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    Sabine Lisicki a cuore aperto: “Il fuoco brucia ancora, immagino un finale sull’erba”

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    La tennista tedesca, ex finalista di Wimbledon, ha raccontato a Tennis Magazin la sua nuova vita da madre e la voglia di non chiudere qui. “Il corpo chiede tempo, ma io non mi arrendo”

    L’intervista, concessa alla rivista specializzata tedesca Tennis Magazin, è di quelle che ti costringono a guardare il tennis da un’angolatura diversa. Sabine Lisicki, trentasei anni appena compiuti, non gioca un match ufficiale dal dicembre 2023, ma la parola “ritiro” non è ancora entrata nel suo vocabolario. Ex numero 12 del mondo, finalista a Wimbledon 2013 e in Fed Cup 2014, oggi è soprattutto mamma di Bella, la bambina che ha cambiato la sua vita nel settembre del 2024.

    È stato un periodo molto emozionante; a un bambino possono succedere tante cose in dodici mesi,” ha detto la tennista nata a Troisdorf. L’idea iniziale era quella di tornare in campo entro un anno: “Vedevo quanto velocemente si riprendevano le altre giocatrici, ma ogni parto è diverso. Ho allattato per dodici mesi, non immaginavo quanto potesse essere estenuante.

    La lucidità con cui Lisicki racconta la sua storia e disegna i propri propositi per il futuro è notevole: “Sto seguendo il mio piano, voglio tornare in pista. Sono la prima a mettermi pressione, ma i medici mi hanno rassicurata: il corpo ha bisogno di più tempo, è normale.

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    Allenarsi con una figlia piccola al fianco è un esercizio di equilibrio: “Preferisco farlo al mattino, lei adora stare in campo. A volte gioca, a volte si addormenta all’ombra. Il resto della giornata è routine: pasti, riposini, un po’ di nuoto.

    C’è anche un modello: “Tatjana Maria, naturalmente. Ho sempre ammirato come lei e suo marito abbiano gestito la vita da genitori nel circuito. Vederla vincere con due bambine è bellissimo.”

    Resta, sopra tutto, l’amore per il tennis. “Essere madre significa controllare ogni dettaglio, ma io amo ancora giocare. Non penso a quando sarà il momento di smettere: il fuoco brucia ancora. Quando smetterà, allora mi fermerò.

    C’è spazio anche per un orgoglio che resiste al tempo: “Il mio record di servizio più veloce, 210,8 chilometri all’ora a Stanford 2014, è ancora lì. Non pensavo durasse così a lungo. Mio padre scrisse una tesi di dottorato sul servizio, vederla confermata tanti anni dopo è speciale per la mia famiglia.

    E sul futuro, la visione è chiara: “Immagino la fine della mia carriera sull’erba. Berlino, Bad Homburg, i tornei di casa: sarebbe il modo perfetto per salutare.

    Così, mentre i numeri la lasciano fuori da qualsiasi classifica e il corpo reclama tempi lunghi, Sabine Lisicki resta fedele al suo ruolo di outsider romantica. Perché, come tutte le persone per bene sanno, vincere non è la sola cosa che conta: non quanto scegliere il palcoscenico giusto per l’ultimo inchino, perlomeno.

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