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    TennisTalker MagazineATP Toronto, l'ipotetico percorso di Lorenzo Musetti

    ATP Toronto, l’ipotetico percorso di Lorenzo Musetti

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    Il kid di Carrara alla prova sul cemento canadese: un cammino tra volti noti, trappole tattiche e rivincite in attesa

    Dopo una lunga parentesi sulla terra battuta, fatta di saliscendi emotivi e qualche lampo d’autore, per Lorenzo Musetti è arrivato il momento di misurarsi di nuovo con il cemento. A Toronto il tennista di Carrara ritrova l’estate dei grandi tornei nordamericani, quelli dove serve prendersi il tempo – o strapparlo all’avversario – senza poter più contare sugli appoggi larghi della terra. Il sorteggio gli ha consegnato un percorso pieno di snodi interessanti, tra volti noti, incroci inediti e intrecci stilistici che promettono scintille. Proviamo a immaginare come potrebbe andare.

    Secondo turno – Un ricordo amaro dalla Cina

    In qualità di terza testa di serie, “Muso” godrà di un bye al primo round, e al secondo attende il vincitore dell’incontro tra Juncheng Shang e un qualificato. Il cinese ha già sconfitto l’azzurro nell’unico precedente tra i due, andato in scena nella finale del Chengdu Open 2024, disputata proprio sul cemento, alla fine della quale Shang ha prevalso in due set. In quell’occasione, il toscano ha faticato a trovare ritmo e profondità, lasciando campo a un avversario giovane ma già solido, capace di tenere alta l’intensità e contenere le variazioni. Il gioco ordinato e regolare del cinese potrebbe metterlo di nuovo alla prova: sarà fondamentale spezzare la monotonia e alzare la qualità nei momenti chiave: Lorenzo ha le qualità per mischiare le carte.

    Terzo turno – Il talento di Michelsen e il test di tenuta

    Al secondo turno, Lorenzo potrebbe affrontare Alex Michelsen, sempre che lo statunitense riesca a superare il primo round con Gael Monfils: le cose scontate sono altre. Michelsen è un classe 2004 dal tennis esplosivo, cresciuto sul cemento, dotato di un servizio incisivo e di un dritto molto aggressivo. Tuttavia, lo statunitense non ha ancora dimostrato piena solidità nei match tatticamente complessi. Il carrarino, se in giornata, ha gli strumenti per metterlo in difficoltà: può alternare ritmo e profondità, usare lo slice per rompere il tempo dell’avversario e costringere il talento USA a giocare fuori equilibrio. Il confronto tra la forza bruta e la variazione intelligente promette comunque un match di buon interesse.

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    Ottavi – L’ondivago Shapovalov

    Agli ottavi di finale, il toscano potrebbe trovarsi di fronte Denis Shapovalov, che arriva da una convincente vittoria a Los Cabos e potrà contare sul calore del pubblico canadese. Il mancino di origini russe ha perso entrambi gli scontri diretti giocati contro Lorenzo nel circuito maggiore (Indian Wells 2024 e Australian Open 2025), ma il loro potenziale duello appare affascinante. Shapovalov è un giocatore istintivo, che ama prendersi rischi, dotato di un rovescio a una mano spettacolare ma incostante. Il toscano, dal canto suo, predilige costruire lo scambio, alternare soluzioni e portare l’avversario fuori posizione (e fuori equilibrio). L’esito di questo confronto dipenderà dalla capacità di Musetti di imbrigliare l’aggressività dell’avversario senza subirne passivamente il ritmo. La luna di Shapo farà il resto.

    Quarti – Ruud, la montagna da smontare

    Nei quarti di finale, l’ex kid di Carrara potrebbe incrociare Casper Ruud, numero otto del seeding. Il bilancio tra i due è favorevole al norvegese, che conduce per 2‑1 nei precedenti, l’ultimo sulla terra di Bastad nel 2023. Ruud è un giocatore estremamente regolare, molto solido da fondo campo e in grado di adattarsi anche al cemento, dove negli ultimi anni ha mostrato evidenti miglioramenti. Per avere una chance, il nostro rappresentante dovrà evitare di entrare nella diagonale di dritto, più favorevole a Ruud, e cercare invece di smontare la struttura degli scambi con variazioni di ritmo, angoli stretti e discese a rete ben congegnate.

    Semifinale – Il vecchio spartito contro Zverev

    In semifinale potrebbe profilarsi la sfida più prestigiosa: quella contro Alexander Zverev, numero uno del seeding. Il bilancio parla sorprendentemente a favore dell’azzurro, che ha vinto tre dei quattro scontri diretti disputati compresi gli ultimi tre in fila, tra i quali spicca l’ultimo, andato in scena nei quarti di finale degli Internazionali d’Italia dello scorso maggio. Il tedesco, lo sapete, è un tennista potente, completo, con un servizio che pesa e un rovescio bimane tra i migliori del circuito. Tuttavia, Zverev tende a soffrire chi spezza il ritmo e lo costringe a pensare troppo. Lorenzo, con il suo tennis fatto di geometrie, cambi di tempo e rovesci in controtempo, ha già dimostrato di saperlo destabilizzare. Nella loro ultima sfida a Roma, il tedesco ha commesso un alto numero di errori non forzati, segno che il piano tattico dell’italiano ha funzionato.

    Finale – Fritz, Shelton o Medvedev: nel mondo dell’imponderabile

    Davvero difficile ipotizzare chi sopravviverà fino in fondo nella parte bassa del tabellone. Tuttavia, i principali sospetti sono Daniil Medvedev, Taylor Fritz e Ben Shelton. Se guardassimo all’esperienza e all’attitudine sulla superficie, Medvedev (2-1 i precedenti per lui, ma Lorenzo ha vinto l’ultimo agli Internazionali) sarebbe il favorito, ma il momento di forma del russo non incoraggia previsioni particolarmente rosee. Danilone ha già vinto il torneo nel 2021 e quando trova il ritmo giusto, con il suo gioco piatto, attendista e iper-razionale, diventa difficilino da scardinare.

    Fritz (sotto 3-2 negli scontri diretti con Musetti, che ha vinto gli ultimi tre in fila) ha un approccio più fisico e frontale, fatto di prime pesanti e dritti filanti, un tennis lineare ma letale se il servizio funziona. Shelton (sotto 2-1 nei precedenti, ma che ha vinto il più recente a Melbourne), sarebbe infine l’incognita più elettrica: mancino, imprevedibile, dotato di un’esplosività naturale che può travolgere o lasciarlo a metà strada.

    Contro ciascuno di questi potenziali sfidanti, Musetti dovrebbe trovare una chiave diversa, adattarsi, senza snaturarsi ma cercando anzi di insinuare granelli di sabbia nei loro ingranaggi standardizzati. Arrivare a giocarsi il titolo con uno di loro significherebbe aver attraversato ogni tipo di ostacolo tecnico e mentale, su una superficie non ancora completamente digerita. E a quel punto il salto di qualità non sarebbe più una speranza: sarebbe un fatto.

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