Piccolo viaggio orgoglioso nella nuova era, in cui si parla più di Tennis che di calcio
È una bella mattina primaverile, e sul campo otto del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa si sta radunando una piccola folla di appassionati. Richiamati dal tam-tam invisibile che unisce gli spettatori del Trofeo Bonfiglio, praticamente il Roland Garros juniores, si stanno precipitando a controllare se il ragazzino italiano di cui si parla tanto bene fra gli addetti ai lavori è davvero forte come si dice. E io sono fra loro. L’anno precedente, nel 2016, è finito fuori al primo turno dall’israeliano Yshai Oliel, numero otto del seeding e di ben tre anni più grande di lui. Oggi se la vede col giapponese Naoki Tajima, anche lui più grande, e si gioca la semi.
“È forte?” chiedo sedendomi di fianco al mio amico Gianluca, che mi ha tenuto il posto nella tribuna gremita difendendolo dagli assalti di un agguerritissimo socio del Circolo. Gianluca è, in poche parole, il più grande talent scout mancato che abbia mai conosciuto. Nella vita fa tutt’altro, bene, ma con il tennis è peggio di Elio a X-Factor, riconosce il talento in meno di dieci secondi. Tutti gli anni ci incontriamo al Bonacossa, e non gli ho mai visto sbagliare un pronostico sui giovani giocatori che partecipavano al torneo. “Questo cresce”, “questo non ha il diritto”, “questo fra i primi dieci ci arriva comodo” ,“questo tira troppo piano”. Più che dei pareri, delle sentenze, poi puntualmente confermate dal Tribunale della Classifica degli anni a seguire. La domanda su come gioca questo ragazzino dai capelli rossi secco come un giungo che sta per rispondere al servizio gliela faccio senza neanche sapere come si chiama, tanto poi il nome lo leggo dal programma.
Gianluca non distoglie lo sguardo dal campo e mi risponde “giudica tu stesso”. Seguono, da lì a poco, una serie di fucilate di dritto il cui rumore si estende fino al vicino ponte della Ghisolfa. Non tutti in campo, ma tutti di una potenza devastante. È una di quelle situazioni in cui per riconoscere un genio non serve un altro genio, basta solo essere presenti e guardare. Ce ne rendiamo conto tutti, il ragazzo si farà, se le cose vanno per il verso giusto. Che è dire molto, perché fra un ottimo talento e un giocatore di successo passano oceani di variabili avverse. Io dal canto mio sono più portato all’osservazione dei comportamenti in campo che dei gesti tecnici, e una cosa la noto: il ragazzo parla poco, è molto concentrato, ma non si fa mettere i piedi in testa dall’avversario, né tecnicamente né quando c’è da farsi rispettare su un punto contestato.Sono passati poco più di sei anni, e noi fortunati spettatori di quella giornata particolare ci stiamo godendo la raffica di successi di Jannik Sinner. Da quel giorno, ne sono sicuro, tutti noi lo abbiamo seguito nel suo percorso con un misto di affetto e scaramanzia, animati dall’inconfessabile desiderio di potere un giorno dire “io l’ho visto giocare a quindici anni, quando nessuno lo conosceva”, una sorta di jus primae noctis in salsa tennistica. Nessuno ci scommetteva, ma tutti speravamo che il ragazzo riportasse a casa, in Italia, quel lignaggio tennistico che le spetta e che manca, mancava da cinquant’anni. E ora che è avvenuto, osserviamo attenti le curiose cose che si stanno verificando in queste settimane.
Sono diventati tutti tennisti.
Dieci anni fa, ma anche nei giorni in cui il futuro Carota Boy calcava il sacro suolo del Bonacossa, a seguire i tornei di tennis su Sky ma anche dal vivo erano i soli appassionati. Prima ancora, la faccenda aveva addirittura dei connotati massonici, se sapevi chi erano Camporese e Gaudenzi, ma non il nome del terzino di riserva della tua squadra del cuore eri guardato con lo stesso sospetto riservato ai Vegani.
Oggi, tutti son diventati esperti, dando vita a fenomeni a tratti esilaranti a tratti commoventi. Memorabile l’annunciatore della RAI che riesce a sbagliare tre volte di fila la pronuncia del nome del ragazzo, ma il massimo è il giornalista spedito a San Candido per racimolare qualche chicca dall’ex-allenatore, il quale allenatore viene centrato in pieno da un’involontaria pallata di un’allieva nel campo subito dietro, proprio mentre stava dicendo che Jannik è sempre stato un bravo ragazzo.
E’ scoppiata la Sinner-mania. Alle Finals di Torino ho contato una marea di magliette arancioni e almeno tre diversi gruppi di fan dedicati. I più simpatici sono di gran lunga i Fox Boys (hanno deciso di chiamarli così proprio quando li ho intervistati). Quattro ragazzoni simpaticissimi che condividono col nostro campione le origini altoatesine, un accento inconfondibile e anche un’altezza da top100.
La Davis ha fatto il resto, e questo gruppo di splendidi ragazzi (ma anche di ragazze, finaliste in BJK Cup) ha portato il nostro sport nell’empireo degli argomenti di conversazione, una di quelle cose per le quali devi avere un minimo di infarinatura per non fare la figura dell’ignorante fuori dal mondo.
E noi appassionati, presenti su quel campo o meno, ci godiamo il nostro piccolo, ma meritato momento di gloria indiretta. Gli amici più vicini, ma anche quelli lontani insomma tutti quelli che sanno della nostra passione ci rivolgono domande eleggendoci a loro personale Panatta o Bertolucci della situazione (ma poi, dico io, la vogliamo fare un’intervista anche a Zugarelli e Barazzutti?).
Ce lo siamo meritato. Non pensavamo potesse capitare ma adesso “ci stiamo dentro” alla grande, siamo passati dalla timidezza di Bambi alla sicurezza del Re Leone, e dispensiamo informazioni, consigli pareri e previsioni tennistiche di tutti i tipi: “sì, può diventare numero uno”, confermiamo, pensando fra noi e noi che l’età biologica prima o poi chiederà conto al Serbo. Un momento splendido, che desideriamo goderci fino in fondo.
Ecco perché, in un momento nel quale tutti si stanno scoprendo appassionati di tennis, ho pensato di raccogliere per i miei mici e amiche dieci utilissime risposte alle altrettante domande che potrebbero venir loro rivolte in una conversazione sullo sport più in voga del momento, e che consentiranno di guadagnare punti in una maniera pratica ed elegante! Un piccolo indispensabile kit di sopravvivenza nella nuova era del tennis main stream!
10-No, Sinner non è il più forte di tutti, ma in questo momento ha una potenza e una continuità che gli permettono di battere tre volte in dieci giorni (doppio incluso) una delle Divinità dell’Olimpo come Djokovic. Per una disciplina nella quale sei il migliore … fino alla mattina dopo, tantissima roba!
9-Si, in questo momento siamo la nazione complessivamente più forte al mondo nel Tennis. All’ombra di grandi giocatori come Fognini e Bolelli è sbocciata una generazione di giovani tennisti, uomini e donne, di altissimo livello.
8-Si, la Davis ai tempi di Panatta e Bertolucci era diversa da quella di oggi, così come la Coppa dei Campioni era differente dalla Champions League. Senza per questo cambiare senso o prestigio. È il progresso baby…
7-Si, tutti i giocatori del nostro Davis Team sono dei bravi ragazzi. Per davvero. Ma non tutti i giocatori di tennis lo sono, indipendentemente dal loro livello, per cui se state pensando di dirottare [giustamente] i vostri figli dal calcio ad altri, scegliete bene il maestro!
6-No, la Stampa non è ok. Alcuni dei giornalisti che adesso si affannano per intervistare la portinaia di Sinner in cerca di gustose chicche rivelatrici, sono gli stessi che lo accusavano di non essere italiano dopo la rinuncia alle qualificazioni di Davis a Bologna. Un po’ di coerenza, eh?
5-No, se iniziate domani a giocare a Tennis, non vi divertirete. Prima di riuscirci, prima che la traiettoria della pallina che uscirà dalla vostra racchetta assomigli anche lontanamente a quello che avevate in mente, ci vorranno anni. Ma non per questo, vi assicuro, non val la pena di provarci…
4-Si, Panatta era un campione, Sinner pure, in due epoche diverse; gli altri paragoni hanno senso quanto la comparazione fra Filippide ed Eliud Kipchoge
3-Si, Volandri è un grande Capitano. Ha fatto le sue scelte, le ha spiegate e sostenute, ha impedito che gli umori dello spogliatoio trapelassero facendo da parafulmine, è stato messo in discussione e insultato. E ora che ha vinto e potrebbe usare un escavatore per spostarsi i sassolini dalle scarpe le uniche parole che senti uscire dalla sua bocca son per fare complimenti. #c’èsolodaimparare
2-Si, comprate un biglietto e andate a vedervi un torneo di Tennis, se non lo avete ancora fatto. È uno spettacolo meraviglioso dentro e fuori dal campo
1-No, si scrive Jannik, non Yannick
(Paolo Porrati)