Il Manic Monday di Wimbledon, tradizione non più in vigore dal 2022, resta per tutti i nostalgici un tassello fondamentale della storia del tennis
Manic Monday significa innanzitutto tradizione, ricordi, immagini indelebili inserite di diritto nel grande libro della storia del tennis. Questa tradizione però va oltre, è sacralità intrinseca, e ormai espirata, in una Church Road che dal 1922 respira e dipinge tennis. Tanti sono stati i momenti iconici vissuti dai tifosi in quel “folle lunedì”, che inaugurava la seconda settimana dello Slam londinese. Ma facciamo un piccolo passo indietro.
Le radici e il motto del Manic Monday
La tradizione del Manic Monday riguarda la scelta di non giocare durante la Middle Sunday (domenica di mezzo), tradizionalmente considerata giornata di riposo a Wimbledon. Ma, come molte tradizioni, anche quella di non giocare la domenica è stato ormai messa da parte. Il “lunedì maniacale” o “lunedì frenetico“, trova le sue origini nel brano scritto da Prince e cantato dal gruppo statunitense The Bangles, nel 1986, “Manic Monday“. La canzone parlava della frenesia del lunedì, con uno sguardo sognante al riposo e al divertimento della domenica.
Nel Regno Unito, la domenica è tradizionalmente dedicata a sport minori e campionati dilettantistici. Pensando al calcio, fino agli Settanta nemmeno le partite di Premier League non si giocavano la domenica. Persino la finale di Wimbledon, fino a McEnroe vs Connors del 1982, rispettava il motto “Never on Sunday” (mai la domenica). L’ultimo atto del tabellone maschile si giocava il sabato, mentre la finale femminile il venerdì. Il riposo della domenica serviva un po’ a tutti, dai giocatori stanchi per i primi match, all’erba dei campi dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club, la cui cura durante il torneo era ed è fondamentale. “Le nuove tecnologie ci consentono di monitorare l’erba e di non farla rovinare anche senza un giorno di riposo“, questa una delle motivazioni del cambiamento fornita dall’allora direttore del torneo Ian Hewitt.
Il Manic Monday e i più folli lunedì della storia di Wimbledon
Il frenetico inizio della seconda settimana di Wimbledon prevedeva quindi, dopo una domenica di riposo, la programmazione di tutti gli ottavi di finale del torneo. Sì, tutti gli ottavi di ogni tabellone. Era un’occasione di vedere in campo tutti i migliori giocatori di quell’edizione, che riuniva non solo i tifosi sugli spalti ma anche quelli riuniti sulla Henman Hill. Ora soprannominata Murray Mound, altro non è che un’area rialzata in prossimità del Campo 1, sulla quale i tifosi senza biglietto si riuniscono per seguire le partite grazie ad un maxi schermo.

Nella storia di Wimbledon ci sono stati solo quattro strappi alla regola, in cui le partite si sono giocate occasionalmente durante la Middle Sunday (1991, 1997, 2004, 2016). La prima fu durante l’edizione del “Wimbledon più bagnato della storia”, in un giugno 1991 in cui Londra non vide altro che pioggia per 28 giorni consecutivi.

Ma quali sono stati i Manic Monday più “folli” della storia più o meno recente? Ripercorriamoli insieme.
- 2001, R. Federer b. P. Sampras 7-6 5-7 6-4 6-7 7-5: Roger Federer, testa di serie numero 15, supera il numero 1 Pete Sampras in un passaggio di testimone storico;
- 2004, T. Henman v. M. Philippoussis 6-2 7-5 6-7 7-6: l’allora speranza del tennis britannico regala una gioia indimenticabile ai fan britannici;
- 2010, Yen-hsun Lu b. Andy Roddick 4-6 7-6 7-6 6-7 9-7: il taiwanese batte un Roddick testa di serie numero 5 e finalista uscente;
- 2017, Gilles Muller b. Rafa Nadal 6-3 6-4 4-6 4-6 15-13: in un incontro epico e con un gioco vecchio stampo, il lussemburghese elimina a sorpresa il due volte campione del torneo;
- 2021, ultimo Magic Monday e due italiani negli ottavi: Matteo Berrettini, che si spingerà fino alla finale, supera Ilja Ivashka. Lorenzo Sonego cede il passo all’otto volte campione Roger Federer.
La fine di un’era
Come detto, dal 2022 il Manic Monday come lo conoscevamo non esiste più. L’abolizione riguarda più che altro il riposo domenicale, con la programmazione delle partite che ormai riempie anche la “domenica di mezzo”. Una cosa però non è cambiata nello Slam londinese, cioè il tradizionale lunedì inaugurale. A differenza degli altri Slam, spalmati su 15 giorni, a Wimbledon si inizia sempre il lunedì e non la domenica restando fermi sui 14 giorni di programmazione. Ben 64 partite, sui prati verdi del terzo Slam stagionale, sono uno spot non indifferente per lo sport di racchetta più amato al mondo. Negli altri Slam i 128 primi turni vengono spalmati su tre giorni, a Wimbledon invece i fan hanno la possibilità di vedere in scena il campione uscente e almeno otto fra i Top 10, assistendo come quest’anno a un carico di sorprese ed emozioni non indifferente.
A tal proposito si è espresso anche il russo Medvedev, eliminato all’esordio, nella conferenza stampa post match:
“Di solito gli Slam iniziavano di lunedì. Direi che è meglio così. L’inizio di domenica è solo per fare un po’ di soldi in più. Va bene. Ti può dare due giorni di riposo se vinci. Non è una grande differenza. Domenica o lunedì, è praticamente lo stesso”.
Se per alcuni è “lo stesso”, per altri il lunedì d’apertura resta l’ultimo baluardo della tradizionale programmazione di Wimbledon. La presidente dell’All England Club Debbie Jevans, ha comunque confermato come ci sia “zero appetito da parte dei Championships verso un giorno di gare in più“, tenendo alto il valore di un inizio di torneo fiammeggiante.
Per le future generazioni probabilmente resterà un mito lontano ma, per i più nostalgici, gli anni del Manic Monday saranno per sempre i più belli della storia del tennis.