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    Mara Santangelo: perché sono più felice oggi di ieri

    Intervista ad una delle più forti tenniste di inizio anni 2000 che ci racconta del suo passato da tennista professionista e della sua vita da imprenditrice di oggi, non solo nel tennis, ma anche nel padel

    Scrivere una breve presentazione di Mara Santangelo non è semplice perché vanta un curriculum di tutto rispetto, sia come giocatrice professionista che come manager.

    Provo a riassumere.

    Nella sua carriera ha vinto 23 tornei in doppio, 9 tornei in singolo e 6 campionati a squadre.

    Ha conquistato il titolo di Campione del Mondo a squadre (Fed Cup) nel 2006, arrivando in finale nell’anno successivo. Nel 2007, in coppia con l’australiana Alicia Molik, si è aggiudicata il Grande Slam del Roland Garros e nello stesso anno hanno raggiunto la semifinale di Wimbledon.

    Con la francese Natalie Dechy ha vinto gli Internazionali d’Italia a Roma (2007) e raggiunto la semifinale agli Australian Open (2009). 

    Il suo best ranking nella classifica mondiale è stato 27a in singolo e 5a in doppio.

    Terminata la carriera da tennista professionista è diventata Maestra Nazionale di Tennis e Tecnico Internazionale Fit, Team Manager della squadra azzurra di Fed Cup, Presidente della Commissione Atleti nel Consiglio della Federazione Italiana Tennis e rappresentante degli Atleti nel Consiglio del Coni dal 2013 al 2020.

    Per non farsi mancare nulla, si è laureata in Scienze dell’Educazione e della Formazione, ha conseguito un Master in Sport e Management alla Bocconi e recentemente ha preso la seconda laurea magistrale in Sport e Management.

    E non poteva mancare il titolo di Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

    Adesso Mara, durante la stagione invernale, vive a Dubai dove lavora come private coach e da dove organizza degli esclusi eventi di tennis e padel – denominati Pro/Am – che si svolgeranno in Italia fra la primavera e l’estate.

    Mara, sei plurilaureata. Sport e cultura, un binomio vincente?

    Per me è stato molto difficile durante la mia carriera portare avanti gli studi. Ho lasciato il liceo perché non riuscivo a conciliare allenamenti e scuola. E ho scelto il tennis. Devo ancora capire se lasciare la scuola sia stato voluto o dovuto. Perché non è che all’epoca avessi poi tutta questa voglia di studiare, ma appena ho appeso la racchetta al chiodo ho voluto chiudere un cerchio. Non aver terminato il liceo è sempre stata la mia recriminazione. Inoltre ero entrata in un percorso dirigenziale all’interno della Federazione Italiana Tennis e come rappresentante dei giocatori era giusto che io approfondissi quello che non avevo potuto fare quando giocavo. E’ stata veramente dura rimettersi a studiare! Però oggi quando vado a parlare ai giovani ripeto sempre quanto la scuola sia fondamentale, qualsiasi cosa tu voglia fare.

    Cosa ha significato essere Team Manager della Fed Cup, in particolare per te che l’avevi giocata e anche vinta?

    E’ stato un periodo meraviglioso che mi ha permesso di capire qual è stato il mio percorso dall’altra parte. Ho visto tutto con occhi diversi. Quando ci sei dentro non percepisci tante sfumature che puoi capire solo con una diversa maturazione. E’ stato molto importante poter mettermi al servizio di queste ragazze. Il tennista è sempre focalizzato solo su se stesso e anche quando smetti di giocare si tende a rimanere con questo ego smisurato. Ho invece imparato a mettermi al servizio, il mio “io” è andato in secondo piano. Non più solo Mara, ma il team. Aiutare gli altri a 360 gradi è stato bellissimo. Anche quando si giocano i tornei individuali, il giocatore ha sempre la squadra al suo fianco. Il team non scende in campo con te, ma è lì con te: l’allenatore, il preparatore fisico… Quel momento è stato preparato da tutti e quando a fine match i giocatori ringraziano la squadra, non è retorica. E’ giusto che sia così.

    Hai vinto il doppio al Roland Garros in coppia con Alicia Molik. Quanto è importante l’affiatamento nel doppio?

    E’ fondamentale per eccellere. Alicia ed io eravamo e siamo ancora amiche. Così come con  Natalie Dechy  e Sania Mirza che si è ritirata proprio pochi giorni fa. Con loro giocavo bene perché c’era un’amicizia al di fuori dell’allenamento e del torneo. Si crea quel feeling che poi in campo basta uno sguardo per capirsi. E questo lo puoi costruire solo con il tempo.

    Si parla tanto di talento, carattere e lavoro costante per raggiungere certi livelli tennistici. Secondo te cos’è più importante?

    Il talento senza il lavoro non vale niente, soprattutto oggi. In passato vedevi certi giocatori che potevano permettersi di allenarsi poco, di uscire la sera e magari bersi una birretta. Oggi questo non è più possibile. Ogni singolo aspetto è fondamentale, il lavoro è fondamentale e batte il talento, ne sono convinta. Credo molto nell’allenamento e sicuramente questo aiuta anche a forgiare la terza skill, cioè il carattere.

    Mara Santangelo

    Nel tuo libro “Match Point” parli di passione e determinazione che sono alla base per raggiungere qualsiasi obiettivo nella vita. Che consiglio ti senti di dare ai giovani tennisti che sognano un futuro in grande?

    Tutto deve partire da una passione. A me la passione ha permesso di andare oltre i miei limiti. Non era un lavoro, lo facevo con gioia. Non mi pesava saltare le vacanze o non uscire la sera. Il tennis per me era tutto. Chiedo sempre ai giovani: qual è la tua più grande passione? Perché se giocare a tennis è il desiderio di un genitore e non quello del ragazzo, prima o poi abbandonerà. Per arrivare è molto difficile, c’è tantissima competizione. Bisogna avere una forza intrinseca dentro se stessi. A nove anni avevo promesso a mia madre che sarei riuscita a giocare sul campo centrale di Wimbledon. Era il suo sogno che è diventato il mio sogno e a costo di qualsiasi cosa dovevo riuscirci. Le difficoltà sono state tante e avrei potuto mollare in ogni momento, ma non l’ho fatto. A 16 anni giocavo nelle giovanili e ho cominciato a sentire un dolore ai piedi, soprattutto al piede sinistro. Feci una visita da un luminare. Mi disse che secondo lui non avrei mai potuto giocare a livello professionistico perchè avrei sempre sentito dolore. Quel verdetto ha rafforzato ancora di più la mia motivazione. Ho pensato: “Un giorno voglio tornare da questo medico e dimostrargli che aveva torto”. Anche se in realtà aveva ragione! Ho sempre sentito male giocando, ma la passione, la determinazione e il lavoro duro mi hanno portato ad arrivare –  nel nome di quella promessa – sul campo centrale di Wimbledon. Al di là del numero davanti al mio cognome, so che ho dato il 300% e questo è quello che auguro sempre ad ognuno di noi per poter essere in pace con se stessi.

    Nell’altro tuo libro “Te lo prometto” parli della tua grande fede trovata sulle colline di Medjugorje

    La mia trasformazione è molto dovuta grazie a Dio. Pur avendo perso tutto agli occhi degli altri – o quello che gli altri credono sia tutto, cioè la fama, le pagine dei giornali, poter girare  nei posti più esclusivi grazie al tennis, i campi centrali ecc. – ho trovato quello che per me oggi è tutto, cioè la fede. E spero di riuscire a portare questo messaggio a chi non ha ancora incontrato Dio.

    Una definizione per Mara ieri, tennista professionista, e una definizione per Mara oggi, imprenditrice di successo.

    La Mara di eri era un Mara non tanto serena. Non ho vissuto il percorso del tennis professionistico in maniera semplice anche perchè non ero conscia delle mie reali capacità. Oggi sono cambiata tantissimo, sono molto più sicura, conosco i miei valori e ne sono più consapevole. Inoltre avevo molto a cuore il giudizio degli altri, oggi non più. Il tennis è uno sport massacrante anche mentalmente, come infatti dimostrano giocatrici quali la Osaka o in passato la Kurnikova.

    So che sei diventata anche organizzatrice di eventi legati al tennis e al padel. Quali sono i tuoi prossimi impegni?

    Organizzo degli eventi esclusivi che si chiamano Pro/Am, cioè un incontro tra giocatori Professionisti ed Amatori per far vivere in maniera speciale il tennis agli appassionati. Ho chiamato i miei amici del passato, Seppi, Schiavone, Santoro, Bartoli… che giocano con 8 Amatori. Durante un long week-end alterniamo momenti di svago a partite di tennis. Per chi fosse interessato può scrivere al resort di Poltu Quatu in Sardegna. La seconda edizione si svolgerà dal 23 al 26 giugno.

    Il team di Pro/Am

    Poi sto organizzando un evento simile, ma dedicato al Padel, a Milano presso il Padel Club di Tolcinasco. Qui i Professionisti sono ex giocatori di calcio che sfideranno gli Amatori in avvincenti partite di padel: Cabrini, Ferrara, Cassano, Bergomi, Panucci… solo per fare alcuni nomi. L’intera quota d’iscrizione sarà devoluta in beneficienza alla Kyrrex Charitable Foundation.

    L’evento di Padel si svolgerà il 4 maggio e noi di TennisTalker ci saremo sicuramente! Per qualsiasi informazione potete scrivere a info@padelclubtolcinasco.it

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