Thomas Fabbiano è un giocatore italiano, ex numero 70 della classifica ATP che a 32 anni ha ancora tanta voglia di giocare e di divertirsi sui campi da tennis. Conosciamolo un po’ di più.
- QUANDO E GRAZIE A CHI HAI COMINCIATO A GIOCARE A TENNIS? Da quando avevo 3 anni accompagnavo mio padre al circolo e finché lui giocava con i suoi amici io palleggiavo contro il muro. Il primo vero approccio con il maestro è stato a 6 anni nel circolo del mio paese, San Giorgio Ionico, dove ho vissuto fino ai 18 anni.
- COME SI E’ POI SVILUPPATA LA TUA CARRIERA? E’ stato tutto naturale. Alcuni giocatori dicono di aver intrapreso questa scelta in seguito ad un determinato evento. Invece per me non è andata così. Ho cominciato a giocare e ho continuato perché mi divertivo, giocavo anche quando non era il mio orario di allenamento. Il mio desiderio era quello di stare tutta la giornata al circolo e trascorrere le ore colpendo la pallina da tennis. A 10 anni ho cominciato ad uscire dalla Puglia frequentando i raduni nazionali a Trento, poi a 12 anni ho giocato la Lambertenghi e i primi tornei Tennis Europe in Austria. Iniziavo ad ottenere le mie prime vittorie e ho proseguito anche negli anni successivi, fino ad arrivare agli Europei under 14 e agli Slam Junior. Ma fino ai 18 anni mi sono sempre allenato al circolo di San Giorgio Ionico con il mio primo maestro, Mario Pierri, che mi ha seguito durante le tappe fondamentali per la carriera di un giocatore, dalle capacità di coordinazione alla tecnica di base
- L’ASPETTO PIU’ BELLO NELL’ESSERE UN TENNISTA PROFESSIONISTA? La cosa che mi piace di più è viaggiare. Ogni settimana sono in un posto nuovo. Mi dà la possibilità di conoscere culture diverse, di esplorare il mondo facendo il mio lavoro e cercando di guadagnarmi da vivere. Mi piace avere sempre la valigia pronta, mi adatto molto facilmente a qualsiasi situazione; se adesso mi dicessero che sono entrato nel tabellone delle qualificazioni di Indian Wells, partirei immediatamente per l’aeroporto! [ndr: e così è stato] Mi piace conoscere posti nuovi e stare in mezzo alla gente.
- E L’ASPETTO CHE TI PIACE DI MENO? Ci sono delle cose complicate che bisogna imparare ad accettare. Una fra tutte è che bisogna saper convivere con la sconfitta e con il conseguente mal di pancia dovuto al fatto che avresti voluto fare meglio, ma non ci sei riuscito. Inoltre purtroppo ci sono tanti costi da dover sostenere; c’è chi può giocare grazie ai genitori, c’è chi cerca di far quadrare i conti con le competizioni a squadre, c’è chi deve smettere perché non può più permetterselo. Questa è purtroppo la parte difficile dello sport individuale dove tutto dipende da noi stessi. Ogni piccolo infortunio è da prendere con le molle perché può impedirti di giocare il torneo successivo e di conseguenza non puoi fare quello che più ti piace, cioè competere, ma significa anche un mancato guadagno.
- QUAL’E’ IL TORNEO CHETI PIACE DI PIU’ FRA I 4 DEL GRANDE SLAM E PERCHE’? Direi Wimbledon, non tanto per i buoni risultati che ho ottenuto – ho comunque raggiunto il terzo turno anche agli US Open e in Australia – ma penso che l’erba e il club di Wimbledon siano qualcosa di magico che se si ha la possibilità consiglio a tutti di visitare, non necessariamente durante il torneo.
- SEI FIDANZATO? COME SI POSSONO CONCILIARE TENNIS E FAMIGLIA? Sono fidanzatissimo con una ragazza di Sanremo. Conosce la mia vita, sa quanto devo viaggiare, a volte anche per settimane, per poter mantenere una certa classifica, per essere coerente a tutti gli sforzi che faccio. Io sono spesso fuori dall’Italia perché mi piace giocare sul cemento e quindi mi devo spostare verso destinazioni più lontane rispetto a chi predilige giocare sulla terra rossa. Però la mia compagna ogni giorno che passa capisce sempre di più qual è la vita del tennista, sa che voglio raggiungere certi obiettivi e mi stimola a continuare a giocare. Non è semplice, bisogna organizzarsi, ma ci si riesce.
- SEI MOLTO ATTIVO SUI SOCIAL E HAI MOLTI FOLLOWERS. SEGUI TU LE PAGINE? A volte c’è mio fratello che mi consiglia se pubblicare una foto o un commento, ma in generale faccio tutto da solo. Mi piace scrivere delle frasi che possano ispirare le nuove generazioni. Preferisco pubblicare dei post quando le cose non vanno bene piuttosto che dopo una vittoria. Non voglio attirare l’attenzione, le persone che mi conoscono sanno comunque quanto io ci tenga a vincere. Preferisco cercare di dare un messaggio ai giovani facendo capire che è dai momenti difficili che, se si è determinati, le cose possono comunque migliorare.
- HAI AVUTO DEI COMMENTI CHE TI HANNO FERITO? Tutti i giorni!
- HAI MAI REAGITO? A volte sì, rispondo e dico che forse loro potrebbero fare meglio, che ho fatto quello che potevo e che semplicemente forse non era la mia giornata, oppure che il mio avversario era più forte… e allora, rispondendo gentilmente, diventano tutti delle pecorelle, cambiano subito atteggiamento, si scusano e tutto finisce lì. Invece con quelli che insultano pesantemente mi faccio una bella risata e non rispondo alla provocazione. So che purtroppo bisogna conviverci, ma fortunatamente fino ad ora non c’è stato nulla che mi abbia particolarmente ferito.
- PROGETTI PER IL FUTURO? Mi sono dato ancora 4/5 anni di tempo sperando che il mio fisico possa reggere bene. So di aver fatto gli steps giusti fino ad ora e ho ancora voglia di giocare per un po’ di anni, a patto di essere sempre felice quando sono in campo e di sentire ancora l’adrenalina prima della partita. Nel momento in cui non avrò più queste sensazioni, so che smetterò. Se devo pensare alla mia vita dopo il tennis giocato, mi piacerebbe aprire una scuola tennis per ragazzi, non necessariamente a livello agonistico. Mi piacciono molto i bambini, mi piacerebbe seguirli nei loro primi passi in un campo da tennis.
- UN CONSIGLIO QUINDI CHE TI SENTI DI DARE AI GIOVANI FUTURI TENNISTI? E’ un consiglio che dò soprattutto ai genitori: fate giocare i vostri figli a tennis perché è uno sport che fa crescere i ragazzi, insegna loro ad essere autonomi, li spinge a dover trovare da soli le soluzioni per cercare una vittoria, a dover ragionare per cambiare la tattica, a non lamentarsi, a non trovare scuse, a viaggiare da soli e a doversi arrangiare anche solo per cambiare un biglietto del treno. E prima imparano tutte queste cose e più li aiuteranno nella loro crescita.