Primo titolo sull’erba londinese per la polacca, che infligge alla malcapitata Amanda un pesantissimo doppio 6-0. Che una finalista dei Championships non raccogliesse nemmeno un gioco non capitava dal 1911
[8] I. Swiatek b. [13] A. Anisimova 6-0 6-0
Un’esecuzione. Una aspetta tutta la vita per giocare la finale di Wimbledon, anzi, come confermerà Iga Swiatek durante il protocollo di premiazione, magari una non ci pensa neanche perché trattasi di sogni inafferrabili. Poi la finale arriva davvero, ma tu, che hai vinto sei partite in due settimane per arrivarti a giocare il titolo più prestigioso del tennis, ti accorgi quando la partita è finita di non esserti presentata.
Iga Swiatek è la nuova campionessa di Wimbledon, regina dell’erba londinese per la prima volta nella carriera e prima atleta polacca in assoluto a sopravvivere in fondo a un tabellone di singolare a Church Road. Amanda Anisimova, con tutto quello che ha passato negli ultimi sei anni, meritava come poche altre questo proscenio, ma non è riuscita a goderselo. In un match – che è stato un non match, una mattanza – durato appena cinquantotto minuti, la giocatrice nata a Freehold è evaporata di fronte al ritmo insostenibile imposto da Swiatek, e non è riuscita a realizzare nemmeno il gol della bandiera.
Per Iga si tratta del sesto trionfo Slam in assoluto, che si aggiunge al poker messo a segno al Roland Garros (2020, 2022, 2023, 2024) e al titolo conquistato allo US Open nel 2022. Con il successo odierno Swiatek centra la sesta vittoria nelle prime sei finali Major disputate in carriera, statistica monstre che permette alla tennista da Varsavia di appaiare nelle speciale classifica nientemeno che Monica Seles.
Riguardo alla partita in sé, davvero poco da dire. Presentandola avevamo scritto che Anisimova avrebbe dovuto accorciare al massimo gli scambi uscendone il prima possibile con il rovescio, ma Swiatek, sagacissima pure nella condotta tattica, non gliel’ha consentito. Ė stata l’ex numero uno del mondo, al contrario, a prendere in mano con decisione il gioco, e, inchiodata l’avversaria sulla diagonale destra, ha spesso costretto quest’ultima a uscite frettolose con il dritto lungolinea, colpo a cui Anisimova non ha affidato le fortune della propria carriera.
Infatti sono fioccati gli errori, una valanga alla fine: Amanda ha chiuso con 28 non forzati, nemmeno lontanamente compensati dal numero dei vincenti (appena 10). Inoltre, la ragazza dal New Jersey ha raccolto poco o nulla al servizio (13 punti su 42, per un misero 31% totale) e, dato forse più impressionante di quelli che l’accompagnano nel tabellino, ha avuto a disposizione palle game (4 totali) in un solo game dell’incontro (il terzo). Inutile aggiungere altro.
L’ormai arcinota Swiatek Bakery, che aveva sfornato un bagel anche nel secondo set della semifinale contro Belinda Bencic, ha messo così insieme tre seizero consecutivi negli ultimi tre set giocati a Wimbledon, aggiornando quindi i conti della panetteria: con quelli raccolti oggi Iga ha toccato quota 82 set senza lasciare alcun game all’avversaria di turno a livello di Tour maggiore, dei quali 29 negli Slam. Un trionfo sotto ogni punto di vista.
“Mi dispiace soprattutto per voi che siete venuti qui per vedere la finale di Wimbledon e io non sono stata all’altezza,” ha detto Anisimova nel corso della premiazione con gli occhi ancora rossi per le lacrime. Stringeva il cuore Amanda, che non meritava una sconfitta così brutale: per quello che ha passato e per la ragazza sensibile che è. Davvero toccante il segmento del suo discorso dedicato alla madre: “Sei l’unico motivo per cui sono diventata ciò che sono,” le ha sussurrato tra i singhiozzi, lei che ha perso improvvisamente il padre-coach Konstantin per un malore improvviso nell’estate del 2019.
Iga, come abbiamo scritto inaugurando questo resoconto, stentava a crederci: “Non avevo mai pensato che un giorno avrei potuto stringere tra le mani questo piatto,” ha detto prima di sottoporsi al fuoco di flash dei fotografi. “Per me era un pensiero davvero troppo alto“.
Swiatek ha riscattato il periodo più difficile della carriera con un trionfo inaspettato sulla superficie per lei più ostica, e risalirà la classifica fino alla terza posizione: davanti a lei ci saranno ancora Sabalenka e Gauff, ma di sicuro Iga si siederà sul podio con un’altra faccia. Le lacrime sulla seggiola di Bad Homburg dopo il KO in finale contro Pegula saranno forse ricordate come una parentesi di tristezza che inaugurò una nuova era.
Amanda, che beffardamente aveva stappato la sua campagna ai Championships 2025 senza concedere nemmeno un gioco a Yulia Putintseva, faccia di tutto per scordare il risultato, anche se non sarà facile, visto che l’unico doppio bagel in una finale di Wimbledon rintracciabile nell’archivio storico risale al 1911: nell’occasione, la campionessa in carica Dorothea Douglass, poi sposata Lambert-Chambers, sette titoli a Wimbledon tra gli inizi del Novecento e la vigilia della Grande Guerra, inflisse un duplice 6-0 alla connazionale Dora Boothby.
Dimentichi, perché c’è comunque parecchio da festeggiare: la prima finale Slam, innanzitutto, raggiunta battendo per via la numero uno del mondo e grande favorita dei bookies Aryna Sabalenka. E poi l’ingresso in top 10 per la prima volta in carriera: da lunedì Anisimova sarà numero sette del mondo.
Farà male lo stesso, perché è naturale che sia così. Tuttavia, quando si risale dall’abisso, un ultimo inciampo non deve farci dimenticare che lo scollinamento è infinitamente più vicino.