci una seconda volta, a maggior ragione dopo aver praticamente smesso, sarebbe ancora più bello.
(Fonte: Ufficio Stampa Aspria Tennis Cup)