Conclusi i Championships nel modo che conosciamo, ci permettiamo di distribuire le pagelle di fine scuola, anche se nessuno ce l’ha chiesto. Un voto, una stoccata, una carezza: poi si volta pagina
10 e lode – Jannik Sinner
L’azzurro doma il due-volte campione Alcaraz in quattro set, alza la coppa con l’ananas e scrive “Italia” lì dove nessuno fino a cinque anni fa avrebbe ritenuto possibile si potesse scrivere. A 23 anni è già classico d’antologia.
10 – Iga Swiatek
La Swiatek Bakery serve due ciambelle in finale (tre consecutive se aggiungiamo il dolce di forma toroidale allungato a Bencic in semi), e lascia 35 game alle avversarie in tutto il torneo: numeri martiniani (riferimento ovvio a Navratilova, nove volte regnante all’All England Club), per giunta raccolti in un periodo che pareva cupissimo. Primo sigillo on grass della carriera. Manca la lode perché il percorso non è stato intralciato da bi-campioni in carica.
8 – Carlos Alcaraz
Perde la corona ma resta re di cuori: sorride, applaude il rivale e firma autografi mentre gli sfilano il mantello
7,5 – Novak Djokovic
Ginocchio cigolante, serbatoio mezzo vuoto, però quattordicesima semifinale a Wimbledon: un record che sa di lento epilogo, non di resa.
7 – Amanda Anisimova
Crolla in finale, completamente paralizzata dalla tensione, vero, ma stende la dominatrice Sabalenka e dopo tutto quello che ha passato negli ultimi anni il risultato di Church Road è un premio ma anche un punto di (ri)partenza. Intanto è sette (come il suo voto) del mondo, scusate se è poco.
6 – Aryna Sabalenka
Da numero uno senza rivali a vittima illustre. Capitombola con Anisimova in semifinale e non avremmo voluto essere nei suoi panni visto l’andamento del duello per il titolo. La tigre si lecca le ferite.
9 – Giovanni Mpetshi Perricard
Terzo punto del suo torneo, dall’altra parte della rete il futuro semifinalista Taylor Fritz (7, prima o poi la chance capiterà). Servizio a 153 miglia orarie, nuovo record di Wimbledon. Taylor risponde, lui perde lo scambio ma fa la storia.
6 – All England Club
Impeccabili prato e gerani, meno il tetto: 31 gradi e tifosi svenuti in tribuna. Chiuderlo? “Tradizione“. Anche l’insolazione, purtroppo.
7 – Paolo Bertolucci
Al match-point esplode il suo mantra: “No tripe for cats!“. Colore, ironia e qualche eccesso social: la zampata del vecchio doppista. (6,5 a Elena Pero – “Stavo per piangere“, dichiara dopo il trionfo di Sinner. Emozione a fior di voce, ma appunti nonostante tutto discretamente lucidi).
7 – Royal Box
William & Kate, Kidman in doppiopetto bianco, Wintour con occhiali d’ordinanza, Jessica Alba floreale, Cavill formato Clark Kent e Dominic Cooper stile Paolo Villaggio ne “I Grandi Magazzini“. Glamour obbligato: voto sette, come i Pimm’s a base Gin che nessuno lì dentro berrà mai.
3 – Tsitsipas, Zverev, Medvedev (voto cumulativo, meritano 1 a testa)
Tre top-tre o ex top-tre che salutano al primo turno: Tsitsipas si ritira sotto di due set con il qualificato Valentin Royer e viene rampognato a stretto giro da coach Ivanisevic, Zverev cade al quinto con Rinderknech, Medvedev frana su Bonzi. Tre valigie leggere, uno stesso voto, analista per tutti.
3 – Gli smartphone-maniaci di Centre Court
Sette replay in diretta davanti agli occhi e loro scrollano X in cerca del replay. L’erba cresce lo stesso, la buona educazione no.
4 – Met Office
Pronosticava diluvi, è arrivato il Sahara: avviso giallo per temporali, ma sotto il sole a picco. Barometro da bocciare.
9 – Rufus the Hawk
Sorvola piccioni e polemiche da 17 anni; ora Wimbledon teme il “vuoto di successione” se non farà eredi. Icona alata con contratto a vita.
Premio speciale fuori concorso – Hugh Grant
Nemmeno l’avvincente match tra Djokovic è Cobolli è bastato a tenerlo sveglio: l’attore Hugh Grant si è concesso un pisolino nel Royal Box di Wimbledon, a due passi da Queen Camilla. Love Actually? Più Sleep Actually.