La serata di gala dei SuperTennis Awards 2023 si merita un nome da … Academy!
Esistono momenti, nella vita di tutti noi, in cui è giusto fermarsi un attimo per festeggiare i risultati ottenuti e i traguardi raggiunti. Ed è normale, quando entrambi sono straordinari, organizzare un festeggiamento che a sua volta renda onore alle imprese e a chi le ha rese possibili. Per questo, c’era molta attesa ieri sera intorno ai Supertennis Awards, in pratica gli Oscar del Tennis, la serata in cui il nostro sport onora i suoi campioni e tutti coloro i quali hanno contribuito al suo successo durante l’anno.
E le aspettative non sono state soltanto soddisfatte, ma anche superate. La Federazione ha celebrato questo anno incredibile con un evento di grande impatto, che ha subito recapitato ai presenti il primo dei messaggi della serata: un anno eccezionale merita un festeggiamento eccezionale.
L’ambientazione scelta era già di per sé suggestiva, con il Superstudio Più di via Tortona (al centro del fashion district milanese) trasformato per una sera in un set interamente tennistico. A fare gli onori di casa, secondo una piacevole e consolidata tradizione, le splendide Elena Ramognino e Lucrezia Marziale in abito da gran sera, con Max Giusti come di consueto nelle vesti di anfitrione durante tutta la cerimonia.
A prendere la parola per primo, insieme a un Jannik Sinner che col passare dei minuti acquistava confidenza col suo ruolo di protagonista assoluto della serata (“certo che col nome sbagliato sul segnaposto non iniziamo bene”), è stato il Presidente Binaghi, che ha ripercorso i momenti principali di questo 2023 fino alla devastante progressione che ci ha portati in finale alla BJK Cup, alla finale delle ATP Finals e al trionfo di Davis.
Si è passati poi alle premiazioni, fra le quali ricordiamo quella a Simone Vagnozzi come miglior coach, di Jasmine Paolini come miglior giocatrice e di Matteo Arnaldi come most improved.
Finita questa fase, il pubblico presente alle edizioni precedenti si attendeva il consueto breve momento di intrattenimento, affidato alla simpatia di Max Giusti, e non è rimasto deluso anzi si è dovuto sorprendere. Siamo infatti passati da un duetto molto simpatico fra Berrettini e Sinner (“Non ti ricordi che siamo stati fuori a cena insieme, ma che mi hai battuto quello invece non ti è passato di mente”, dice Matteo a Jannik) alla novità molto riuscita del “Lettermax Show”, in cui un Giusti in versione David Letterman con tanto di scrivania e poltrona intervista il suo “ospite” Jannik Sinner cercando di metterlo in difficoltà:
MG: “Hai qualcuno che ti dice come rispondere alle mie domande?
JS: “Non ti preoccupare non c’è bisogno, faccio da solo”
C’è ancora spazio, poi, per dialogare con la squadra di Davis (“ tacci tua ”, ecco infine svelato il mistero su cosa abbia detto il Matteo in panchina al Matteo in campo dopo che aveva portato a casa una partita stregata), per onorare la tradizione con la presenza di Lea Pericoli e Nicola Pietrangeli che dispensano premi e battute (“Ho vinto un altro primato, quello del più vecchio della sala”), per ascoltare le parole di grande classe di un Filippo Volandri che sorvola sulle tante critiche ricevute per rivolgere un pensiero di ringraziamento alla sua famiglia, per sentire Sinner da vero Capitano Giocatore dire che il nome sulla Coppa dovrebbe averlo anche Matteo Berrettini, per il contributo che ha dato.
E soprattutto, per circondare con un enorme abbraccio collettivo Tathiana Garbin collegata dall’ospedale, con la foto delle ragazze della sua squadra a farle compagnia sul comodino di fianco al letto.
Basta e avanza? Pensavamo tutti di sì, e qualcuno si è anche regolato di conseguenza abbandonando il suo posto per inseguire il sogno tutto milanese di essere il primo a uscire dal parcheggio. E mal gliene incolse. Infatti i più attenti e soprattutto quelli arrivati per primi alla serata, fra i quali il sottoscritto, avevano notato una certa sospetta animazione musicale sul palco durante i preparativi, e una musica di sottofondo fatta di canzoni di una sola cantante, prima che lo scenario di scintille del palco venisse acceso.
Quattro canzoni, una più bella dell’altra, che hanno acceso i cuori e i telefonini di tutti i presenti in un crescendo di entusiasmo che neanche quello del punto di Sinner contro Alcaraz nella semi di Indian Wells. Elodie ha chiarito oltre ogni ragionevole dubbio il fatto che sia una grande cantante, e che l’investimento per vederla dal vivo in concerto sia equiparabile – per importo ma anche per soddisfazione – a quello di una Finale Slam.
Ce ne sarebbe stato abbastanza per dichiararsi pienamente soddisfatti e rientrare verso casa senza troppo toccare il suolo, ma per chi lo voleva c’erano ancora due free-bonus da cogliere. Il secondo, magari scontato ma non per questo meno gradevole, il buffet augurale, anche questo ben fatto ma senza strafare, come una partita vinta 6-1 per non esagerare.
Il primo, imperdibile, una foto con la vera protagonista della serata, che per tutto il tempo se ne è stata in un angolo come una vera Regina, defilata ma visibile da ogni punto, e protetta da severe guardie del corpo: la coppa Davis: due metri di scintillante trofeo cui ci si poteva accostare dopo alcuni (molti) metri di fila per una fotografia ricordo di quelle che davvero pochi possono vantare di avere nella propria galleria, fotografica ma soprattutto dei ricordi.
In definitiva, un evento ben organizzato e ben riuscito, un po’ come tutta la stagione del tennis italiano, ma non è stato questo il vero regalo. Il vero regalo è stato che da tutto quello che si è visto, sentito, assaporato traspariva un elemento che solo chi ama il tennis, e cioè tutti quelli che c’erano, ha riconosciuto chiaramente: la sincerità.
Non è stato un momento autocelebrativo in cui i vertici della Federazione celebravano sostanzialmente se stessi, parlando di sé stessi verso un pubblico composto da altri sé stessi. No. Parole, toni, modi, persino le luci comunicavano lo stesso messaggio: questa sera è per voi. Che siate qui o no, che abbiate giocato o meno, che siate stati maestri allievi genitori dirigenti inservienti, che leggiate Tennistalker Magazine o siate parte del suo appassionato Team, non importa, non cambia nulla: se abbiamo ottenuto tutto questo, è per merito vostro.
Per cui, per una sera, chiamateci Oscar!
(Paolo Porrati)