Fratture interne alla PTPA, accuse pesanti all’ATP e un’assenza, quella di Novak Djokovic, che fa molto rumore
A poco più di un mese dalla clamorosa causa intentata dalla PTPA (Professional Tennis Players Association) contro i principali enti governativi del tennis – ATP, WTA, ITF e ITIA – emergono tensioni all’interno della stessa associazione. Venerdì scorso, in un tribunale federale di Lower Manhattan, si è tenuta un’accesa udienza di tre ore sulla mozione del PTPA che mira a vietare all’ATP di parlare del procedimento legale con i giocatori. Un’assenza in particolare ha fatto scalpore: quella di Novak Djokovic, co-fondatore della PTPA nel 2019 insieme a Vasek Pospisil.
In particolare, il co-fondatore del PTPA, Novak Djokovic, non ha messo il suo nome sulla causa, e il mese scorso a Miami ha dichiarato di non essere pienamente d’accordo su tutte le istanze della causa. A questo proposito, Pospisil ha ammesso preoccupazione circa le parole di Djokovic.
“Sono rimasto sorpreso… Non so perché l’abbia detto, non era in linea con le nostre precedenti conversazioni”, ha commentato il canadese.
La causa e le accuse all’ATP
La denuncia presentata il 18 marzo accusa l’attuale sistema del tennis professionistico di operare come un vero e proprio cartello, colpevole di sopprimere i compensi dei giocatori, ignorare la loro salute e violare le norme antitrust. Il giorno successivo, secondo alcune testimonianze, l’ATP avrebbe fatto pressioni sui giocatori per ritirarsi dalla causa.
Reilly Opelka, uno dei firmatari, ha testimoniato che un membro del Players Council lo avrebbe avvicinato nello spogliatoio per trasmettergli un messaggio chiaro da parte del presidente ATP Andrea Gaudenzi: ritira il tuo nome o perderai la pensione e affronterai spese legali milionarie.
L’ATP ha negato ogni accusa, definendo il racconto “pettegolezzo” e “privo di fondamento”, ma la giudice Margaret Garnett ha respinto le obiezioni, permettendo di proseguire con l’indagine. Il membro del consiglio Luben Pampoulov ha testimoniato di aver chiesto ai giocatori all’Open di Miami di firmare una dichiarazione che rinnegava la causa, l’unico giocatore che Pampoulov ha nominato come firmatario è Ben Shelton.
Alcaraz coinvolto senza saperlo?
Il caso ha coinvolto anche Carlos Alcaraz, il quale ha dichiarato di essere stato citato nella causa senza alcuna consultazione preventiva. Pospisil ha spiegato l’omissione con una scelta tattica: “Non volevo distrarlo. Gli ho scritto e ha risposto con entusiasmo, dicendomi che gli sarebbe piaciuto saperne di più.”
Pressioni, paura e milioni in gioco
Secondo Pospisil, l’ATP starebbe facendo leva su un regolamento interno che obbliga i membri a coprire le spese legali del tour se perdono una causa. Si vocifera nello spogliatoio che l’ATP sarebbe pronta a spendere tra i 50 e i 100 milioni di dollari per difendersi.
Il legale dell’ATP, Brad Ruskin, ha definito la denuncia del PTPA una “campagna di PR sofisticata”, sottolineando come pochi giocatori l’abbiano sostenuta pubblicamente. Pospisil invece sostiene di aver parlato con oltre 150 colleghi, molti dei quali favorevoli all’iniziativa. Ruskin ha anche asserito che il PTPA, formatosi nel 2020, si è “autoproclamato” rappresentante dei giocatori quando a dire il vero i giocatori sono in una partnership paritaria con i tornei nell’ATP. L’unico obiettivo della PTPA sarebbe quello di minacciare l’ATP in cambio di qualche ipotetico favore.
Chi vincerà? È scontro tra Djokovic e Pospisil?
Il caso è appena iniziato, e la risposta ufficiale è attesa entro il 20 maggio. Nel frattempo, la giudice Garnett ha concesso una settimana alle parti per presentare nuove memorie sulla mozione che impedirebbe all’ATP di parlare con i giocatori riguardo alla causa.
La spaccatura tra Djokovic e Pospisil, se confermata, rischia di indebolire la credibilità e l’unità della PTPA proprio nel momento in cui avrebbe bisogno di mostrarsi più compatta che mai. L’impressione è che molti giocatori, Djokovic incluso, fossero d’accordo con la causa in linea di principio, ma siano rimasti di stucco da alcune espressioni forti usate nel reclamo. Oppure che Novak stia cercando di stare al gioco e così cadere in piedi: il serbo è abbastanza influente e, se avesse chiaramente detto alla PTPA di non procedere con questa causa, lo avrebbero ascoltato. Con questo approccio cauto, riesce a tenersi le mani pulite anche qualora la causa non porti a niente.