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    TennisTalker MagazineTennis TTIntervisteFranco Bonaiti: la determinazione è fondamentale!
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    Franco Bonaiti: la determinazione è fondamentale!

    Franco Bonaiti è stato un ottimo giocatore a livello nazionale e ha una lunga carriera da allenatore che lo ha visto responsabile delle squadre nazionali giovanili e del settore tecnico regionale della Lombardia. E’ stato il Direttore Tecnico del Centro del Foro Italico di Roma e della scuola tennis dello Sporting Milano 2, Manager di MTA (Milano Tennis Academy) con l’obiettivo di farla diventare una delle accademie di tennis al pari quelle più importanti nel mondo. Oggi collabora con Vavassori e si occupa del settore agonistico di alto livello.

    COME ERA IL MONDO DEL TENNIS QUANDO HAI INIZIATO A GIOCARE? Era tutto un altro mondo. Per farti capire, il mio maestro è stato il muro. Era tutto un arrangiarsi, un copiare. Guardavi gli altri giocatori e dicevi: “Ok, si fa così, allora provo anch’io a fare qualcosa del genere”.  Poi c’è stata una piccola evoluzione quando ho conosciuto un paio di maestri durante le coppe a squadre, ma fino alla seconda categoria avevo fatto tutto da solo, arrangiandomi, guardando, copiando e decidendo cosa fare. Poi ho avuto la fortuna che durante il servizio militare mi hanno convocato a Formia dove mi hanno dato delle indicazioni precise. Fino ad allora io giocavo molto da fondo campo, invece lì mi hanno insegnato ad andare a rete. Ho imparato il serve and volley e da allora ho poi sempre giocato così. 

    MEGLIO IERI O MEGLIO OGGI? Non si può fare un paragone. Sicuramente oggi i ragazzi hanno delle informazioni di base da subito, fin da quando cominciano a giocare nella Sat e già dopo 2 o 3 anni sanno più o meno che cosa devono fare in campo. Ieri sicuramente valeva di più la qualità del giocatore, oggi molte volte il “campione” viene costruito. Ieri era tutto imprevedibile. Oggi è tutto molto programmato, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista tecnico.

    IL TENNIS, FRA LEZIONI E VIAGGI, E’ UNO SPORT MOLTO COSTOSO. SECONDO TE CI SONO POSSIBILITA’ DI EMERGERE ANCHE PER CHI NON HA GRANDI RISORSE ECONOMICHE? Qui entrano in ballo molte situazioni. Gli allenamenti base, circa un paio di volte a settimana, costano dagli 800 ai 1.000 euro l’anno. E’ quindi fin dall’inizio un impegno economico importante per le famiglie. Poi più diventi bravo e più giocare a tennis costa. Quando sei numero 1000 del mondo, non hai rimborsi spese, non hai nulla. Devi comunque provare a fare determinate tappe, devi giocare una cinquantina di partite per poter iniziare a pensare di avere una carriera da professionista e devi cominciare a calcolare circa 30 o 40 mila euro all’anno. A meno che durante queste partite non incontri qualcuno, potrebbe essere un coach per esempio, che punta su di te e prova a darti un aiuto anche economicamente, ma è davvero molto complicato.

    QUAL’E’ LA DIFFERENZA TRA UN’ACCADEMIA E UNA SCUOLA TENNIS CLASSICA? Frequentare un’accademia significa voler puntare a qualcosa di importante. Abbiamo però anche delle situazioni anomale soprattutto quando a monte c’è la spinta dei genitori che vedono qualcosa che a volte non esiste. Frequentare un’accademia vuol dire essere molto determinati, vuol dire essere umili, pronti a lavorare in qualsiasi momento, pronti ad affrontare situazioni abbastanza critiche. Nella scuola tennis l’impostazione è invece prevalentemente tecnica. E’ sicuramente un approccio più blando. La cosa grave è però che già verso i 10, 11, 12 anni vediamo delle esasperazioni pazzesche da parte dei genitori e la situazione sta peggiorando sempre di più. La colpa probabilmente è un po’ anche nostra che diamo dei feedback sbagliati ai genitori: quando diciamo che il figlio è portato, potrebbe fare bene, dovrebbe giocare di più… a volte non sono condizioni realissime. Ma per un genitore sono sufficienti per spingere il figlio ad allenarsi di più. Il fatto che giochi più ore non significa però che automaticamente vincerà di più. Spesso pensano: gioco 6 ore, colpisco 1500 palle al giorno e di conseguenza miglioro. Questo è sicuramente vero, giocando tanto si migliora, ma vincere è tutt’altra cosa. In un’accademia i ragazzi giocano mattina e pomeriggio, ma devono anche avere un programma tornei importante. Con questo tipo di impegno la scuola diventa abbastanza incompatibile, infatti quasi tutti frequentano una scuola online.

    SECONDO TE, QUALI SONO I REQUISITI PIU’ IMPORTANTI CHE DEVE AVERE UN BUON COACH OLTRE ALLA PREPARAZIONE TECNICA? Il coach è padre, è tecnico, è psicologo, è insegnante anche di etica, cioè di come ci si deve comportare in campo. E’ un insieme di tanti aspetti che dovrebbero portare ad un’evoluzione del ragazzo in maniera molto costruttiva fin da subito. In Italia abbiamo molti coach preparatissimi e i più bravi sono proprio quelli che hanno un insieme di tutte queste prerogative. E’ importante stare molto vicino al giocatore a discapito a volte di quella che è la vita privata dell’allenatore. Perché è importante avere in mano la situazione nei momenti difficili, e di momenti difficili ce ne sono tanti. Santopadre per esempio è un ottimo coach e sta realizzando delle cose importanti con i suoi giocatori. 

    E QUALI SONO I REQUISITI PIÙ IMPORTANTI PER UN GIOCATORE CHE SI AFFACCIA AL PROFESSIONISMO? Tutte le volte che mi si avvicina un giocatore che vuol fare questo tipo di vita io gli chiedo: dimmi le tue priorità, cosa vuoi fare? Generalmente rispondono subito: tennis! Allora chiedo: e la famiglia? Sì certo, mi rispondono, la famiglia e il tennis. E la Scuola? Qual è la tua vera priorità? Impegnarsi con il tennis vuol dire sapere di dover dare tanto. All’inizio c’è un facile entusiasmo, quando poi però arrivano le prime difficoltà, se non si è estremamente – e ribadisco estremamente – determinati, non si arriva da nessuna parte. La nostra mentalità latina è ancora carente in questo senso. Jannick, che non è esattamente italiano, ha già questa mentalità. Avrebbe potuto continuare con lo sci, o qualsiasi altro sport, e secondo me sarebbe arrivato comunque. E’ bravo ed è già predestinato a fare qualcosa di importante. Servono determinazione e umiltà.

    C’E’ QUALCUNO IN PARTICOLARE CHE STAI ALLENANDO E CHE SECONDO TE HA BUONE POSSIBILITÀ DI SCALARE LE CLASSIFICHE? Marcello Serafini in questo momento è il nostro giocatore di punta, poi abbiamo anche Biagio Gramaticopolo che però è un po’ sfortunato perché ha spesso degli infortuni e bisogna essere bravi e saperli gestire bene.

    E FRA LE DONNE? Ho visto in giro delle ragazze di 15, 16 anni interessantissime. Secondo me a livello femminile c’è ancora spazio per emergere, mentre nel maschile è molto più difficile perché se non sei al 100% al giorno d’oggi diventa sempre più difficoltoso portare a casa il match. Nelle donne invece vedo ancora spazi e lavorando bene si può puntare abbastanza in alto.

    IL TUO PIU’ BEL RICORDO DEL TENNIS COME GIOCATORE E COME ALLENATORE Come giocatore nel mio piccolo qualcosina ho vinto e ricordo tutto con piacere. Non c’è stato un momento particolare, ma ci sono stati tanti momenti belli. Come allenatore ho avuto la soddisfazione di aver dato una mano a Silvia Farina che è stata numero 11 del mondo, di aver lavorato con Andrea Stoppini che ha vinto contro Agassi, con Massimo Dell’Acqua che è stato numero 148 del mondo. Ci sono diversi giocatori che mi hanno dato delle belle soddisfazioni. Del resto noi allenatori viviamo soprattutto di questo e nella mia carriera ne ho avute parecchie.

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