È il tennis lo sport dove i genitori influiscono maggiormente? Chi sono i genitori-allenatori?
Nella Giornata Mondiale dei Genitori (Global Day of Parents), vogliamo affrontare il tema genitori-coach nel tennis. I genitori, si sa, sono spesso invadenti, tosti e hanno le aspettative alte, soprattutto quando pensano di avere tra le mani dei futuri campioni. Il ruolo di questi nell’educazione e nel comportamento in campo dei figli è fondamentale e formativo. Il legame tra un atleta e il suo allenatore, in generale, è cruciale per la carriera. Ma quando l’allenatore è anche genitore, la dinamica si complica e si intensifica. Sport e vita privata si intrecciano in un rapporto che può essere fonte sia di forza che di conflitto.
Ovviamente in tutti gli sport esiste un correlazione tra le passioni del genitore in una determinata disciplina e la pratica (talvolta imposta) del figlio. Spesso negli sport sono presenti i cosiddetti figli d’arte. Anche in questi casi è importante rimarcare quanto il ruolo del genitore sia cruciale, ma spesso, nello specifico, sono affiancati da allenatori esterni alla famiglia che seguono poi i figli nel corso della carriera via via in maniera più esclusiva. Questa fattispecie accade anche nel tennis (ad esempio Ruud, Korda, anche lo stesso Tsitsipas). Anche se in verità, nello sport della racchetta, il ruolo di mamma e papà è indubbiamente più essenziale. Qui è prassi avere i genitori come istruttori/allenatori e anche manager per tutto il periodo della carriera.
Ma come mai? Forse perché il tennis, sport individuale per eccellenza, accentua ogni dinamica personale, rendendo il rapporto genitore-figlio/a ancora più visibile e, a volte, più vulnerabile. Che si tratti di storie di successo o di difficoltà, i genitori-allenatori sono protagonisti di un nesso umano prima ancora che sportivo. E gli esempi di storie di successo sono tantissimi:
Il più famoso: Richard Williams e le figlie Serena e Venus
Impossibile non iniziare con Richard Williams, padre di Venus e Serena. Visionario e determinato, ha pianificato prima ancora della nascita delle sue bambine ha stilato un piano di 85 pagine per la loro vita, con l’obiettivo di farle intraprendere sin da piccole la carriera nel tennis. Autodidatta nel tennis, ha costruito campionesse partendo dai campi pubblici di Compton. Richard ha incarnato il ruolo del padre-coach nella sua forma più estrema: rigido, protettivo, ma profondamente convinto delle potenzialità delle sue figlie. Il loro rapporto è stato a tratti conflittuale, ma sempre fondato su un reciproco rispetto e su una comune missione: diventare le migliori. I risultati sono sicuramente dalla sua parte poiché Venus Williams è stata la prima donna afroamericana dell’Era Open a occupare la prima posizione del ranking mondiale, mentre Serena ha vinto ben 22 tornei del grande slam.
Stefanos Tsitsipas e Apostolos: tra amore e tensioni
Il greco Stefanos Tsitsipas è un altro esempio di tennista allenato dai genitori. In questo caso tutt’e due hanno partecipato alla creazione del campione greco. Il padre, Apostolos Tsitsipas è una figura costante al box del figlio, ma il loro rapporto è spesso stato al centro delle polemiche, specialmente quando il coaching (da bordo campo) è sembrato interferire con la concentrazione di Stefanos. Apostolos non ha mai guadagnato un punto ATP a differenza della madre di Stefanos, Julia Salnikova (figlia di un calciatore dello Spartak Mosca degli anni ’40) che è stata numero 194 del mondo in singolare. Il tre volte campione di MonteCarlo ha ammesso in diverse interviste quanto sia difficile separare i ruoli di padre/madre e coach, pur riconoscendo il grande impatto che i suoi hanno avuto sulla sua carriera. Ultimamente il tennista greco ha voluto affidarsi a un allenatore esterno del calibro di Goran Ivanisevic per cercare di risollevare le sue ultime prestazione altalenanti.

Alexander Sr: due figli, due campioni la ricetta di casa Zverev
Alexander Zverev, ex numero 2 del mondo è stato allenato e istruito per la maggior parte della sua carriera dal padre, Alexander Zverev Senior, ex tennista sovietico (best ranking 175). Il loro rapporto si basa su una fiducia assoluta. L’ex campione di Roma ha spesso parlato del padre come della figura più influente della sua crescita sportiva. Inoltre la famiglia Zverev ha una cultura del tennis radicata nel profondo in quanto anche il fratello maggiore Mischa è stato professionista di alto livello
Qui il rapporto è più equilibrato anche se tuttavia, negli ultimi anni, non è stato privo di problematiche e momenti delicati. Alexander Senior ha avuto problemi di salute che lo hanno tenuto lontano dal circuito e il figlio è dovuto diventare più autonomo. Inoltre con l’aumento delle aspettative e delle pressioni, Zverev ha iniziato a collaborare anche con altri coach (come David Ferrer brevemente e Sergi Bruguera), pur mantenendo il padre come figura centrale.

E degli italiani? C’è qualche esempio tricolore?
Certamente anche nel nostro paese non potevano mancare gli esempi di questo tipo particolare di rapporto genitori-figli. L’esempio più fresco e positivo è quello di Flavio Cobolli. La giovane promessa romana è allenata dal padre Stefano, ex tennista e oggi tecnico della FITP.
Qui l’aspetto umano va di pari passo con quello tecnico. Flavio ha spesso detto che suo padre lo ha spinto a credere in sé stesso, ma ha anche sottolineato come non sia sempre facile tenere separati i due ruoli. Il padre è molto presente ma consapevole dell’importanza di non soffocare la crescita personale e sportiva del figlio.

Infine, tornando al femminile, l’esempio più discusso è quello di Camila Giorgi. La tennista ritiratasi nel 2024, che parteciperà a un reality italiano in onda nelle prossime settimane, è stata allenata per gran parte della sua carriera dal padre Sergio. Il genitore è una figura molto discussa nel mondo del tennis. Ex paracadutista argentino, Sergio ha avuto un approccio “militare” all’allenamento della figlia, impostando una disciplina ferrea fin da giovanissima.
Il loro rapporto è stato spesso oggetto di critiche per l’eccessivo controllo esercitato dal padre, che ha gestito direttamente ogni aspetto della carriera di Camila, dalle scelte tecniche alla comunicazione con i media. È sempre sembrato un rapporto molto chiuso all’esterno.
Esempi dolorosi di questo legame:
È il caso di Jelena Dokic. Qui il racconto è molto più amaro poiché l’ex numero 4 del mondo, ha raccontato con coraggio il difficile rapporto con suo padre Damir. Il padre è noto per essere stato un coach estremamente autoritario e violento. Il loro difficile connubio ha segnato profondamente la carriera e la vita personale della tennista australiana, mostrando il lato oscuro di una relazione dove l’amore genitoriale viene sovrastato dal desiderio di successo a ogni costo.
O di Andre Agassi e del suo padre Mike. Mike era un ex pugile olimpico di origine iraniana, emigrato negli Stati Uniti. Uomo autoritario, competitivo fino all’ossessione, ha deciso che uno dei suoi figli sarebbe diventato un campione. Andre è stato sottoposto a una rigidissima disciplina sportiva, che consisteva nel colpire 2.500 palline al giorno, usando una macchina sparapalle soprannominata “il Drago”.
Mike era convinto che, con abbastanza colpi in allenamento, il figlio sarebbe diventato una macchina da tennis. E per certi versi, aveva ragione. Ma il prezzo da pagare è stato altissimo. “Odio il tennis”, Andre gioca perché deve, non perché vuole. Lo ripete spesso il vincitore di Wimbledon 1992, nel suo libro autobiografico Open. Per lui il tennis era una gabbia costruita da suo padre. Nonostante tutto ciò un parziale lieto fine a questa storia è presente poiché nonostante il passato difficile, Andre non ha mai rinnegato del tutto suo padre. E con il tempo ha cercato di capirlo e perdonarlo.
Altri esempi di questa connessione:
- Maria Sharapova con il padre Yuri Sharapov
- Mary Pierce con il padre Jim Pierce
- Sebastian Korda e Petr Korda
- Ben Shelton e Bryan Shelton
In conclusione sul rapporto dei genitori-allenatori…
Questi legami oscillano tra l’amore incondizionato e la pressione psicologica, tra complicità e conflitto. Non esiste un modello perfetto: quello che fa la differenza è la capacità di entrambi di evolvere, accettando cambiamenti di ruolo e l’arrivo di figure esterne per aiutare l’atleta a maturare. Tra i vantaggi vi è sicuramente la conoscenza profonda dell’atleta (anche e soprattutto umanamente) e un supporto emotivo costante. Tra gli svantaggi vi è il rischio di eccessiva pressione, difficoltà nel separare ruoli familiari e professionali e il possibile isolamento da esperienze esterne.
Infine ultimo ma non per importanza, l’aspetto economico…
Come ben sappiamo il tennis, soprattutto quello di alto livello, non è uno sport economicamente sostenibile per tutte le famiglie. In particolar modo i nuclei familiari con risorse limitate, si trovano costretti a ricorrere all’autoformazione per contenere le spese. In questo contesto, i genitori, spesso con una solida conoscenza del gioco, assumono il ruolo di allenatori, garantendo continuità e supporto costante