Sascha è apparso comprensibilmente giù di corda davanti ai giornalisti: “Non voglio essere ricordato come il più grande giocatore di sempre a non aver mai vinto uno Slam”
È uno Zverev comprensibilmente tristissimo quello che si presente di fronte alla stampa dopo la sconfitta in tre set contro Jannik Sinner nella finale dell’Open d’Australia. Tristissimo, sì, ma lucido. E le risposte alle domande che gli vengono poste ruotano attorno a un unico, grande concetto, riassumibile in sei parole cardine: “Jannik è più forte di me”.
A chi gli chiede quale sia stata la grande differenza tra lui e l’avversario nella finale appena andata in archivio, Zverev risponde in modo parecchio tranchant, riconoscendo i grandi meriti dell’avversario. “Ha giocato meglio di me – si è trovato più volte a rimarcare Sascha -, è molto semplice. Possiamo fare tutti i ragionamenti che volete, ma alla fine il tennis è definito da cinque o sei colpi cardine e ruota attorno a cinque o sei grandi fattori: io servo meglio di lui, ma lui ha un dritto migliore, un rovescio migliore, una risposta migliore, gioca meglio la volée e si muove meglio. Quindi non è sorprendente che mi abbia battuto“.
Una risposta dello stesso tenore, anche perché in gran parte anticipata in quella precedente, è riservata all’inviato che gli domanda quali siano le grandi differenze tra il Sinner affrontato allo US Open del 2021 e del 2023 rispetto al giocatore visto oggi: “Semplice – constata amaro Zverev -, serve meglio, gioca meglio dritto e rovescio e si muove meglio. È migliorato in tutto. Ricordo quei match, e quando gli scambi si allungavano avevo la sensazione di poterli vincere io. Oggi non è più così; oggi Jannik non ti lascia spazi, mette grande pressione ed è molto difficile contendergli un punto da fondocampo. Ricorda Novak all’apice“.
Senza mezzi termini anche la considerazione relativa alle performance del tennista italiano sui campi duri. “Sinner è nettamente il più forte di tutti sui campi in cemento. Ha vinto gli ultimi tre Slam su questa superficie e in generale nell’ultimo anno e mezzo ci ha perso tre o quattro partite. Siamo in un Universo completamente diverso rispetto a chiunque altro“.
Durante la premiazione, Sinner ha confortato amichevolmente uno Zverev atterrito e prossimo alle lacrime: “Ero in una situazione difficile, emozionale, perché volevo davvero vincere, e invece non ci sono andato nemmeno vicino. Jannik mi ha detto che prima o poi alzerò uno di questi trofei“. Il numero due del mondo è consapevole che ci sarà da lavorare ancora e ancora: “Sono arrivato preparato, l’avvicinamento al match è stato perfetto ed ero convinto di avere delle buone chance, invece mi ha spazzato via. Forse se avessi vinto il secondo set (perso al tie break, con tanto di nastro sfortunato sul 4 pari che ha dato a Sinner il minibreak decisivo, NdR) la partita avrebbe preso un’altra piega; sinceramente quando sono finito sotto di due set mi sono demoralizzato. Non ho smesso di lottare, ma la montagna era davvero troppo alta da scalare“.
Il proposito rimane quello, cercare di accorciare la distanza che lo separa dai migliori: “Continuerò a lavorare, a provarci: non voglio essere ricordato come il miglior giocatore di sempre a non aver mai vinto uno Slam“.