Cercava di entrare nel ruolo di opinionista, ma senza badge né documento il finalista dell’edizione 2022 è stato bloccato e perquisito. Solo dopo alcune telefonate e conferme incrociate Nick ha varcato i sacri cancelli
Nemmeno uno sceneggiatore in picco di fantasia irrefrenabile avrebbe potuto immaginare che Nick Kyrgios, l’uomo che non deve chiedere mai, potesse rimanere bloccato fuori dai cancelli di Wimbledon perché privo di documenti. Nella giornata di venerdì, il tumultuoso ragazzo da Canberra si è presentato a Church Road senza carta d’identità né badge, sicuro che la faccia da finalista 2022 bastasse a far scattare in automatico i tornelli. Gli steward, fedeli a un protocollo rigido come le tradizioni del luogo, lo hanno invece trattato come un turista qualsiasi: “Niente pass, niente ingresso, prego, circolare“.
L’inconveniente in pochi minuti è degenerato in una scenetta tendente al grottesco: perquisizione, tasche svuotate, occhi dei tifosi puntati sul ragazzo terribile costretto a spiegare che le foto utili erano sul telefono vecchio, spaccatosi con pessimo timing: “Avevo appena comprato un telefono, perché quello vecchio si era rotto e su quello nuovo non avevo foto,” ha raccontato Nick all’emittente radiofonica britannica talkSPORT. “La ragazza che stava controllando le mie generalità ha riso mentre mi chiedeva chi fossi, quindi evidentemente lo sapeva già, ma era costretta a seguire il protocollo“.
Alla fine qualcuno dell’organizzazione, non prima di aver fatto qualche telefonata e disposto ulteriori controlli, si è messo una mano sul cuore e il badge è in qualche modo saltato fuori, per porre fine alla curiosità sempre più forte ma anche sempre più imbarazzante della folla.
“Non sono il tipo che dice ‘non sai chi sono io’ per riuscire a entrare da qualche parte,” ha aggiunto Kyrgios, “ma l’ispezione personale in pubblico era qualcosa che avrei giurato di non dover mai sperimentare“. Che l’incidesse dovesse capitare proprio a lui non sorprende nessuno: il ribelle aussie negli ultimi dieci anni è stato protagonista volontario o involontario di una collezione di scatti d’ira, racchette ridotte in coriandoli, sedie scagliate in campo e in generale di una compilation di controverse storie anche a sfondo extra-tennistico da far invidia a quasi tutti i colleghi.
La leggenda del personaggio Nick, a volte combaciante, altre parallelo al tennista Kyrgios, si è alimentata anche – e ultimante soprattutto – grazie a episodi di questo genere. E se Wimbledon difende la propria liturgia con la tenacia con cui difende la divisa all-white, lui non potrà che trovare il modo di giovarsene: ogni intoppo diventa carburante per la sua fama di mito sovversivo. Anche se poi, ripercorrendo la storiella, la morale della favola è una, e Nick, ragazzo molto acuto, l’avrà sicuramente letta in controluce: ha sfidato i fab four, i giudici di sedia e i dress code, ma esiste una rete invalicabile: quella del burocrate.