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    Il rullo Sinner, l’illuminato Bublik. A Parigi il quarto che non ti aspetti

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    Il numero uno del mondo ha tritato Rublev senza scomporsi troppo, mentre Sasha ha clamorosamente sorpreso Draper dopo aver infilzato De Minaur. Sullo sfondo, una conversazione a Dubai con Monfils

    Nella giornata che ha certificato la qualificazione di due italiani nei quarti di finale al Roland Garros per la prima volta in cinquantadue anni, ne sono successe di cosucce, verrebbe da dire. E lasciamo perdere Jannik, che dopo il povero Lehecka, apparso appena appena laconico nella conferenza stampa di ieri l’altro successiva al match con la volpe rossa – “mi ha preso a calci nel...”, la sua serafica disamina della partita -, ha preso a pedate in quel posto anche il collega ginger Andrey Rublev, battuto senza appello per la settima volta in dieci scontri diretti.

    La sensazione di impotenza trasmessa dal moscovita è stata quasi deprimente, ma del resto ce lo si sarebbe pure potuto aspettare: Andreino pressa da fondo con buona intensità ma i conigli dal cilindro non escono mai, e allora il numero uno del mondo, facendo le stesse cose, ma circa venticinque volte meglio, non può che calzare le pantofole, quando lo incontra. La partita è stata un pianto russo: due ore, venticinque vincenti Sinner, trentanove unforced Andrey. L’ex numero 5 del mondo ha avuto tre palle break in tutta la partita, delle quali due nel primo gioco dell’incontro e l’altra nel quinto game del terzo, un’ora e venti minuti dopo: zero conversioni.

    Sono felice a prescindere dai risultati perché anche rispetto allo scorso anno sento di essere migliorato sulla terra battuta,” ha detto Sinner davanti ai giornalisti. A chi, un pizzico temerario soprattutto considerata l’indole dell’intervistato, gli ha prospettato una finale contro Lorenzo Musetti, Jan ha opposto un commento tra il sardonico e il piccato: “E poi, cosa vogliamo ancora? Domani (oggi, NdR), c’è da tifare Lorenzo, io ho un giorno libero e cercherò di prendermi cura di me stesso. Inutile fare previsioni: negli Slam il fisico è sottoposto a uno stress totale, magari stanotte mi sveglio e mi fa male dappertutto, le cose possono cambiare molto velocemente“.

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    Il prossimo match equivarrà al quarto di finale meno pronosticabile tra tutti quelli possibili una volta sorteggiato il tabellone: dall’altra parte della rete ci sarà infatti Sasha Bublik, il quale, dopo aver clamorosamente rimontato due set ad Alex De Minaur nel secondo turno, ieri l’ha fatta ancora più grossa rimangiando un set e un break a Jack Draper, quinta testa di serie in gara e uno tra gli uomini più in forma di tutto il circus. Il kazako import, che dopo il match con l’australiano aveva addebitato la scarsa resa offerta nei primi due parziali alla propria indole poco mattiniera – “alle 11 sono davvero ancora mezzo addormentato” -, ha così conquistato a ventotto anni il primo quarto di finale Slam della carriera, nel Major teoricamente più ostile sull’invisa terra rossa.

    Bublik, che dopo i Championships dello scorso anno aveva iniziato a raccogliere pochissimo e, visti atteggiamento e inclinazione, pareva ben avviato a lasciare la Top 100, ha ammesso di essere stato illuminato da una conversazione avuta con Gael Monfils durante lo scorso torneo di Dubai. “Gael, ti ricordi com’era più facile il tennis qualche tempo fa?,” ha raccontato Sasha di aver detto a La Monf. “Lui mi ha risposto che ormai sono tutti professionisti, che tutti si svegliano presto, vanno a correre e si preparano alla perfezione, che tutti hanno allenatore e fisioterapista, che non ci sono più giocatori lì quasi solo per divertirsi e che insomma, se si vogliono ottenere risultati al giorno d’oggi bisogna sgobbare. Mi ha fatto riflettere“.

    In effetti, i suoi risultati sono migliorati, e anche l’attitudine, considerata la scelta di scendere di livello per trovare confidenza sul mattone tritato finendo per andare a vincere il Piemonte Open; un bagno, se non di umiltà – a Torino, dopo aver sollevato il trofeo, Bublik aveva detto “non mi aspettavo altro che la vittoria, sono più forte di tutti questi ragazzi” -, almeno di realismo, con risultati conseguenti sotto gli occhi di tutti.

    Dopo aver perso i primi due set con De Minaur nel secondo turno, Sasha stava già pensando agli orari dei voli che avrebbero potuto portarlo a casa, poi le parole di Monfils devono essergli balenate nella testa: “Sono ancora qua, sto giocando una partita di tennis,” si è detto. “Se ho una chance, so di poter battere questi ragazzi. La possibilità è arrivata, me la sono presa“.

    Con Sinner molto probabilmente sarà ancora più dura trovare un’occasione, anche se l’ultimo dei quattro precedenti l’ha vinto Sasha. Ma si giocava sull’erba di Halle e Jannik si ritirò nel secondo set per una contrattura alla coscia. Negli altri tre scontri diretti ha sempre vinto il numero uno del mondo. “Quando l’ho incontrato le prime due volte non aveva nemmeno vent’anni“, ha ricordato Bublik. “A Dubai, nel 2021, ho vinto il primo, poi mi ha rimontato. Un paio di settimane dopo l’ho ritrovato a Miami e ho perso di nuovo. Quella volta, al momento di stringergli la mano a rete gliel’ho detto: ‘Non sei umano’. Da allora abbiamo un ottimo rapporto“.

    Sul fatto che Jannik e Sasha siano esseri umani non sembra ci siano dubbi; eppure, per motivi differenti e forse addirittura diametralmente opposti, nessuno dei due appartiene alla grande categoria degli ordinari.

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