Van de Zandschulp batte al terzo set una versione sconfortante del cinque volte campione. Alcaraz sul velluto. Fonseca cede di schianto
Botic Van de Zandschulp ha già avuto l’onore e l’onere di chiudere la carriera di Rafa Nadal alle finali di Coppa Davis di Malaga lo scorso novembre; non quella di Djokovic, che andrà avanti ancora un po’: per qualche settimana, mese o anno non è dato sapere, ma i dubbi sulla possibilità di rivederlo in azione nel deserto di Palm Springs iniziano a essere tantini. Nole si è sgretolato al cospetto del palleggio tignoso ma senza grandi slanci dell’olandese, incapace per lunghi tratti di trovare la misura dei suoi colpi, specialmente del dritto, e in generale di entrare in sintonia con il match dopo un avvio da tregenda.
Una comodissima volée di rovescio ciccata dal cinque volte campione ha regalato a Van de Zandschulp il primo break dell’incontro per il 2-1, break bissato nel quinto game dal giocatore orange, che ha avuto gioco facile nel chiudere la prima frazione in ventotto minuti. Nel secondo set Djokovic è andato avanti 5-1 con doppio break facendo tornare alla memoria degli spettatori sugli spalti e davanti alla TV le innumerevoli volte in cui il campione serbo ha sbranato un match dopo un avvio sottotono. Nonostante qualche titubanza al momento di chiudere, Nole è in effetti riuscito ad allungare la partita al terzo, ma contrariamente alla prassi non ha preso il controllo di un bel niente, anzi: l’onesto Botic – 7 su 7 con la seconda e dieci punti in più nel parziale – ha dominato il set decisivo, finendo per chiudere la partita in due ore e due minuti quando Djokovic ha buttato l’ennesimo rovescio.
Per il ventiquattro volte campione Slam è la terza sconfitta consecutiva, dopo il ritiro nella semifinale di Melbourne con Sascha Zverev e il KO patito all’esordio a Doha contro Matteo Berrettini. Il quadro è fosco, il futuro incerto. Vedremo se Nole atterrerà a Miami, come deciderà di programmare il resto della primavera, ma i segnali sono sconfortanti.
Più tranquillo il debutto di Carlos Alcaraz, che ha battuto in due Quentin Halys e sarà ora protagonista insieme a Denis Shapovalov del terzo turno più goloso tra quelli sul carrello: il canadese, (quasi) tornato sui livelli che sospettavamo gli competessero, ha lasciato cinque game al qualificato australiano Walton e vinto la nona delle ultime dieci partite disputate: speriamo non gli passi l’ispirazione.
Ispirazione che non ha lasciato Joao Fonseca, ma il ragazzo ha bisogno di tempo per metabolizzare il nuovo status da superstar e inquadrare il proprio spumeggiante gioco. Dopo il precoce trionfo di Buenos Aires era lecito aspettarsi un po’ d’altalena, ci mancherebbe altro. Ieri, contro un giocatore forte come Jack Draper, Joao ha ceduto di schianto dal 4-3 a favore nel primo set, perdendo i successivi nove giochi consecutivi. Una lezione no, il sintomo di un necessario periodo d’assestamento sì. Con i ragazzi ci vuole pazienza.