Una giornata nella “Loge Prestige” del Rolex Monte-Carlo Master
“Fuori”, il pubblico si sta giustamente accalcando nei punti ristoro per procurarsi un panino, una crêpe o una bibita prima che inizi il match di Jannik Sinner contro Holger Rune, secondo quarto di finale del torneo e match clou di questo assolatissimo venerdì monegasco.
“Dentro”, dove il dentro è la Zone Prestige del Club, è tutto molto più calmo.
Quasi tutti i presenti sono già andati a pranzo, e torneranno proprio per l’inizio del match, perché una delle prime cose che ho capito arrivando qui oggi è che quasi tutti sono venuti per vedere il tennis.
Certo, per farsi vedere, per incontrare persone, questo è ovvio, ma soprattutto per guardare i match. Le logge, dei piccoli miniappartamenti che danno direttamente sul campo, con una dozzina di sedie ciascuno, durante le partite sono piene e silenziose, la gente guarda le partite.
“Non me lo aspettavo”, rifletto mentre faccio un passo in avanti nella fila verso la cassa del piccolo bar interno per prendermi un caffè, la testa tuffata come mio solito nel telefonino.
Una spallata e devo spostarmi, qualcuno mi ha urtato.
Da sempre poco incline alla gentilezza quando si tratta di file, alzo la testa per guardare se chi mi ha urtato lo ha fatto di proposito o meno, un riflesso condizionato passivo-aggressivo che credo faccia parte del basic-package della milanesità.
Rimango col telefonino a mezz’aria, interdetto. Il misterioso urtatore con gli occhiali da vista neri, che nel frattempo ha già imboccato in un fruscio di vento il corridoio che dalla loggia porta direttamente al campo Raneri III seguito da due energumeni vestiti di nero, era Novak Djokovic.
Capita (anche) questo nella zona più esclusiva del Monte Carlo Country Club, quella in cui vengono accolte le personalità Reali (la loggia del Principe è letteralmente a un passo da quella in cui sono stato invitato), gli Sponsor principali e i loro ospiti.
Si tratta in buona sostanza di una struttura lunga e relativamente stretta, sotto la tribuna principale, con una serie di logge appunto affacciate sul campo principale e che sul retro danno su un lungo corridoio, nel quale sono appese le targhe coi nomi dei vincitori del torneo, dall’inizio ai giorni nostri.
Molto elegante, ma sobrio, il livello che io definisco forse impropriamente “oltre il lusso”, quella zona sociale in cui il lusso è talmente comune da non dover essere neanche ostentato.
Comunque.
Nel corridoio, lo abbiamo visto, avvengono gli incontri importanti.
Spesso ma non sempre transitano i giocatori e il loro seguito prima o dopo le partite, una sorta di passaggio d’onore al quale i presenti possono assistere, devo dire con molta compostezza e senza disturbare gli atleti in un momento di grande concentrazione (prima del match) o di forte emozione (dopo).
Insieme con lo sguardo puntato sulla scia di Djokovic ci sono una mezza dozzina di persone, almeno metà delle quali potrei riconoscere se avessi con me un esperto di jet-set internazionale.
Sono fortunato, vedo Andrea Gaudenzi, scambiare due chiacchiere con Adriano Panatta, che a mia volta ho l’opportunità di conoscere. Ma il Peccatore sta già palleggiando, e tutti si affrettano ai rispettivi posti.
Dalle due uscite dell’edificio, entrambe controllate con attenzione dal gentile ma inflessibile personale di sicurezza, si esce nella zona pubblica, con l’accesso alle tribune, e tramite un breve percorso si arriva a “Le Village Vip”, posto nella terrazza superiore e organizzato con una disposizione di stand progressivi, gestiti dagli Sponsor.
L’azzurro del cielo e quello degli stand, col verde dell’erba sintetica creano un ambiente molto raffinato. Ancora una volta, noto che le persone sono interessate a cosa accade nel villaggio, ma ancora di più a ciò che succede nei campi.
Sotto la terrazza Zverev sta giocando (piuttosto male) il doppio, e dalla terrazza lo osservano in parecchi, senza troppo badare al panorama del mare subito dietro.
Ascolto un brandello di intervista che la TV Francese a – credo – un esperto locale di tennis, ammiro la fenomenale Maserati che dà il benvenuto a tutti i nuovi arrivati, passeggio fra gli stand e rientro al mio posto, siamo già al quarto game e non voglio perdermi altro.
Le partite si vedono bene, non si è vicini come nelle prime file ma il colpo d’occhio è ottimo.
Il viavai ai cambi di campo è veloce e silenzioso, altra cosa che non avevo realizzato inizialmente, c’è molto silenzio anche nella zona Vip.
Niente musica, voci basse, solo durante gli intervalli fra una partita e l’altra il brusio si alza ma già al palleggio di riscaldamento della partita seguente si torna a far silenzio.
Jannik alla fine la spunta contro il danese dopo una battaglia di quasi tre ore che lascia tutti felici ed esausti, nella Prestige e fuori. Ancora non sa che il giorno dopo i crampi e una serie di giudici affetti da strabismo un po’ selettivo gli prepareranno la valigia per Madrid, ma questa è un’altra storia.
Si beve qualcosa e poi si torna alle logge, Novak e Alex stanno per giocarsi la semifinale.
In fondo, siam tutti qui per vedere il tennis.