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    TennisTalker MagazineCuriositàI sogni intermittenti, Bublik e le fidanzate sbagliate
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    I sogni intermittenti, Bublik e le fidanzate sbagliate

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    Dopo il detonante successo di Halle in molti, noi compresi, avevano inserito Sasha nella lista degli outsider, per essere smentiti in meno di quarantott’ore. Ma sappiamo che la prossima sarà di sicuro la volta buona

    Quarti di finale clamorosamente raggiunti al Roland Garros, trionfo ad Halle esprimendo la perfezione astrale del tennis on grass e per giunta battendo in ottavi Jannik Sinner, che non perdeva una partita diversa da una finale dal Cenozoico. Dichiarazioni denotanti una certa qual raggiunta maturità, del tipo “a Dubai ho parlato con Monfils, mi ha fatto riflettere, ho capito che oggi tutti si allenano bene e vanno a dormire presto; tutti sgobbano, sarebbe bene che lo facessi anch’io“.

    Insomma, segnali univoci, bagliori di una nuova era: Sasha Bublik sembrava finalmente essere riuscito a mettere insieme i pezzi del proprio complesso puzzle, a incanalare il talento immenso regalatogli da madre natura nella giusta direzione, e in vista di Wimbledon al kazako d’importazione era stata appiccicata l’etichetta di possibile outsider un po’ da tutti, noi ovviamente compresi e felici di essere nel gruppone.

    Ma le fidanzate sbagliate sono quelle che più delle altre fanno perdere la ragione e la testa, ci illudono deludendo invariabilmente le nostre speranze a stretto giro di posta eppure, lo sappiamo, solo loro, inoculando nelle nostre menti inconsapevoli pozioni di segretissima formula, ci ipnotizzano, rendendoci graniticamente certi della buona riuscita del rapporto, la prossima volta.

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    Quante volte ci è capitato di essere sedotti e abbandonati dai Gulbis, dai Fognini, dai Safin, dai Rios, dai Kyrgios, dai Paire, per tornare sempre da loro anche dopo i tradimenti più efferati? Tante, eppure mai troppe. Ricapiterà, lo sappiamo. Ci sono persone nate apposta per farci sognare e lacerare i sogni medesimi un secondo dopo, per rendere intermittenti le nostre utopie.

    Certo che, tornando al contingente, dopo l’eliminazione – oltre ai dichiarati propositi di ritiro anticipato – di Fabio Fognini, protagonista di un match difficile da commentare tanta la bellezza espressa da lui e da Alcaraz sul Centrale nel giorno dell’inaugurazione, quella di Bublik fa ancora più male.

    Sasha, che proprio dopo l’edizione 2024 dei Championships aveva cominciato a coltivare sinistri propositi di abbandono, ha iniziato la nuova stagione con l’atteggiamento di chi sta valutando di intraprendere una nuova e diversa professione: otto sconfitte nei primi dieci match disputati e l’uscita dai primi 100 nemmeno più lontanissima. Poi l’epifania di cui sopra, la trasvolata parigina, la testa di serie a Wimbledon e la spolverata a un nome, il suo, che in pochi avrebbero voluto trovare sulla propria strada all’All England Club.

    Il sorteggio di primo turno era peraltro sembrato fortunatino anzichenò: dall’altra parte della rete, Sasha ha pescato Jaume Munar, balearico ex pupillo di Rafa Nadal che in tutta la carriera aveva vinto cinque-partite-cinque sull’erba. Un esordio morbido come i prati di Church Road, al netto delle tre ore e passa che il buon Jaume era riuscito a far passare in campo a Carlitos Alcaraz al Queen’s.

    Invece, inaspettata solo da chi, come noi, ha la visuale ostruita dalle bende dell’amore incondizionato, è arrivata una sconfitta dolorosa; un rovescio reso ancora più cruento dalle modalità con cui si è manifestato. Bublik, dopo aver perso il primo set, aveva vinto con discreto agio secondo e terzo, e nel quarto è stato avanti di un break fino al momento di servire per il match sul 5-4. Lì l’artista nato a Gatcina si è inceppato, ha subìto il contro break del cinque pari e nel successivo tie break, condotto fino al 4-2, non ha potuto fare a meno di incassare un terrificante parziale di cinque punti a uno che l’ha costretto al quinto set.

    A quel punto tutti sapevano come sarebbe finita, anche il diretto interessato, il quale, rivolgendosi al proprio angolo, ha voluto recensire da par suo la prestazione dell’avversario: “Dovremmo ingaggiarlo, ha vinto tre partite sull’erba in vita sua e si muove come Djokovic“. Un virtuoso, anche del commento, con buona pace dello smanicatissimo Jaume, presentatosi a Wimbledon con l’intenzione forse di sfidare il rigido dress code del luogo.

    Che ci vuoi fare, la vita è così: Bublik ha lasciato i sacri prati di Merton e ieri sera ci abbiamo litigato, consapevoli che nel giro di un paio di giorni faremo pace e tra qualche settimana, in Nord America, saremo lì a sognare a occhi aperti. Sicuri che nel tabellone dello US Open l’outsider di lusso, la possibile sorpresona, sarà ancora una volta lui.

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