Il bulgaro, avanti di due set su Sinner, si ferma per l’ennesimo guaio fisico e lascia i quarti al numero uno: per Griga quinto ritiro Slam consecutivo e un grido di dolore che rimbalza sul Centrale. Anche Jannik non è al top: “Vedremo come starà il gomito nei prossimi giorni”
La malasorte non concede tregua a Grigor Dimitrov. Anche sul Centrale di Wimbledon il destino infila l’ennesimo chiodo nella sua carriera già martoriata: avanti 6-3 7-5 2-2 sul numero uno del mondo, il bulgaro si ferma. Un dolore improvviso al pettorale destro lo piega sull’erba, il fiato corto, lo sguardo perso. È il quinto ritiro consecutivo in uno Slam — dopo i match con Medvedev e Tiafoe rispettivamente a Wimbledon e US Open 2024 e quelli con Passaro a Melbourne e Quinn al Roland Garros quest’anno — e somiglia a una sentenza più che a un evento.
Il copione, fino a quel punto, è stato scritto da Dimitrov con mano sicura, servizio compiacente e, a sorpresa, la bacchetta tra indice e pollice per dirigere le danze: 20 punti su 21 con la prima palla, 15 vincenti puliti, il superfavorito di tutti sulla difensiva. Sinner inciampa già al primo gioco al servizio, consegna il break con due dritti larghi e un doppio fallo; Dimitrov ringrazia, martella, chiude il set 6-3 in quarantuno minuti. Numeri gelidi, al limite preoccupanti.
Nel secondo parziale la scena si replica. Break immediato per il bulgaro, l’altoatesino pasticcia al servizio e avverte una fitta al gomito destro, battuto a terra nel primo game dell’incontro: medical timeout, tre minuti di consulto con il fisioterapista. Al ritorno, Sinner alterna errori a tentativi di ribellione; riacciuffa Dimitrov sul cinque pari rendendo vano il tentativo del bulgaro di servire per il set, ma solo temporaneamente: Dimitrov strappa di nuovo il servizio a Jannik, chiude la frazione 7-5 e sembra pronto a serrare a doppia mandata la pratica.
Il tetto si chiude, la pausa intermedia si protrae per un quarto d’ora, la partita riparte con la luce artificiale, sempre troppo pallida per il kid di Sesto Pusteria versione odierna. Nel quarto game del terzo parziale, sul 40-15, in coda a un servizio esterno vincente, la smorfia del principe di Haskovo: il pettorale brucia, l’aria manca. Dimitrov si rifugia negli spogliatoi, prova a rialzarsi, ma quando torna in campo può soltanto pronunciare la parola più temuta: “Retire“. Nemmeno la stretta di mano al giudice di sedia sarebbe stata possibile al povero Griga senza la stampella improvvisata del braccio sinistro. Sinner lo rincuora, un braccio sulle spalle. Jan avanza ai quarti, sì, ma il passaggio di turno diventa dettaglio, nota a piè di pagina.
“Grigor meritava, il giocatore che avrebbe dovuto passare il turno non ero io,” dichiara un Sinner sinceramente dispiaciuto alla fine dell’incontro. Poi un rapido, schivo e nolente sguardo alla propria condizione fisica in vista del quarto di finale con Shelton: “Sembrava una caduta da niente, invece il gomito mi ha dato problemi. Vedremo come andrà domani e valuteremo la situazione prima della prossima partita“.
Che probabilmente ci sarà, ma senza l’ennesima tegola capitata sulla testa di Dimitrov forse non ci sarebbe stata. Jannik nel frattempo è abbacchiato, per la sua prestazione e soprattutto per il sogno infranto dell’avversario. Vedremo cosa accadrà, e se si materializzerà l’occasione per dedicare a Dimitrov qualcosa di grosso nel prossimo weekend.