Il romano sfiora l’impresa contro Djokovic sul Centre Court, esce ai quarti ma conquista pubblico, consapevolezza e un posto nella Top 20 mondiale. Le su parole in conferenza stampa dopo il match
Flavio Cobolli esce da Wimbledon tra gli applausi, con lo sguardo fiero e la sensazione palpabile di essere finalmente arrivato. Sul Centre Court ha sfidato da pari a pari Novak Djokovic, portandolo al limite, sfiorando un quinto set che avrebbe reso l’impresa ancora più indimenticabile. Non ce l’ha fatta, ma il romanzo sportivo scritto in queste due settimane rimarrà per sempre nei suoi ricordi.
È stato il miglior torneo della sua vita, come lui stesso ha ammesso. A Londra ha raggiunto per la prima volta i quarti di finale in uno Slam e si è guadagnato l’ingresso tra i primi venti giocatori del mondo. Ma oltre ai numeri, è stato l’atteggiamento, la personalità e il coraggio a colpire più di tutto. Contro Djokovic, Cobolli ha giocato un primo set straordinario in un contesto che toglie il fiato e fa venire il braccino anche ai più esperti.
L’ingresso sul Centrale di Wimbledon non è stato semplice da gestire. La tensione, ha raccontato poi, si è fatta sentire sin dai primi scambi: “Da dentro mi sembrava molto più grande di quanto appaia in televisione”, ha confidato. “Mi ha fatto un po’ paura.” Nonostante il contesto, Cobolli ha saputo tenere il campo con coraggio e lucidità, provando sin da subito a mettere in difficoltà il sette volte campione del torneo.
Alla fine, è mancato qualcosa nei momenti chiave, quei pochi punti che nel tennis fanno la differenza tra una vittoria e una sconfitta. Djokovic ha saputo essere più freddo, più esperto, più letale. Ma lo stesso serbo, a fine match, ha riconosciuto il valore dell’avversario. Sorridendo a rete, ha detto a Cobolli che aveva disputato una grande partita, con una grande attitudine, e che lo vede presto nella Top 10, dove resterà a lungo.
In conferenza stampa, Cobolli ha spiegato che, dopo un primo set giocato a livelli altissimi, ha accusato un calo fisico legato all’adrenalina. Si è sentito più pesante, meno esplosivo, ma ha saputo reagire, recuperando energie nei set successivi. È un processo, ha detto, che richiede tempo ed esperienza: serve giocare più partite come questa per imparare a gestire il corpo e la mente nei momenti cruciali.
Oggi il suo tennis è ricco di “highlights”, come lui stesso lo definisce, prendendo come modello il suo amico Carlos Alcaraz. Ma sa che non basta. “Non conta come fai il colpo, ma se vinci il punto”, ha dichiarato con consapevolezza.
Davanti ai giornalisti, Cobolli ha anche parlato del lavoro svolto fuori dal campo. Allenamenti più intensi, attenzione alla dieta, ore di sonno regolari: “Prima non lo facevo così. Ora so che è fondamentale. Le piccole cose fanno la differenza.”
Cobolli si prepara ora alla stagione americana, con una certezza in più: quella di potersela giocare con i più forti. Wimbledon, per Flavio, è valso molto di più di un quarto di finale!