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    Tennistalker intervista: Omar Camporese, commentatore per l’emittente nazionale!

    Omar Camporese (Bologna, 8 maggio 1968) è un ex tennista italiano.

    Insieme a Corrado Barazzutti, è l’unico tennista italiano ad aver vinto due tornei ATP sul sintetico, superficie sulla quale ha ottenuto vittorie contro giocatori del calibro di Ivan Lendl, Jim Courier, Stefan Edberg, Goran Ivanišević, Michael Stich, Carlos Moyá, Sergi Bruguera ed Emilio Sánchez.

    È il quarto tennista italiano in ordine di tempo (su un totale di 11) a essere entrato tra i primi 20 giocatori del mondo dall’introduzione della classifica computerizzata. Con il 18º posto in singolare del febbraio 1992 vanta l’ottava migliore classifica ATP raggiunta da un tennista italiano, a pari merito con Andrea Gaudenzi e Andreas Seppi. In doppio raggiunse il suo miglior ranking al n° 27. (wikipedia)

    Come è stato commentare le ATP Finals su RAI2 in diretta nazionale?

    Emozionante, tantissimo. Il primo giorno ero un pesce fuori dall’acqua, era una cosa che non avevo mai fatto prima. Ero anche un po’ agitato, oltre che emozionato.

    Come è nata la collaborazione?

    Mi ha telefonato Alessandro Fabretti, il direttore di Rai 2, e mi ha detto che avrebbe avuto piacere che ci fossi io a seguire l’evento.

    Un tuo commento sulle Finals e sugli italiani?

    L’evento è stato straordinario, è il primo evento che si fa in Italia di un livello così alto. Torino ha chiamato tantissima gente, tantissimo pubblico. L’organizzazione l’anno prossimo sarà ancora migliore, l’esperienza sicuramente aiuta.
    Gli italiani sono stati sfortunati, Berrettini si è fatto male subito. Ma la fortuna è stata che dietro a Berrettini c’era Sinner. In generale però mi sento di dire che la qualità tennistica di quest’anno non fosse molto alta. Credo che, come livello dei giocatori, sia stato il peggior Master. Quando cominciano a mancare Feder e Nadal la differenza si vede.

    Giovedì è cominciata la Coppa Davis. Per te è sempre stato un evento importante. C’è una partita che ti è rimasta particolarmente nel cuore?

    Ricordo bene tutte le Coppe Davis perché quando giochi per la propria nazione ci metti la faccia e dai tutto. Ho sempre cercato di essere al massimo. E’ una manifestazione a cui tenevo tantissimo.
    Tieni presente che a livello economico quello che noi prendevamo, rispetto ad oggi, è irrisorio.
    Quindi quando sento che, per esempio, Sinner non è voluto andare a giocare le Olimpiadi personalmente lo trovo un po’ strano perché per me difendere i colori italiani è sempre la cosa principale. Rispetto tutte le decisioni, ma credo che quando devi giocare le Olimpiadi o la Coppa Davis, non ci sia nulla che ti possa tenere distante. Giocare per l’Italia è sempre stato qualcosa di gratificante.

    Ti piace la nuova formula della Coppa Davis?

    Zero, zero, zero. Il romanticismo del week-end dove si sta sul divano a guardare la tua nazione che gioca è fantastico. Invece adesso questa formula non ti fa stare attaccato alla televisione.

    Come vedi la squadra di quest’anno dell’Italia in Davis?

    E’ una bella squadra. Abbiamo Fognini che ha giocato tanto in Davis quindi ha esperienza, Sinner è nei primi 10 quindi è il numero 1, e poi ci sono gli altri come Sonego che ha avuto un’annata spettacolare e c’è Musetti. Secondo me l’Italia con i giovani Sinner e Musetti per i prossimi 10 anni può dormire tranquilla!

    Con tutti questi forti giocatori italiani, tu che insegni il tennis anche ai ragazzini, riscontri che sia aumentato il numero di iscrizioni?

    source:https://www.google.it/imgres?imgurl=https://www.enordest.it/wp-content/uploads/2020/08/jalisse-3.jpg&imgrefurl=https://www.enordest.it/2020/08/23/omar-camporese-dirige-il-tennis-del-green-garden/&tbnid=tac8kVWOlixLlM&vet=1&docid=6236L_OCgAljyM&w=1200&h=1148&itg=1&source=sh/x/im

    I giocatori forti sono sempre stati un traino per i ragazzini. Una volta c’era Panatta, poi tra la metà degli anni ’90 e il 2000 c’è stato un declino. Fino agli anni ’90 – quando giocavo io – il tennis era il secondo sport in Italia dopo il calcio. Poi anche la televisione, mancando gli italiani, non ha più seguito molto questo sport e anche questo non ha giovato al tennis. Il Covid, tra virgolette, ci ha aiutato. Abbiamo sempre potuto giocare perché non è uno sport di contatto e quindi anche chi prima giocava a basket o andava in piscina ha iniziato a giocare a tennis e questo ha giovato molto
    al sistema.

    Tu cha hai avuto tanti infortuni nella tua carriera, che consiglio daresti adesso a Berrettini?

    Appena si è fatto male mi hanno chiesto proprio questo perché lui avrebbe voluto giocare. Ho detto a Vincenzo Santopadre (ndr. il suo allenatore) di non farlo giocare, uno perché se si fa male rischia anche la prossima stagione, due sei a Torino, tre hai dietro un italiano quindi se per caso giochi la seconda partita e ti dovessi ancora una volta ritirare l’opinione pubblica non ti perdona. Berrettini ha provato ad allenarsi perché è difficile ritirarsi da queste competizioni: sei per la prima volta a Torino, hai dato tutto per qualificarti però alla fine ha giustamente ragionato di testa e non di cuore.
    E’ stato molto sportivo, noi quando ci ritiriamo è perché veramente stiamo male e giocare non essendo al 100% sarebbe stato assurdo.

    C’è qualcosa che vorresti dire e che non hai ancora avuto l’occasione?

    Mi piacerebbe che la gente si ricordasse di me non come la promessa non mantenuta, ma come un giocatore sfortunato. La gente si è dimenticata del mio infortunio che mi ha obbligato a stare fermo per un anno e mezzo. Essere ricordato sempre come quello forte ma che non ha fatto di più è l’unica cosa che mi dispiace.

    Ringraziamo Omar Camporese per l’intervista che ci ha rilasciato. Voi che cosa gli avreste chiesto?

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