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    I tanti sorprendenti ribaltoni di questo turno degli AO

    Di pronostici considerati sicuri questi trentaduesimi degli Australian Open ne hanno fatti saltare parecchi. Un’inaspettata, nutrita dipartita di nomi quotati che non ha risparmiato nessuna delle due frange del tennis mondiale, ATP e WTA. Andiamo con ordine.

    Kontaveit – Schwartzman 

    Entrambi inseriti nella prima tornata prevista intorno all’1:10 italiana, l’estone ha calcato il GreenSet dello Slam australiano per 1 ora e 21 minti di gioco: tanto è bastato alla danese Clara Tauson (n. 39, a fine ottobre finalista a Courmayeur, vincitrice nei WTA250 di Lione e Lussemburgo) per surclassarla 6-2, 6-4.

    Lotta invece per 3 ore e 10 l’argentino Schwartzman nel tentativo di evitare una cocente eliminazione per mano di Christopher O’Connel (n. 175), australiano classe ’94 direttamente nel tabellone principale grazie a una wild card. Spettacolare primo set condito di break points sfiorati da ambo i lati, nonché messi a segno (S. è il primo a cedere il servizio al 7° game, favore restituito al 10° per il 5-5). Si arriva a un tie-break che non è da meno, un testa a testa in cui O’Connel prevale per il rotto della cuffia 8-6 . 6-4, 6-4 recitano set 2 e 3, col secondo piuttosto calmo (l’unico grosso scossone è lo 0-40 con cui l’australiano ruba il servizio al 9°), e il terzo un mare in tempesta, un ritratto accurato della reazione potente e disperata di un animale di grossa taglia messo spalle al muro. “C’è qualcosa di positivo che puoi portarti via da questo fantastico match di oggi?” La giornalista ha un tono vivace, euforico. “Eh… no” la risposta immediata di uno sconsolato Schwartzman, in posa afflitta con la mano a coprire la guancia sinistra durante la conferenza stampa post-partita. Che dire, tra l’entusiasmo con cui ha formulato la domanda e quel “fantastico match” sbattuto in faccia a chi si è appena trovato dalla parte più scomoda della barricata, difficile dire quale abbia infierito di più.

    Muguruza    

    Altra personalità di riguardo a mancare l’approdo la turno successivo è la spagnola Garbiñe Muguruza, proprio a fine 2021 vincitrice delle WTA Finals. A farla capitolare con un netto 6-3, 6-3 è la francese Alize Cornet (n. 61). Sbilenco è il bilancio degli errori non forzati (16 contro 33), tuttavia impressionano di più i disastrosi turni alla risposta (17% di punti vinti sulla prima, 20% sulla seconda), realtà inquadrata anche dai 12 break points fatti segnare lungo l’arco della partita: tutti a favore della Cornet. “È un giorno difficile, non ho per niente sentito il mio gioco… non c’era il mio servizio, i miei colpi nemmeno, tatticamente penso di aver non preso le decisioni corrette; oltre a questo lei ha giocato molto bene, un gioco molto solido, e gioca meglio quando è contro dei top players… sì, un po’ sorpresa del mio livello, un po’ delusa, anche”. Questa la prima dichiarazione rilasciata a caldo dalla Muguruza in conferenza stampa.

    Rybakina – Dimitrov

     Le loro partite, rispettivamente contro la cinese Shuai Zhang (N. 74)  e il francese Benoit Paire (n. 56), hanno preso il via intorno alle 6:15 italiane. La talentuosa kazaka – finalista al WTA500 di Adelaide solo undici giorni fa – aveva perso 6-4 il primo set quando, a causa di un infortunio al piede destro, si è vista costretta a ritirarsi dall’incontro all’inizio del secondo.

    Più sulle lunghe distanze l’incontro di Dimitrov (3 ore e 22 minuti di gioco), con il bulgaro costretto a rincorrere sotto 2-0 dopo i primi due set (6-4, 6-4). Grigor riapre la partita grazie a un grande sforzo che nel terzo gli permette di tagliare per primo il nastro del traguardo al tie-break 7-6(4), anche se in quella frontiera che è lo spareggio non gli riuscirà di raccogliere un altro successo nel set successivo, quando fermo a due vedrà Paire traghettare comodamente verso il settimo, decisivo punto, valevole un posto ai sedicesimi. 

    Murray

    Sir Andy Murray negli ultimi mesi ha dimostrato di poter ancora competere coi migliori al mondo su palcoscenici importanti. Lui stesso aveva dichiarato che se non si è definitivamente accomodato in pensione è stato proprio perché durante allenamenti con avversari di un certo calibro aveva visto di poter tener loro testa. E allora non stupisce che a dispetto di quel ranking – 113° appare decisamente troppo fuorviante – solo settimana scorsa, a Sidney, fosse dato per favorito contro gente come Opelka o Basilashvili – poi effettivamente battuti – e solo di poco sfavorito nella finale persa contro Karatsev. Questo per dire che una sconfitta 6-4, 6-4, 6-4 per mano del giapponese Daniel Taro – proprio dopo aver nuovamente piegato il georgiano al primo turno degli AO –  era quantomeno inaspettata.

    Raducanu

    L’ultima stella a lasciare gli Australian Open è stata Emma Raducanu – verso le 9:20 è cominciata la sua partita contro la montenegrina Danka Kovinic. La campionessa dello US Open rimonta il 4-6 subìto al primo set con 6-4 di suo pugno – impresa notevole considerato che, oltre all’avversaria, la Raducanu lottava anche con delle vesciche alla mano dominante, – tuttavia il set decisivo lo porta a casa 6-3 la Kovinic, che diventa così la prima nella storia del suo paese a raggiungere il terzo turno di uno Slam.

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