- Ma non l’avevano eliminato?
Nel tabellone principale del Queen’s Kudla inizialmente non c’era. L’americano nato in Ucraina e trasferitosi negli USA assieme alla famiglia all’età di un anno aveva sì superato il primo turno di qualificazioni – battuto 6-4, 1-6, 6-0 Daniel Taro – ma era poi stato fermato al turno decisivo dal francese Quentin Halys (n.86). A valergli la partecipazione al 500 londinese è stato il ritiro di Andy Murray, arrivato a causa dell’infortunio agli addominali – a quanto pare non era l’anca come sospettato immediatamente – rimediato nella finale persa a Stoccarda proprio contro Berrettini. Ripescato in qualità di lucky loser, e con i piedi finalmente ben saldi dentro al torneo, Kudla dal Queen’s non voleva saperne di andarsene. E vendere cara la pelle, l’ha venduta.
2. Il personaggio
Kudla è uno che sull’erba ci sa fare, ce lo raccontano le statistiche fatte registrare finora a livello ATP Tour e Slam: delle tre superfici di gioco l’unica su cui detiene un record positivo è proprio l’erba (25-24). Decisamente negativo quello sulla terra battuta (5-16) – una mancata propensione testimoniata anche delle poche partite giocate su questa superficie, – così come ben al di sotto della linea di galleggiamento, ma già migliore, è quello sul cemento (34-77).
3. La partita
Di italiani Kudla ne aveva già eliminato uno – battuto Sonego 6-4, 3-6, 6-4 ai sedicesimi – ed è andato parecchio vicino a mandarne a casa un altro. E sì, perché il primo set è una mazzata per Berrettini, che è stato l’unico a rischiare ripetutamente di subire break. Per il romano il solo turno tranquillo alla battuta è stato il secondo, per il resto ne sventa uno al debutto al servizio, uno al 6° game e uno persino all’8°, prima di cedere giusto in quel game. Perché, avanti 40-15, Kudla si lascia scappare la prima opportunità, ma alla seconda centra il bersaglio (5-3). Un dominio siglato 40-0 al 9° sigilla il set.
Anche nel secondo set Berrettini soffre, e si trova in certi momenti alle corde – vedi il break point annullato al 4°, o i due cancellati al 7°, quando si era ritrovato sotto 40-15 – ma a questo giro colpisce a sua volta. È infatti all’altezza del 12° game che Berrettini ha la chance di intascarsi il set grazie a due break points/set points, ma se la lascia sfuggire. Bene che Matteo è uno che ai tie-break ha la pelle dura, così che su quel servizio che Kudla ha perso finendo così sotto 0-2 ci ha costruito il decisivo 7-5.
Che dire del terzo set? Per esempio che dal 5° in poi c’è stata una successione di game lunghi, intrisi di scivoloni alla battuta avvenuti o evitati per poco, una situazione caotica, da vera battaglia di volontà e nervi, in cui l’allungo decisivo lo piazza il nostro al 9°, con la partita che si è conclusa al 10° non senza lo spauracchio di un ultimo, ennesimo break point ai danni dell’azzurro. Punteggio finale dopo 2 ore e 47 minuti di gioco: 3-6, 7-6(5), 6-4.
4. L’intervista post-partita
Tema della prima domanda: ma come diavolo sei riuscito a farcela?
“Non lo so. È stata una partita molto dura, ci conosciamo molto bene, abbiamo giocato l’uno contro l’altro sette volte, e ogni volta è una partita diversa. Sono contento di essere passato, penso che lui abbia giocato una gran partita, penso che per la maggior parte del tempo sia stato lui a meritare di vincere, ma sono rimasto lì, ho lottato duramente e, non lo so, sono solo molto felice di aver vinto”.
Tema della seconda domanda: il sostegno del pubblico.
“Ho sentito molto supporto già dalla prima partita l’anno scorso, questo è il motivo per cui adoro venire qui a giocare, voglio dire, mi piace il club e tutto il resto, ma il pubblico è incredibile, oggi mi hanno aiutato molto, quindi grazie ragazzi… e sì, voglio dire, semplicemente non volevo perdere, ho lottato, e come ho detto loro mi hanno aiutato molto (indica il pubblico), il mio team mi ha aiutato, penso di aver imprecato un po’ contro di loro, per trovare la giusta energia, ma loro a volte sono lì anche per questo, loro lo sanno che non dico sul serio, lo spero (ride)”.
Tema della terza domanda: il record sul’erba di Berrettini (17 vittorie nelle sue ultime 18 partite giocate sull’erba).
“Amo giocare sull’erba, penso sia adatta al mio gioco, e ovviamente quando vieni in un club bello come questo è facile giocare a tennis, godersela, e poi l’avere il pubblico che ti sostiene… in generale mi piace molto la stagione sull’erba, e sì, speriamo questa striscia (di vittorie consecutive) ancora non si concluda”.
Domani ai quarti Berrettini se la vedrà con un altro americano, Tommy Paul.