In cosa consiste il doping? Quali sono le sostanze più utilizzate? Scopriamolo!
Il doping consiste nell’utilizzo di sostanze usate solitamente in ambito medico per fini diversi da quelli terapeutici. L’obbiettivo di chi ne fa uso è aumentare la propria massa muscolare, ridurre la percezione dolorosa, modificare il peso, aumentare la forza e l’ossigeno ai tessuti. E’ utilizzato con frequenza prima di una competizione sportiva con lo scopo di aumentare esponenzialmente la prestanza fisica.
Riferimenti a questa pratica si possono trovare già nell’Antica Grecia. La lotta contro il doping iniziò nel 1960 dopo la morte di un atleta. Il WADA, l’agenzia mondiale antidoping, venne creata nel ’99 a seguito di continui ricorsi a sostanze di dopaggio. Venne richiesta dal Comitato Olimpico Internazionale.
Le sostanze proibite sono: i farmaci anabolizzanti (steroidi androgeni), ormoni peptidici, fattori di crescita e sostanze correlate, beta2 agonisti, ormoni e modulatori metabolici, diuretici e agenti mascheranti. Inoltre, è fatto divieto di praticare metodi quali il doping del sangue, genetico e manipolazioni fisiche e chimiche.
In particolare, le sostanze assolutamente proibite durante le competizioni sono: stimolanti, narcotici, cannabinoidi e glucocorticoidi. L’alcool e i beta-bloccanti sono invece vietati solo in determinati sport, quali motociclismo o eventi acquatici. Anche la caffeina e la nicotina non sono tra le sostanze preferite dai controlli anti-doping, ma non sono tuttavia proibite.
Un caso di doping è stato ad esempio quello della tennista russa Maria Sharapova, sospesa per 2 anni dalla federazione internazionale a seguito dell’uso di Meldonium, un farmaco per il cuore. Questo farmaco favorisce la circolazione del sangue e negli atleti aumenta l’apporto di ossigeno ai tessuti e la resistenza muscolare.
Sono numerosi gli atleti che nel corso della storia hanno fatto uso di sostanze dopanti. Ciò che ha portato alla nascita di vere e proprie organizzazioni anti-doping non è stata soltanto l’idea che fosse scorretto utilizzarle, quanto piuttosto la pericolosità per la salute, dal momento che la dose solitamente utilizzata è ben superiore a quella normalmente prescritta in ambito medico e ben distante dalla necessità per cui verrebbe raccomandata a fini terapeutici.