Intervista a Potito Starace
In vista della 30esima edizione degli Internazionali di tennis di San Marino (in programma dal 30 luglio al 5 agosto), prosegue la serie di interviste, realizzate dall’ufficio stampa del torneo, ai giocatori italiani ex vincitori del torneo.
Dopo Paolo Canè, vincitore della prima edizione nel 1988 a Serravalle, è la volta di Potito Starace, l’unico ad aver scritto tre volte il proprio nome nell’albo d’oro del torneo.
E’ l’unico ad aver alzato, fin qui, tre volte il trofeo nell’antica terra della libertà. Potito Starace ha insomma legato a doppia mandata il suo nome agli Internazionali di tennis di San Marino, dove è stato assoluto protagonista per un decennio.
Il giocatore nato il 14 luglio 1981 a Cervinara, in provincia di Avellino, ha infatti firmato le edizioni 2004, 2007 e 2011 del torneo, senza dimenticare le finali raggiunte nel 2008 e 2009, cedendo in tre set in due derby tricolore, rispettivamente con Filippo Volandri e Andreas Seppi.
“Conservo dei ricordi stupendi delle mie partecipazioni al torneo di San Marino – sottolinea l’ex davisman azzurro – anche perché sono sempre riuscito ad esprimermi l meglio dal punto di vista tennistico e in tante occasioni sono arrivato in fondo alla settimana, nonostante tabelloni di notevole caratura tecnica.
Mi piacevano davvero tanto le condizioni, in leggera altura, che rendevano ancora più efficace il mio gioco, e anche la collocazione in calendario, nel cuore dell’estate, quando spesso raggiungevo il top della forma.
Sinceramente mi sentivo come a casa, il pubblico e tutte le persone che lavoravano nell’evento mi volevano bene e percepivo questo calore, c’era veramente un’atmosfera bellissima, uno stimolo in più a fare bene, accresciuto dalla programmazione dei miei incontri nella sessione serale, con tantissimi appassionati sugli spalti.
E poi negli ultimi giorni, diciamo dalle semifinali, arrivava anche un gruppo di amici miei conterranei a sostenermi in modo caloroso durante le partite. Al termine cenavamo insieme e, quando ho raggiunto le finali, al termine del torneo andavamo a ballare a Riccione facendo mattina…”.
Starace, che attualmente si divide fra il ruolo di direttore del settore agonistico del Due Ponti Sporting Club a Roma e il suo circolo tennis a Cervinara, dove sino a tutto agosto sono in pieno svolgimento i centri estivi per bambini e ragazzi provenienti da tutta la Campania, oltre ad essere socio in due club di padel ben avviati ad Arezzo (“è lo sport del momento, che ho anche praticato per un po’ dopo aver chiuso con il tennis, e piace davvero tanto un po’ a tutti, donne e giovani compresi”), non ha comunque dubbi nello stilare un’ipotetica classifica dei tre successi sul Titano.
“Come suol dirsi, la prima volta non si scorda mai e quindi il titolo conquistato nell’edizione 2004 è quello che più mi è rimasto nel cuore, anche perché quella è stata la stagione della mia esplosione nel tour.
In maggio vinsi il mio primo Challenger a Sanremo, poi al Roland Garros superai le qualificazioni entrando per la prima volta in tabellone in uno Slam ed eliminai il russo Tursunov e il francese Grosjean, primo top 10 battuto, cedendo in cinque set a Marat Safin dopo aver mancato pure due match-point.
Sullo slancio conquistai anche il Challenger di Sassuolo e in luglio mi spinsi in semifinale a Gstaad, lottando per tre set con l’idolo di casa Roger Federer, allora n.1 del mondo.
E ricordo bene che a San Marino sconfissi in tre set lo spagnolo Mantilla, poi Volandri, n.1 del seeding, e nei quarti Seppi, in semifinale vinsi sul belga Christophe Rochus e in finale sull’americano Hugo Armando.
Grazie a quel successo entrai per la prima volta tra i primi 100 del mondo, arrivando al n. 95 del ranking, poi a settembre ci fu anche il debutto in Coppa Davis contro la Polonia, dove vinsi entrambi i singolari contribuendo al passaggio dell’Italia nel gruppo 1”.
Anche l’affermazione del 2007, arrivata subito dopo la finale a Kitzbuhel, la seconda per lui a livello ATP (fermato in tre set dall’argentino Juan Monaco), ha contribuito a un traguardo importante.
“Rispettai il ruolo di primo favorito mettendo in fila Bracciali, il portoghese Gil, Di Mauro, l’argentino Vassallo Arguello e in finale un tipo tosto come lo spagnolo Montanes, l’unica volta che sono riuscito a batterlo.
E da lì a un paio di mesi, a metà ottobre, ottenni il mio best ranking in carriera, arrivando al 27° posto mondiale e diventando in quel momento numero uno d’Italia”, spiega con legittimo orgoglio ‘Poto’.
Il quale è andato assai vicino al tris già nel 2008 e 2009, raggiungendo in entrambi i casi la finale, mentre nel 2010 venne stoppato in semifinale dall’olandese Robin Haase, poi vincitore del torneo.
Ma nel 2011 ecco la terza firma di Starace, grazie ai successi in due set sul tedesco Gremelmayr, l’olandese Huta Galung, il ceco Hajek, il francese Paire in semifinale e lo slovacco Klizan, costretto al ritiro dopo un set e mezzo nel match clou per delle dolorosissime vesciche ai piedi.
“Rimane qualche rimpianto per le sconfitte al terzo con Volandri, quando alla distanza rimasi senza energie, e Seppi, per 6-4 lottando sino alla fine, ma bisogna dare atto ad Andreas di aver giocato una partita di notevole intensità, però poi la tripletta è arrivata.
E vincere tre volte un torneo per tradizione di alto livello, con in tabellone tanti giocatori forti, è qualcosa di speciale per il sottoscritto. Se ci aggiungiamo pure le due finali, si tratta di un record di cui essere orgoglioso, a maggior ragione guardando i nomi dei campioni che figurano nell’albo d’oro”.
Proprio per questo nell’edizione del 25ennale degli Internazionali di tennis di San Marino, nel 2012, al giocatore campano è stato consegnato un riconoscimento. In tante apparizioni sul Titano, inoltre, non può mancare qualche aneddoto curioso.
“Non posso dimenticare che nel torneo del 2009 passai in ospedale la notte prima dell’incontro dei quarti con l’australiano Luczak per via di una colica quanto mai dolorosa. Dormii quindi dalle 8 del mattino per tutto il pomeriggio, fino alle 18, ma ero assai dubbioso sulla possibilità di giocare e il pensiero di ritirarmi era presente, ma poi una volta in campo sono riuscito a trovare dentro di me le energie per vincere quella partita e arrivare in finale.
Ci tenevo troppo a non deludere tutti quelli che mi sostenevano… San Marino ha segnato una parte significativa della mia carriera – conclude Starace – e mi piacerebbe tornare a respirare quell’aria, anche per salutare un po’ di vecchi amici”.