La teenager filippina spreca, lotta e recupera, ma alla fine cede alla numero 4 del mondo, che sabato contenderà il titolo a Sabalenka
[4] J. Pegula b. [WC] A. Eala 7-6(3) 5-7 6-3
Dopo una serie di partite balorde, dunque, qualcuno è riuscito a rispettare il pronostico favorevole in un match contro Alexandra Eala, agli sgoccioli di questo pazzo torneo di Miami. Ci è riuscita Jessica Pegula, quarta del seeding e del ranking WTA, ma che fatica. La trentunenne da Buffalo è venuta a capo di una baruffa di due ore e venticinque minuti, il cui andamento a un certo punto ha rischiato di mandare nuovamente di traverso la cena agli ormai terrorizzati allibratori.
Eala, mai fino a questi dieci giorni benedetti oltre il terzo turno di un evento del Tour maggiore, è scesa in campo decisa a sfruttare fino all’ultimo l’inerzia e gli insospettabili superpoteri in dotazione, staccandosi sul 5-2 prima di andare a servire per il set sul 5-3. Qui l’incantesimo magari non si è rotto, ma di sicuro si è un po’ incrinato. I sintomi, bruttini: doppio fallo sul set point; doppio fallo per regalare a Pegula la palla del contro break, naturalmente convertita dalla favorita in panne, la quale, non molto tempo dopo, ha fatto suo il tie break e all’inizio del secondo set è andata avanti di un break.
Una dinamica che avrebbe ammazzato un bisonte, figuriamoci una ragazzina totalmente inesperta a questi livelli. Ma Eala non è una ragazzina qualunque, non questa settimana: la teenager filippina prima ha rimontato il break di svantaggio, poi ha piazzato il colpo in volata, portando la contesa al terzo. Nella frazione decisiva, le due giocatrici hanno veleggiato sull’affidabilità dei rispettivi servizi fino all’ottavo gioco, quando Pegula ha fatto suo il turno in risposta decisivo ai fini dell’esito della contesa. Da non molto era stata valicata la mezzanotte
Poco male per Eala, che infatti, aizzata dai calorosi connazionali in tribuna, ha festeggiato da par suo, avendone peraltro ben donde: oltre al risultato più importante della giovane carriera, adornato da due clamorose vittorie con Keys e Swiatek, Alexandra potrà godersi l’ingresso tra le prime cento giocatrici al mondo, con tanto di lussuoso best ranking intorno alla piazza settantacinque in arrivo lunedì.
Pegula, esausta, sabato proverà ad allargare la bacheca posizionandovi il quarto trofeo “Mille“. I precedenti con chi glielo contenderà, Aryna Sabalenka, le sono sfavorevoli: due vittorie a fronte di sei sconfitte, le ultime due arrivate lo scorso anno in altrettante finali pesantissime, a Cincinnati e, soprattutto, allo US Open. “Sono molto, molto stanca,” ha detto Jessica, reduce da un’altra maratona nei quarti per battere Emma Raducanu, davanti ai microfoni. “Lei (Eala, NdR) è un’ottima giocatrice, non c’è bisogno che lo dica io. Non ha paura di prendersi dei rischi, colpisce presto la palla e la rivedremo ancora a questi livelli“.
Elogiata la giovane rivale, occhi sulla finale di sabato: “Sto rispondendo bene,” ha detto Pegula, “e contro Sabalenka, una delle migliori battitrici del circuito, rispondere bene è fondamentale. Penso che a lei piacciano i campi un pochino più veloci, ma sta giocando con grandissima confidenza, sarà dura. Lo scorso anno, a New York, sono stata sopra 5-3 nel secondo, chissà come sarebbe potuta andare“. Finale aperta, con una favorita. Ma le favorite, in questo torneo di Miami, sono finite spesso con le gambe all’aria.