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    TennisTalker MagazineCuriositàI bad boys del tennis: geniali, ribelli e polemici. Ma sono amati o odiati?
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    I bad boys del tennis: geniali, ribelli e polemici. Ma sono amati o odiati?

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    In occasione dell’inizio degli IBI2025 e ricordandoci del famoso episodio del lancio della “sedia” da parte di Nick Kyrgios nel 2019. Una lunga disamina sui bad boys e le bad girls che popolano e popolavano i campi da tennis

    Nel mondo elegante e tradizionalista del tennis, i “bad boys” sono sempre stati figure affascinanti e divisive. Conosciamoli un po’ più da vicino

    Istintivi e spesso sopra le righe, i bad boys hanno rotto gli schemi, fatto infuriare gli arbitri e stregato il pubblico. Alcuni, comportandosi così, sono diventati vere e proprie icone, capaci di ridefinire il concetto di celebrità sportiva. Altri forse hanno, con questo loro atteggiamento, sprecato un talento puro e cristallino.

    Ma chi sono i bad boys del tennis? E perché continuano a far parlare di sé?

    John McEnroe – il capostipite dei bad boys

    John Patrick McEnroe Jr è stato il primo e rimane ancora oggi il più ricordato tra i tennisti che abbinavano genio e sregolatezza a una grande dote: saper giocare divinamente a tennis. Statunitense classe 1959, John ha rappresentato il faro per molti appassionati che non si identificavano nella glaciale concentrazione del suo grande rivale Bjorn Borg, ma che piuttosto vedevano in lui un appiglio con il quale poter affermare: “Anch’io mi comporto così, anch’io quando sbaglio urlo, inveisco e mi arrabbio…ma se lui è arrivato lì, forse non sono così sbagliato”. La rivalità con Ice Man è rimasta nella storia ed è stata documentata anche nel grande schermo.

    Sicuramente il tennis è uno sport molto cervellotico e, come tutti noi ben sappiamo, è lo sport dove la testa influisce maggiormente. Inoltre il tennis è lo sport dove la correlazione tra il proprio carattere e il proprio stile di vita con lo stile di gioco che si applica in campo è maggiore. Quello di McEnroe è un ulteriore esempio di questo fatto: grazie alle sue doti incredibili al servizio e alla sua tecnica, John personaggio istrionico e mondano anche fuori dal campo, applicava nel rettangolo di gioco un tennis molto offensivo che si addiceva al suo modo di vivere.

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    The Genius, è stato numero 1 del mondo per quattro anni consecutivi dal 1981 al 1984 e ha vinto 7 titoli del Grande Slam (3 Wimbledon e 4 Us Open) in singolare, 9 in doppio e 1 in doppio misto. È l’unico tennista uomo al mondo ad aver vinto oltre 70 titoli sia nel singolare (77) sia nel doppio maschile (79).

    Colui che è diventato campione e icona di ribellione sportiva lega la sua carriera alla frase più rappresentativa delle sue sfuriate: “You cannot be serious!”, è diventata parte della cultura pop. John protestava facilmente, lanciava racchette come fossero frecce, sfidava gli arbitri e si scagliava contro le decisioni più banali.

    Ma dietro quell’ira c’era un giocatore ipercompetitivo, ossessionato dalla perfezione, e spesso frustrato da se stesso più che dagli altri.

    Nick Kyrgios – Il bad boy moderno

    L’abbiamo già citato ed è forse il simbolo più attuale di questa numerosa lista di tennisti non convenzionali. Nick Kyrgios: iper talentuoso, imprevedibile e spesso sopra le righe. Le sue uscite verbali, i colpi spettacolari, le squalifiche e i rapporti burrascosi con il pubblico e colleghi lo hanno reso una figura antagonista. Ma dietro l’immagine da “cattivo”, c’è un giocatore profondo, spesso in lotta con sé stesso e con le pressioni del circuito.

    Nato nel 1995 a Canberra, a differenza di McEnroe, qui il carattere ribelle non ha supportato una carriera da campione. Il massimo raggiunto della carriera dell’australiano è stata la finale di Wimbledon 2022 persa con Novak Djokovic. Il talento cristallino, i colpi geniali e imprevedibili, le sfuriate, tutto ciò è Kyrgios: uno showman. L’australiano non gioca per accumulare titoli, ne tantomeno per vincere ma per esprimersi. È un tennista maggiormente attratto dall’impatto che hanno sul pubblico le sue azioni che dal semplice risultato.

    Un personaggio senza dubbio divisivo

    Nick ha battuto i migliori della storia come Federer, Nadal e Djokovic, più di una volta e spesso con stile e nonchalance disarmanti. Tuttavia ha dichiarato più volte di odiare il tennis, rivelando un rapporto di amore/odio con lo sport che lo ha reso famoso. In campo è noto per i monologhi, i colpi “alla Kyrgios”, come il servizio dal basso o i tweener e per i frequenti litigi con arbitri, pubblico e allenatori. Negli ultimi tempi l’oceanico è più famoso per le sue posizioni nette contro Sinner (sul caso Clostebol) che per le sue gesta in campo.

    È un personaggio controverso, che divide il pubblico: chi lo ama, lo fa per la sua autenticità, chi lo odia, non tollera la mancanza di rispetto verso lo sport. Ma tutti, in fondo, aspettano il suo match per divertirsi e, se avessero un biglietto, andrebbero subito a vederlo. Proprio per assistere a uno show!

    Tra gli altri moderni ribelli: Moutet, Bublilk, Rune e Shelton

    Corentin Moutet è noto per il suo talento naturale e la sua tecnica sopraffina, ma anche per il suo temperamento focoso. Recentemente, durante un incontro al Madrid Open, Moutet ha rotto la sua racchetta in segno di frustrazione dopo una chiamata controversa dell’arbitro, per poi ritirarsi improvvisamente dalla partita. Prima di lasciare il campo, ha ironicamente offerto la racchetta rotta a un bambino tra il pubblico, suscitando fischi da parte degli spettatori. Questo episodio ha attirato critiche e potrebbe comportare sanzioni disciplinari per il tennista francese.

    Non è il primo atteggiamento poco consono del francese che ultimamente è quasi arrivato alle mani con un altro tennista focoso Alexander Bublik. Bublik è uno di quei giocatori che potrebbero battere chiunque e perdere da chiunque. Il suo gioco è un mix di: estro puro e colpi pazzi. Anche lui ha dichiarato di odiare il tennis aggiungendo che gioca solo perché è bravo e ciò gli permette di guadagnare bene:“Se non fosse per i soldi, non toccherei mai una racchetta.”

    Anche in futuro lo spettacolo extra campo è assicurato: i giovanissimi

    Holger Rune è un giovane talento danese che ha rapidamente scalato le classifiche ATP grazie al suo gioco potente. Tuttavia, il suo atteggiamento in campo è caratterizzato da eccessi e occasionali scontri con gli arbitri, il che gli ha valso la reputazione di “bad boy” nel circuito. Rune ha dichiarato di non identificarsi con questa etichetta, sostenendo che la sua passione per il tennis e la sua competitività siano la causa delle sue reazioni intense.

    Ben Shelton giovane americano dallo stile elettrico. Celebre per il suo “dial the phone” (il gesto della cornetta dopo i punti decisivi) è stato rimandato al mittente da Djokovic dopo averlo battuto agli US Open 2023. Ben non è un bad boy classico. Lui non teme i big e non si scusa per il suo stile, spesso risultando arrogante ai più, in stile USA college sport. È salito alla ribalta delle cronache per la pallata in doppio a MonteCarlo contro Andrea Vavassori che ha costretto l’italiano al ritiro a Barcellona.

    I Bad Boys all’italiana: Fognini e Panatta

    Fabio Fognini – Genio e sregolatezza tricolore

    Fognini è forse il bad boy italiano per eccellenza. Geniale con la racchetta, a volte imprevedibile nella testa, è famoso per le sue esplosioni verbali, le multe salate e i comportamenti al limite. Ma è anche un talento puro, capace di colpi impossibili e di imprese memorabili. In lui convivono l’anima passionale del tennista mediterraneo e quella fragile del campione tormentato. Spesso a Fabio nelle interviste domandano:“Dove sarebbe potuto arrivare Fognini senza questo carattere?” e la risposta è sempre: “Forse più in alto, ma probabilmente un Fognini più tranquillo sarebbe potuto essere 50 del mondo”. Questa può sembrare una risposta banale ma non lo è. In un discorso più generale, che riguarda tutti questi “ribelli”, bisogna constatare che loro sono arrivati lì con questo carattere volente o nolente. Dunque la considerazione che sovente tutti noi tifosi e appassionati facciamo del “Sì, è stato forte…ma con la testa di “X” sarebbe arrivato a vincere tutto” è profondamente sbagliata.

    Adriano Panatta – Il ribelle elegante

    Facciamo un passo indietro nel tempo e torniamo negli anni ’70. Adriano Panatta fu il primo a rompere certi schemi, soprattutto in campo italiano. Capelli lunghi, sguardo da playboy e comportamenti da rockstar dentro e fuori dal campo. Un tennista strepitoso, capace di vincere il Roland Garros nel 1976 e di sfidare apertamente le regole. Due sono gli aneddoti (tra i tanti raccontati da Panatta) che descrivono questo carattere libertino:

    • Il primo, il più famoso quando, in finale di Coppa Davis contro il Chile del generale dittatore Augusto Pinochet, Adriano propose al suo compagno di doppio Paolo Bertolucci di scendere in campo con la maglietta rossa. Bertolucci, secondo le ricostruzioni dei due giocatori, era all’inizio riluttante e anche un po’ timoroso ma poi Panatta riuscì a convincerlo. Il giorno dopo i due vinsero portando la prima insalatiera della storia in Italia (dopo numerose polemiche politiche interne);
    Panatta-Bertolucci Davis 1976 Chile magliette rosse
    Panatta-Bertolucci Davis 1976 Chile magliette rosse – foto profilo X “Osnmitalia”
    • Il secondo episodio è figlio di un tennis e di un mondo che ormai non esiste più. Sempre in coppa Davis nel 1977 l’Italia si trovava a disputare la finale della zona Europea di qualificazione in Spagna a Barcellona. Dopo la vittoria del singolare della domenica mattina da parte di Corrado Barazzutti che portò l’Italia alla vittoria matematica per 3-1, il capitano della compagine azzurra Nicola Pietrangeli scelse di schierare a risultato raggiunto Tonino Zugarelli, il quale però non aveva con sé il materiale per disputare il match (racchette, completo, ecc…). Si “sacrificò” Panatta che scese in campo accompagnato da bordate di fischi e insulti. Il romano, senza storia, perse 6-0 6-1 da Javier Soler in pochi minuti. Al termine della partita, mentre i due uscivano dal campo l’italiano fu oggetto di lanci di cuscini da parte del pubblico e all’ennesimo insulto cominciò una rissa a bordo campo con gli spettatori.

    E le bad girls? Ci sono tenniste anticonvenzionali?

    Anche nel mondo femminile la ribellione verso le regole imposte dal tennis giocato da parte delle giocatrici è ben presente. Nel dorato, rigoroso e a volte quasi regale mondo del tennis femminile, ogni tanto si alzano polveroni, si spezzano racchette e volano parole grosse. Gonne corte, racchette rotte e lingue taglienti.

    Danielle Collins – La pantera americana

    Danielle Collins non entra in campo: irrompe. Sguardo tagliente, pugni stretti e una grinta che potrebbe alimentare una centrale elettrica. Americana DOC, laureata in economia, ha lo spirito competitivo di chi è abituata a combattere per ogni centimetro.

    Urla da battaglia, sguardi che fulminano e una franchezza che spiazza. Dopo ogni punto vinto, esplode come se avesse appena conquistato Wimbledon. E se qualcosa non le va… te lo dice. A volte si scontra col pubblico, con l’arbitro o con se stessa. Ma mai, mai le manca convinzione. Collins è stata definita addirittura la “tennista più odiata al mondo“.

    Nell’ultimo periodo, la statunitense sta vivendo una seconda giovinezza tennistica, annunciando il ritiro, ma vincendo tornei come se nulla fosse. L’episodio più fresco di questa serie di sfuriate è accaduto proprio qualche mese fa. Australian Open 2025, secondo turno contro l’australiana Aiava. La tennista di casa è sostenuta dal suo pubblico in modo molto caloroso il che ha portato il match al terzo. La nordamericana se l’è presa per parole e fischi e quando ha vinto ha urlato, fatto gesti e mandato baci verso tutti i settori degli spalti. Fischi e buuu le sono piovuti addosso. Anche le sue parole in conferenza stampa non sono passate inosservate.

    Yulia Putinseva – La rissosa elegante

    Yulia Putintseva la piccola esplosiva. Kazaka di nascita, cresciuta nel tennis russo, porta in campo un’energia da combattente urbana e un linguaggio del corpo che farebbe impallidire tutti nei suoi giorni peggiori. I problemi? Parla troppo con sé stessa, con l’avversaria, con l’arbitro, con il cielo. Se potesse, litigherebbe anche con i piccioni che svolazzano sopra il campo. È una teatrante: mimiche, espressioni facciali da Oscar ogni partita è uno show. Aggiungiamoci poi che, come tutti, non ama perdere. A volte il suo atteggiamento è “borderline”, ma il talento è reale. La kazaka poi è salita alla ribalta del mondo del tennis per il suo brutto gesto contro una raccattapalle al terzo turno degli Us Open.

    Serena Williams – La regina col pugno chiuso

    Abbiamo iniziato questa lunga lista di ribelli con una leggenda maschile (John Mcenroe), la concludiamo con un’altra campionessa, forse la più grande, del tennis femminile. Serena Williams è icona, leggenda e la sua carriera ha ispirato migliaia di appassionati.

    Tuttavia Serena è anche protagonista di alcune delle sfuriate più memorabili della storia recente. E quasi tutte contro gli arbitri o giudici di linea. Serena è statunitense e il torneo dove sentiva maggiormente la pressione era lo US Open. Gli episodi di maggior risalto infatti sono accaduti tutti qui:

    2009: “I’ll shove this ball down your throat”

    In semifinale contro Kim Clijsters. Serena sta servendo per rimanere nel match, sotto 15-30. Viene chiamato foot fault da una giudice di linea — una delle chiamate più rare e discusse, soprattutto in un momento così delicato. La penalità porta al match point per Clijsters. Serena esplode. Si avvicina alla giudice di linea e le dice la famosa frase. Esito? Penalità per condotta antisportiva e punto di penalità. Ciò comporterà alla fine del match con la vittoria di Clijsters. Serena verrà poi multata per 82.500 dollari.

    US Open 2011 – “You’re a hater and you’re unattractive inside”

    Anche qui a New York, Serena raggiunge la finale contro Samantha Stosur. Williams colpisce una palla e urla “Come on!” prima che l’avversaria completi il colpo. L’arbitro ha deciso: interferenza verbale e punto a Stosur. Serena perde la testa. Rivolge una serie di epiteti al giudice di sedia Eva Asderaki con commenti passivo-aggressivi e pesanti: “If you ever see me walking down the hall, look the other way. You’re a hater and you’re unattractive inside“. Sconfitta anche in questo caso, la classe 1981 affronterà una nuova multa da 2.000 dollari e una “gogna mediatica” dovuta alla recidiva.

    US Open 2018 – “You owe me an apology!”

    Finale contro Naomi Osaka. Serena lotta per il suo 24° Slam. L’arbitro portoghese Carlos Ramos le dà un warning per coaching (gesti del coach Patrick Mouratoglou). Lei nega tutto con forza. Durante il match Williams poi si infuria pesantemente: “I don’t cheat to win. I’d rather lose!”, dopo aver subito break spacca la racchetta. Chiama ladro il giudice di sedia : “You stole a point from me. You’re a thief!” il che gli costerà game penalty.

    A fine partita scoppia la bufera. Naomi Osaka vince il match, ma la premiazione è surreale contornata tra fischi e lacrime. Serena viene nuovamente multata per 17.000 dollari. Mediaticamente diventa un caso globale e i tifosi si dividono in due fazioni: chi la accusa di essere sopra le regole e chi la difende come simbolo della lotta per l’equità nel tennis femminile.

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