Rapporto padre – figlio:
Bentornati cari Talkers,
oggi, affronteremo un argomento ad alcuni molto caro, il rapporto padre – figlio quando si tratta di scendere in campo.
Non preoccupatevi, non stiamo anticipando un’analisi psicosociale delle questione inconsce e irrisolte che portano il genitore a traslare sul proprio figlio le sue aspettative piú recondite, quando piuttosto una lista di quelli che sono i genitori ‘tipo’ che siamo soliti incontrare alle partite di tennis.
Nessuno vi giudica, quindi niente polemiche, solo una sana risata!
1. Il padre sportivo: rapporto padre – figlio
Il genitore sportivo é quello che fin da giovane si é allenato duramente per raggiungere i propri obbiettivi, che si svegliava alle 5 del mattino per smaltire la cena della sera prima e allenare quei pettorali che non erano mai abbastanza pronunciati. Una volta diventato genitore e abbandonati i sogni di gloria del ragazzino che era, ecco che rivede nel figlio quel dritto che non gli era mai venuto cosi bene, quel rovescio tanto atteso che i suoi genitori non gli hanno mai applaudito, quella battuta cosi precisa da Djokovic spostati proprio.
Il genitore sportivo lo riconosceresti in mezzo ad un milione.
Sulle gradinate di un campo sportivo, é quello che urla piú di tutti come se il proprio figlio fosse l’unico al mondo a giocare a tennis. Quando fa punto, si arrampica sulla rete come un forsennato ed acclama scuotendo la testa a suon di ‘quello é figlio vostro?? No, É IL MIO!’.
Cosí preso dal gioco che l’allenatore puó solo arrivare a sognarselo di notte, quando si avvicina al campo per suggerire che, se il figlio deve raccogliere le palline con cui ha giocato per 40 minuti allora lui gli cambierá scuola per sviluppare tutto il talento che, evidentemente, l’allenatore che voleva dargli anche qualche insegnamento di vita in stile Jackie Chan, non comprende.
Ed é proprio quando si tratta di giocare che il genitore sportivo si scatena. Esulta, si alza in piedi, ha una maglietta con su scritto il nome del figlio e la frase, immancabile e piuttosto autoreferenziale: ‘Di Gianluca Antonio Maria Ernesto Spiliberti Antonucci junior ce n’é solo uno’. E gli altri muti. Tanto non si sarebbero nemmeno azzardati ad aprir bocca dopo che vennero colpiti a palline da tennis quella volta che si permisero, all’ennesimo errore di Gianluca Antonio Maria Ernesto Junior di dire: ‘l’importante é partecipare’.
2. L’indifferente.
L’indifferente é una categoria del tutto a parte. Figlio dei fiori e reduce da Woodstock per lui ció che conta é partecipare. Quando ti avvicini e ti permetti di dire, rispondendo alla sua domanda su cosa facesse nella vita tuo figlio con ‘mio figlio fará il dottore’, ecco che ti raggela il sangue con il suo cavallo di battaglia: ‘tuo figlio fará pure il dottore, il mio invece é felice’.
Si perché, per l’indifferente, non importa che il figlio voglia essere il nuovo Federer, lui non lo obbligherá mai a giocare controvoglia perché se il genitore figlio dei fiori dice che ‘l’importante é partecipare’ allora puó anche avere tra le mani il nuovo Federer che lo lascerá comunque a vivere in una roulotte all’ombra di un ippocastano con una racchetta fatta a mano e una maglietta con su scritto ‘la semplicitá é la mia ricchezza’.
3. L’ossessivo.
L’ossessivo é un tipo di genitore molto particolare. Sulle gradinate lui non si siede, perché si spocherebbe il pantaloncino bianco appena stirato, e al sole non si mette, non sia mai che una goccia di sudore gli impregni la fronte di un velo salmastro e appiccicoso.
Per lui non importa che il figlio giochi bene o male, l’importante é che le righe che delimitano il campo siano dritte, che l’erba sia tagliata esattamente ad un centrimetro in ogni punto del campo, che la terra rossa non macchi le scarpe nuove del figlio e che l’allenatore non sbagli un congiuntivo in un momento di euforia: perché adesso va bene tutto, ma il congiuntivo no. Questo non puó accettarlo.
Da sempre fan dello sport, l’ossessivo si é sempre dedicato a maratone di corsa tra il divano e il frigorifero, non comprendendo fino in fondo la passione del figlio e domandandosi ancora che non sia figlio del giardiniere. Ma alle partite c’é, e non ne manca una.
Questo perché, ogni papá ha i suoi pregi e i suoi difetti, l’importante é che su quelle gradinate lui ci sia! Non importa che si stagli sulla rete, che non si sieda sulle gradinate, che sia ansioso o che non lo sia affatto. Genitori non si nasce, lo si diventa, e ogni ragazzo imparerá ad apprezzare pregi e difetti del proprio tutore, l’importante é che egli sia presente, e che gli dimostri, nel bene o nel male, che lui su quelle gradinate ci sará.
Complimenti a tutti i genitori che ci strappano un sorriso! Ci vediamo alla prossima con, le mamme degli sportivi!!
Gli argomenti trattati sono a scopo puramente ludico, privi di effetti collaterali, se non una risata di troppo sfuggita in un momento di silenzio in sala d’aspetto mentre si attende che il figlio finisca la visita sportiva. Nel caso vi rivediate in uno dei genitori soprastanti, mi dispiace, non esiste un antidoto, anzi no, uno esiste, ed é suddiviso in due dosi: una é auto, e l’altra é ironia!
A presto talkers e buone vacanze! Noi siamo sempre qui per voi, per intrattenervi, informarvi, aiutarvi e perché no, anche strapparvi un sorriso! Alla prossima puntata!