Alla vigilia della sfida con il Belgio, il capitano australiano critica duramente la riforma targata Gerard Piqué: “Serve tornare a casa-andata e ritorno, il vero spirito della competizione”
Lleyton Hewitt non le manda a dire. A 24 ore dall’esordio dell’Australia contro il Belgio in Coppa Davis, il capitano e leggenda del tennis verde-oro ha lanciato un pesante j’accuse contro il formato introdotto nel 2019 dalla società di Gerard Piqué. “Ci hanno raccontato troppe bugie. Quando è diventata la ‘Piqué Cup’, hanno venduto l’anima. Vogliamo riportare la competizione a quando era davvero significativa”, ha dichiarato in conferenza stampa, citato da The Roar.
Per l’ex numero uno del mondo, oggi 44enne, il cuore della Davis è sempre stato la formula casa-trasferta e i match al meglio dei cinque set. “Erano ciò che la rendeva unica, la differenza rispetto a ogni altro torneo. Le partite più memorabili sono state epiche sfide di cinque set di cui ancora si parla”, ha spiegato. Secondo Hewitt, concentrare le finali in una sede fissa e cambiare di continuo le superfici ha tolto fascino e dato un “enorme svantaggio” a nazioni come l’Australia, costrette a giocare quasi sempre lontano da casa.
Il capitano ha sottolineato anche l’impatto negativo sui giovani talenti: “Non hanno la possibilità di provare l’atmosfera che si crea con il pubblico di casa, che ti spinge e ti lega ai tifosi. Ai miei tempi si poteva vedere tennis in Australia tre o quattro volte l’anno, oggi quasi solo a gennaio. Questo non aiuta lo sport nel nostro Paese”.
Hewitt chiede un ritorno alle origini: una Coppa Davis che torni a essere il “punto più alto dopo gli Slam”, con sfide lunghe, infuocate e dallo spirito patriottico.