Dai ricordi personali alle imprese sul circuito, Claudio Pistolesi ripercorre con TennisTalker il percorso umano e tecnico di Bolelli e Vavassori, oggi simbolo del doppio maschile italiano a livello internazionale
Nel giorno del debutto nel torneo di doppio a Roma, prosegue il viaggio di TennisTalker con Claudio Pistolesi alla scoperta dei protagonisti italiani in corsa per gli Internazionali BNL d’Italia. Questa volta, i riflettori della rubrica I Gladiatori di Roma si posano su due veri specialisti: Simone Bolelli e Andrea Vavassori.
Un legame che parte da lontano
L’entusiasmo di Pistolesi è percepibile fin dalle prime battute. Per lui, parlare di Simone Bolelli non è solo un esercizio tecnico o statistico, ma anche un tuffo nei ricordi: “L’ho allenato dal 2006 al 2009 – racconta – e in quegli anni è passato da numero 248 a numero 36 in singolare. Una cavalcata incredibile, purtroppo interrotta troppo presto, ma ho sempre saputo che quel potenziale tecnico poteva esprimersi anche altrove. E così è stato, con risultati straordinari in doppio”.
Il primo grande capitolo di Bolelli nel doppio è scritto insieme a Fabio Fognini. Pistolesi ricorda con affetto i primi segnali: “Li ho visti giocare per la prima volta al Challenger di Napoli. Avevano 17-18 anni, ricevettero una wild card e arrivarono in finale. Già allora avevamo intuito che con servizio e dritto potevano fare molto male anche in doppio. E in effetti, anni dopo, arrivò la vittoria all’Australian Open, la finale a Monte Carlo e tante altre affermazioni”.
L’incontro con Vavassori
Oggi, Bolelli vive una seconda giovinezza al fianco di Andrea Vavassori. “Una coppia nata su fondamenta prima di tutto umane – sottolinea Pistolesi –. Sono due ragazzi intelligenti, generosi, innamorati del tennis. Andrea lo conosco da tempo, ci siamo sentiti spesso anche per via di suo fratello, che era interessato a giocare in America nei college. Con Vavassori è stata una crescita lenta e costante: future, challenger, ATP. Ha sempre creduto in sé stesso e oggi è lì, a competere con le migliori coppie del mondo”.
Risultati su tutte le superfici
I numeri, del resto, parlano da soli. Insieme, Bolelli e Vavassori hanno vinto titoli importanti su tutte le superfici: Rotterdam indoor, Halle sull’erba, finale al Roland Garros sulla terra, due finali agli Australian Open sul cemento. Una versatilità che li rende pericolosi ovunque e che secondo Pistolesi li può tenere a lungo ai piani alti del ranking.
Tecnica e strategia: un mix vincente
“Tecnicamente sono perfetti – spiega –. Simone da destra copre il centro benissimo grazio al polso fermo, fondamentale per chi gioca ad una mano, e Andrea ha un dritto fortissimo. Nel doppio, la prima regola, è coprire bene il centro campo. Li definirei complementari in ogni aspetto del gioco”.
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Risposta Bolelli da destra copre il centro benissimo di rovescio col su polso fermo a una mano , e Vavassori col suo dritto fortissimo . E in doppio e’ il centro del campo che va coperto bene come prima regola
La voglia di riscatto
C’è poi il lato mentale, e anche qui Vavassori spicca. “È un ragazzo molto intelligente, si capisce dalle interviste. Ha un equilibrio raro, e questo lo aiuta in campo e fuori. Purtroppo, l’episodio con Ben Shelton a Montecarlo ha lasciato un piccolo segno. Andrea è stato colpito da una pallata violentissima, forse evitabile. Ha protestato, e Shelton gli ha risposto ‘too soft’, troppo debole. Un commento evitabile, senza dubbio. Ma sono cose che nel doppio succedono, e prima o poi si ripresentano. Magari con i ruoli invertiti…?”.
Coppa Davis
Pistolesi si sofferma anche sull’intelligenza tattica della coppia in Coppa Davis, dove l’anno scorso accettarono, con maturità, di non scendere in campo nel doppio decisivo contro l’Argentina, quando Capitan Volandri decise di schierare Sinner e Berrettini. al posto loro. “Sono rimasti in panchina a tifare per i compagni – dice –. Questo vuol dire saper stare in una squadra, essere professionisti veri. Anche questa è una vittoria”.
E come dimenticare l’importantissima vittoria conquistata dal nostro duo contro il Belgio? Grazie a quel match vinto, l’Italia ha potuto giocare contro l’Olanda, match decisivo per la qualificazione alle Final 8. E l’esito finale lo conosciamo bene tutti!
Il racconto si chiude con l’augurio più bello. “Simone è probabilmente il doppista italiano più vincente di sempre. Sommando i successi con Fognini e quelli con Vavassori, è stato protagonista di un’epoca. Ma la storia non è finita: se c’è una coppia che può vincere uno Slam ancora, è questa. Magari già a Parigi, perché no? È una superficie nelle loro corde”.