Ritratto semiserio — in dieci lampi — dell’unico tennista capace di alternare rovesci da oreficeria e raptus da osteria: multe, scuse lampo, un Masters 1000 strappato a Nadal e una corposa collezione di bersagli mobili. Fine dello show? Speriamo di no
Che succede quando l’ultimo guastafeste del tennis italiano alza la mano e dichiara “Basta, io torno a casa“? Succede che l’All England Club, e un po’ il tennis tutto, di solito ingessato come un collegio svizzero, si ritrova improvvisamente senza il mattatore in bandana e pizzetto che spesso ha reso conferenze stampa e pratiche tennistiche varietà d’altri tempi. Non fraintendetemi. Fogna è stato a lungo tra i favoriti di chi scrive; tra i pochi a esprimere sul campo una naturalezza sovente in grado di mettere in seria ambasce anche i più grandi di ogni epoca, e per referenze si disturbi pure Nadal Rafael, più volte battuto in una saga minore che non ho esitato a suo tempo a battezzare il Fognal.
Se la palla da quel braccio usciva senza sforzi apparenti e velocissima, velocissima è stata anche la lingua dell’istrione da Arma di Taggia: poco incline, parafrasando Giovanni Verga, a rigirare qualche volta in più l’organo nella cavità orale prima di dire qualche enormità, Fabio ha regalato a giornali e social network una sfilza di titololoni da capogiro, figli – oltre che delle imprese sul campo, e sono state tante – di intemperanze, surriscaldamenti, incontinenze verbali, grevi auspici, sinistri auguri, improperi non voluti e trivialità delle più assortite.
Nel day after, il giorno in cui ci rendiamo plasticamente conto che Fogna non ci regalerà più nulla, né rovesci incrociati vincenti, né tutto ciò che ha il campo solo come sfondo, vale la pena di ricordare, in modalità raccolta, le dieci sbroccate più famose della storia di Fabio, fermo restando che di tennisti con quel talento, in Italia e altrove, non ne sono passati tanti e con ogni probabilità non tanti ne passeranno.
Dieci istantanee fogniane (archivio minimo di scandali & genio).
- US Open, 29 agosto 2017 – “Ops, ma che ho detto?”
Stetone Travaglia di là, Fabio fuori controllo di qua: la tirata pleistocenica con l’arbitra Louise Engzell come nolente bersaglio costa a Fabio la sospensione dal torneo (era ancora in gara nel doppio) e una multa fino a 96 mila dollari, riducibile a soli 48 in caso di comportamenti non più riprovevoli nei successivi anni. Punizione severa, ma la vera sanzione sarà vedere l’instant-replay dell’accaduto a ciclo continuo sul grande maxischermo del tennis globale in stile Arancia Meccanica. - Wimbledon, 6 luglio 2019 – “Qui ci vorrebbe una bomba”
Campo 14, erba spelacchiata e 3 mila dollari di multa per una frase che avrebbe fatto impallidire Miss Manners. Gli inglesi storcono il naso, gli altri ridono sotto i baffi, soprattutto Sandgren, che lo elimina al terzo turno dei Championships di quell’anno. - Amburgo, 17 luglio 2014 – Il lapsus etnico
Un reminder di troppo circa le origini dell’avversario, il serbo Filip Krajinovic. Seguono scuse, conferenza riparatrice e l’immancabile raffica di editoriali sul politicamente corretto. - Barcellona, 21 aprile 2021 – Default al foot-fault
Secondo turno del Godó: Bernabé Zapata Miralles è avanti 6-0 4-4 quando un foot-fault scatena il Vesuvio in versione ligure. Parte un’imprecazione che il giudice di linea riferisce al chair umpire; tempo dieci secondi e arriva la squalifica (“default”, in burocratese ATP). Fognini spacca la racchetta sul net, lascia il campo fra i fischi e in sala stampa si dichiara «scioccato» e pronto a «indagare». Detective non necessari: il tabellone recita inadempienza. - Stoccarda, 12 giugno 2025 – “Regarde-moi, petit cochon”
L’ultima mattana in ordine cronologico. Stretta di mano glaciale con Moutet e l’insulto in francese da macelleria. Flash finale prima dell’addio di genere pulpeggiante. - Wimbledon, 25 giugno 2014 – Multa di un certo peso per somma d’intemperanze
Racchette in orbita, zolle come dischi volanti e bestemmie che sfondano la telecronaca. Totale alla cassa: 27.500 dollari, comminati cumulando tre diverse sanzioni, la più pesante per gli insulti rivolti al supervisor Wayne McKewen. Per i giardinieri, annus horribilis. - Monte-Carlo, 14 aprile 2014 – Rissa con panchina incorporata
Sotto con João Sousa, scalcia la sedia, si accende come un rogo d’agosto e alla fine rimonta. Cinque mila euro di multa e standing ovation del pubblico voyerista. Quel giorno Fabio se la prende letteralmente con ogni singola persona presente al Country Club compreso il padre Fulvio, che ricordiamo pietrificato in tribuna. - Sala operatoria, 1 giugno 2020 – Selfie ospedaliero con riposizionamento
Doppia artroscopia alle caviglie, sorriso smagliante e hashtag #IoTornoSubito. Primo – e forse unico – caso di rebranding in corsia. - Monte Carlo, 20-21 aprile 2019 – la cavalcata che abbatté Nadal (e tutto il Principato)
Sabato 20, semifinale: Fognini disinnesca un Nadal incriccato d’argilla infliggendo al maiorchino la prima sconfitta a Monte Carlo dal 2015. Domenica 21, finale: chiude la settimana stendendo Dušan Lajović 6-3 6-4 e diventa il primo italiano, dai tempi di Nicola Pietrangeli (1968), a sollevare il Masters monegasco. Un trionfo arrivato dopo aver rischiato l’eliminazione già al primo turno contro Rublev e con un fastidio al tallone sinistro che lo costringeva a zoppicare tra i cambi di campo. “Avevo poco da perdere, mi sono divertito,” dirà con la nonchalance di chi ha scritto la pagina più alta – e inattesa – della sua carriera. - New York, 4–5 settembre 2015 – la notte in cui spense Nadal
Terzo turno dello US Open, Arthur Ashe Stadium che si svuota a mezzanotte: Rafa vola due set a zero, i cronisti già battono “formalità conclusa”. Poi Fognini aggancia la luna alle 01:26 del mattino con 70 vincenti, rovesci fil di lama e una faccia da “che c’è di strano?“. Score finale: 3-6 4-6 6-4 6-3 6-4. Nadal vede terminare a 151 la serie di partite vinte da due set sopra, Fabio incassa l’applauso incredulo dei superstiti in tribuna e firma la cartolina di follia più gloriosa della carriera.
Abbiamo voluto chiudere di proposito con due sbrocchi puramente tennistici, perché negli elenchi sono gli ultimi punti quelli che si ricordano meglio. E tra una tirata rivolta a bersagli mobili, mattane imprevedibili, lampi di genio, pazzia e furore e attrezzi del mestiere ridotti in coriandoli, Fabio Fognini, che un po’ ci manca già, merita di essere ricordato per quello che è stato: il più talentuoso tennista italiano visto in quarant’anni di racchette e palline azzurre tra la metà degli anni settanta e la recente golden era che tanto esalta tutti.