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    ATP Il club dei numeri 1 – I Re del Tennis

    Il nuovo libro di Matteo Musso racconta la vita tennistica, e non solo, dei 28 tennisti che dal 1973 ad oggi si sono avvicendati in vetta alla classifica ATP

    Matteo Musso è un giornalista professionista. Torinese, scrive per giornali e riviste dal 1998, ha diretto dieci anni ‘Il Corriere Sportivo’ e oggi lavora nel mondo del tennis.  Le sue prime opere sono tutte biografie di grandi campioni, del calcio e del tennis. Il primo libro è sulla vita di Ciro Ferrara, nel secondo la protagonista è Francesca Schiavone e nel terzo l’ex attaccante argentino Carlos Tévez.

    Oggi è nuovamente in libreria con ATP Il club dei numeri 1 – I Re del Tennis, edito da Bradipolibri.

    Per gli amanti del tennis, come lo sono tutti i nostri Talkers, è un libro che permette di rivivere a 360° tutta la storia del tennis moderno, e più precisamente dal 23 agosto del 1973 fino all’agosto di quest’anno.

    In quella data, l’ATP – l’associazione che riunisce i giocatori professionisti del tennis maschile di tutto il mondo – ha pubblicato la sua prima classifica ufficiale e in questi 50 anni sono 28 i giocatori che si sono succeduti ed alternati in vetta alla classifica.

    Il libro racconta la vita tennistica, ma non solo, di tutti questi grandi campioni a partire dal primo, Ilie Nastase, fino al più giovane di tutti i tempi, Carlos Alcaraz.

    La vera sorpresa del libro sono le interviste esclusive che, fra un racconto e l’altro dei 28 numeri 1, danno voce a nomi illustri che il tennis l’hanno vissuto e lo conoscono come le loro tasche, dei pantaloncini ovviamente: Andrea Gaudenzi, Sergio Palmieri, Stefan Edberg, Omar Camporese, Brad Gilbert, Juan Carlos Ferrero, Ivan Ljubicic ed Emilio Sanchez.

    Buongiorno Matteo, cito testualmente: “Sono nato pochi giorni dopo la finale di Wimbledon del 1980 tra Borg e McEnroe e ho iniziato a scrivere per giornali e riviste quando Rafter vinse i suoi primi US Open”. Un destino già scritto che ti ha legato indissolubilmente alla racchetta?

    La primissima passione è stata il calcio, ma quando ho preso in mano la prima racchetta, comprata in un supermercato, è scattato qualcosa. È vero che c’è un avversario che farà di tutto per batterti, ma nel tennis molto dipende solo da te. E quella sensazione di poter decidere sempre cosa fare è impagabile. Poi è ovvio che se ti chiami Federer le idee che hai nella testa diventano subito realtà, mentre per tutti gli altri è più complicato. Il mix di dedizione e creatività è ciò che mi ha stregato di questo sport meraviglioso, così come le grandi rivalità che ho potuto osservare: McEnroe-Lendl, Becker-Edberg, Sampras-Agassi e i Fab Four.

    A 50 anni dalla nascita dell’ATP, questo libro è un vero omaggio ai suoi campioni. Un racconto così esaustivo deve aver sicuramente richiesto molto tempo per la sua stesura. Quando è nata l’idea?

    Durante la pandemia. Cercavo online libri che mi ispirassero e ho pensato che mi sarebbe piaciuto leggere un libro che racchiudesse le storie dei tennisti capaci di raggiungere quel numero così speciale. E così, attraverso le loro storie, raccontare gli ultimi cinquant’anni del tennis mondiale. Riportando anche vittorie e trofei, ma soffermandomi soprattutto sul percorso che ha portato al vertice questi straordinari giocatori, sulla loro crescita tecnica e mentale. In questo, le ore trascorse a parlare con persone speciali come Emilio Sanchez, Ivan Ljubicic e Brad Gilbert sono state determinanti per comprendere cosa serva per raggiungere quei livelli.

    Nel libro c’è tutto il gotha del tennis, non manca nessuno: giornalisti, allenatori… sono nominati praticamente tutti. Ma in confidenza, c’è qualcuno che manca nel libro e con il quale avresti invece voluto scambiare due chiacchiere per conoscere le sue opinioni?

    Amando il tennis e le storie di tutti i suoi interpreti, la lista è davvero lunga. Provo a risponderti per categoria. Tra gli allenatori dico Harry Hopman e Nick Bollettieri, con quest’ultimo che ha allenato cinque dei 28 fuoriclasse di questo libro. Bud Collins tra i giornalisti, un gigante per chi fa il nostro mestiere. E tra i giocatori mi sarebbe piaciuto incontrare nuovamente John Newcombe. Ho avuto la fortuna di fare da raccattapalle a lui, Laver, Rosewall ed Emerson nel 1993 a una tappa dell’ATP Senior Tour: era come toccare con mano il Santo Graal.

    Fra tutti i 28 giocatori, il tuo numero 1 sembra essere Lendl. Nel libro scrivi: “Ivan Lendl era il mio idolo. O forse dovrei usare il tempo presente: è il mio idolo, perché un mito, resta tale anche quando sveste i panni del supereroe con cui ci ha incantati (…). A me Ivan Lendl è sempre stato simpatico perché non ha mai cercato a tutti costi di fare il simpatico”. Chi metti invece all’ultimo posto di questa personale classifica?

    Proprio con lo stesso metro di paragone, ti dico Marcelo Rios. Se Lendl ha cercato di migliorarsi per tutta la carriera, vincendo alla fine più di tanti suoi colleghi dotati di maggior talento tecnico, la sensazione è che il cileno non abbia sfruttato appieno gli straordinari mezzi che aveva a disposizione. Giocatore incredibile Rios, capace di ‘scherzare’ più o meno tutti su un campo da tennis e di sfoggiare prestazioni sontuose: peccato per noi appassionati che di quelle partite ne ha regalate meno di quelle che probabilmente avrebbe potuto.

    Nell’intervista ad Emilio Sanchez, gli chiedi chi vede come prossimi numeri 1 e diplomaticamente ha dichiarato: “Quel che è certo è che chiunque arriverà a essere numero uno avrà una marcia in più a livello mentale, non a livello fisico. Il numero uno ha una testa migliore, non un gioco migliore”. Invece tu, nella tua sfera di cristallo, chi vedi come 29esimo nuovo numero 1 dell’ATP?

    Negli ultimi due anni Zverev e Tsitsipas sono andati molto vicini ad occupare quella poltrona, ma la sensazione è che quel treno l’abbiano perso. Siccome quando parla Emilio bisogna ascoltare in religioso silenzio, mi allineo all’importanza dell’aspetto mentale e ti dico Jannik Sinner e Holger Rune, che anche per caratteristiche tecniche possono giocarsela con quel mostro di Alcaraz. Tra le nazioni con più storia nel tennis, Italia e Francia sono le sole a non aver mai avuto un numero 1 nell’era ATP: sarebbe stupendo arrivare prima dei francesi anche in questa statistica. Poi il bello del tennis è che non sai mai chi possa arrivare a dominare la scena. Quando Federer ha vinto il suo primo Wimbledon, di Nadal e Djokovic si sapeva poco o nulla. Magari adesso c’è un 2006 che ha preso da qualche parte i suoi primi punti ATP e tra qualche anno sconfiggerà Carlitos in finale a Wimbledon.

    Matteo Musso e Rafael Nadal

    Da donna non posso esimermi dal domandarti: c’è una piccola possibilità di poter un giorno leggere “WTA Il club delle numero 1 – Le Regine del Tennis”?

    Ora sto lavorando ad un’autobiografia assieme ad un grande coach, ma non posso dirti di più. Subito dopo, perché no? Ne parlavo giusto qualche sera fa con alcuni amici del mondo del tennis. Le 28 tenniste nella storia delle WTA (già, 28 come i maschietti!) hanno percorsi forse ancora più estremi. Basta pensare alla Navratilova che fugge dal regime comunista, alla Seles la cui carriera fu compromessa da quello squilibrato. Poi i rapporti con i genitori-padroni di Graf e Capriati, l’impatto oltre il tennis di Evonne Goolagong e delle sorelle Williams, il talento di Henin e Hingis, o i tormenti della Osaka. Ora chiamo subito Luca Turolla, l’editore, e ti faccio sapere!.

    Grazie a Matteo Musso per l’intervista e restiamo in attesa di scoprire quale sarà il prossimo libro…

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