A meno di due mesi dallo storico cappotto subito a Wimbledon Amanda si gode la più dolce delle vendette sulla polacca, che cede in due set
[8] A. Anisimova b. [2] I. Swaitek 6-4 6-3
Non si sarebbe potuto trovare modo migliore per rimarginare, almeno in parte, una delle più profonde ferite tennistiche a memoria d’uomo. Meno di due mesi dopo il terrificante doppio 6-0 subito da Iga Swiatek nella finale di Wimbledon, Amanda Anisimova si è presa una rivincita che sa di buono, che permette di ricominciare a respirare, di alzarsi al mattino per andare al campo con un cerchio un po’ meno pesante alla testa.
Amanda stavolta ha battuto Swiatek grazie a una partita piena di coraggio, durante la quale le buone intenzioni hanno scacciato i fantasmi che pure hanno provato ad affacciarsi sull’Arthur Ashe. “Ogni partita è diversa dalle altre,” aveva risposto a denti stretti e sguardo truce la tennista nata a Freehold nel corso della breve e insensata micro-intervista che il format prevede venga fatta al momento dell’ingresso in campo alle giocatrici, che ovviamente in quel momento non avrebbero voglia di parlare con nessuno e figuriamoci con i giornalisti. E diversa, la partita, lo è stata eccome.
Abbiamo chiamato in causa i fantasmi, e le apparizioni spettrali hanno rischiato di troncare sul nascere ogni velleità di Anisimova già nel primo game, perso al servizio dalla giocatrice USA. Con il fardello sul groppone di cotanto fresco ricordo, il fatto di partire sotto di un break avrebbe potuto stroncare la più valente delle tenniste, ma non Amanda. Certo, per qualche istante il terrore di raccoglierne pochi anche oggi sembra aver fatto capolino nei suoi occhi, ma la serenità è tornata insieme al dritto inside-out che le ha regalato il contro-break immediato: 1-1, palla al centro e la vera partita è iniziata in quel momento.
Una partita che è stata la partita di Amanda. Decisa, convinta, concentrata, la numero 8 WTA ha preso il comando degli scambi costringendo perlopiù sulla difensiva la campionessa di Wimbledon, e si è portata avanti di un set grazie al break decisivo strategicamente piazzato al gioco numero dieci.
Quando Swiatek, nell’unico apprezzabile tentativo di ribellione di giornata, è andata avanti 2-0 nel secondo, più di qualcuno ha notato sinistre presenze incorporee aggirarsi per i viali di Flushing Meadows, ma Anisimova le ha tenute fuori dall’impianto a suon di bastonate di dritto. Piazzato il sorpasso sul 3-2, Amanda ha messo sempre più sotto pressione il servizio di Iga, costantemente in ambasce con una seconda palla da dieci punti su trenta tentativi (33%) a fine match.
Ed è stata coerentemente proprio la seconda di servizio a lasciare definitivamente a piedi la polacca nell’ottavo gioco del secondo set: una sola prima su sei messa da Swiatek nell’occasione e un solo punto conquistato con il servizio di riserva. Terrorizzata dalla miserrima resa della propria seconda palla, Iga ha commesso doppio fallo sul break point, mandando Anisimova a servire per l’incontro.
Sprecate le prime due palle match dal 40-0, qualche nuvolone sinistro è tornato a incupire il cielo del New Jersey centrale, e del resto chiudere un match già vinto è spesso risultata operazione quanto mai complessa nella storia del diabolico gioco che ci onoriamo di commentare. Ma anche il destino stavolta tifava Amanda e glielo ha fatto capire, manifestandosi sottoforma di un nastro che ha reso irraggiungibile il suo ultimo, tremebondo colpo.
Anisimova, chiusi i conti con il KO che l’ha consegnata nolente ai libri di storia per l’eternità, giocherà domani la terza semifinale Slam della carriera, la seconda consecutiva, e da lunedì 8 settembre potrà lucidare un nuovo best ranking per la prima volta nella top 5 WTA. La sua prossima avversaria sarà una tra Naomi Osaka e Karolina Muchova. La corsa di Amanda potrebbe non essere finita qui.