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    Alejandro Davidovich Fokina, “A partir da lì avevo avuto un crollo mentale, una caduta libera”

    Oggi riproponiamo degli spezzoni di un’intervista rilasciata da Alejandro Davidovich Fokina a Tennis Major il 10 aprile, lo stesso giorno in cui è iniziata la sua corsa al Master 1000 di Monte Carlo, corsa che solo Tsitsipas in finale riuscirà ad arrestare. Ora come ora Fokina e Alcaraz sono i più giovani e promettenti tennisti spagnoli nel Tour ATP – Fokina, anche se dall’aspetto non si direbbe, è solo un ’99. Se di recente di Alcaraz non si fa che parlare in lungo e i largo lo stesso non si può dire per il suo connazionale, alla cui storia, specie visti i successi appena raccolti, vogliamo dare più risonanza. Cresciuto in Spagna, nato da padre svedese e madre russa, Fokina individua nel suo carattere un ostacolo difficile da superare, che ripetutamente ha messo a rischio l’andamento della sua carriera.

     Dietro al suo avviamento al tennis c’è stato suo padre: “Mi ha introdotto lui al tennis, quando avevo due anni. La racchetta era più grande di me. Mi sono allenato con lui per sei mesi, dopo quei sei mesi ho avuto il mio primo allenatore.  E da lì ancora gioco a tennis, giro il mondo”. 

    La ferma convinzione di voler essere un giocatore professionista non è arrivata poi tanto tempo fa: “Lo scorso anno forse (ride). No, credo due anni fa, quando avevo vent’anni. Quando ho cominciato a giocare più (eventi) ATP e Challenger. Ho sentito di voler continuare con questo sport. Vincevo partite, mi sentivo bene con me stesso. Penso due anni fa”.

    Si passa al tema della sua personalità: “La mia personalità è abbastanza particolare. So di essere in ritardo rispetto agli altri, come mentalità sono ancora un po’ indietro. Ci sono molti giocatori che hanno fatto questo salto, io ancora no. Ci sono dentro, e la verità è che mi sento sempre più vicino a fare questo salto, ad arrivare a questa meta a cui aspiro, in modo da esprimere appieno il mio potenziale. La verità è che si tratta di un lavoro duro, però sì, la mia personalità non mi ha dato certe opportunità perché sono sempre stato come una montagna russa. C’è voluto del tempo per decidermi, però sì, adesso sono qui per prendere questa decisione”.

    Non ha dubbi su quale giocatore lo abbia più influenzato durante il suo percorso di crescita: “Federer. È tutto. Voglio parlare con lui un qualche giorno, perché la sua personalità era più o meno come la mia. Spaccava tutto, tutto il tempo dava di matto. E un giorno ha cambiato la sua mentalità, e ha cominciato a giocare come uno dei migliori”.

    Quando l’intervistatrice ha accennato al suo passaggio dagli juniores ai professionisti definendolo piuttosto regolare, Fokina non s’è detto d’accordo. Dall’esterno poteva anche sembrare così, ma per come l’ha vissuta lo spagnolo è stata tutta un’altra storia: ”Quando avevo vinto Wimbledon juniores mi era successo qualcosa di simile. Sono stato due mesi senza poter prendere in mano la racchetta. Dopo aver vinto il torneo avevo giocato in uno dei miei primi Futures, ed era andata così male che nella mia mente era tutto un ‘non ci capisco nulla’. Dopo quella partita avevo avuto un crollo. Al Roland Garros (2021) mi era successa la stessa cosa (Fokina era partito piuttosto bene contro Zverev prima di finire demolito dal tedesco). E poi durante la stagione sull’erba stavo giocando bene finché nella mia testa non era come scattato un interruttore: ‘non so giocare’ mi dicevo. All’improvviso la mia testa non era più buona per giocare. Dopo questo c’era stato Wimbledon, stavo vincendo due a zero e persi in cinque set. A partir da lì avevo avuto un crollo mentale, una caduta libera. È qualcosa che ho bisogno di migliorare, di volta in volta lo comprendo meglio, e alla fin fine quando tocchi il fondo impari, e ti dici ‘non voglio più finire così perché si sta male’, ho vissuto molto male quei mesi. E ora mi godo il tennis e so di non voler più toccare il fondo”.

    Chiudiamo sulla lista degli obiettivi per l’immediato futuro: “Per prima cosa comprendere il tennis, questo viene prima di tutto… divertirmi e entrare tra i migliori venti al mondo il più velocemente possibile”.

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