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    Vukic si arrende alla macchina perfetta: “Con Alcaraz puoi respirare, Sinner ti soffoca”

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    L’australiano dopo il ko a Wimbledon: “Carlos ogni tanto regala qualcosa, con Jannik invece non c’è scampo”

    Aleksandar Vukic l’aveva capito subito che sarebbe stata una giornataccia. Quando ieri sera è uscito dal Centre Court dopo la secca sconfitta patita contro Jannik Sinner, l’australiano ha combinato le sensazioni restituitegli dalla partita e ne ha raccontato il risultato senza giri di parole, focalizzandosi su un interessante paragone tra i due dominatori del circuito: “Alcaraz sicuramente ti concede più punti facili, ha degli alti e bassi durante il match che ti consentono di tirare un po’ il fiato. Sinner invece no. Sinner semplicemente è soffocante dall’inizio alla fine“.

    Carlos e Jannik sono almeno un paio di gradini sopra tutti gli altri,” ha aggiunto il tennista australiano, “ma Alcaraz almeno ogni tanto ti consente di respirare“. Il fenomeno murciano, insomma, qualche buco durante la partita lo prende; da Sinner, invece, nessuno spiraglio. “Soffocante” è l’aggettivo che Vukic ha scelto per definire il numero uno del mondo, perché descrive l’impressione di trovarsi in una trappola fisica e mentale, mentre, contemporaneamente, il ritmo geometrico di Jannik ti martella.

    Prima della partita, un po’ di fiducia nella testa di Aleksandar c’era, perché a Wimbledon il ragazzo nato a Sydney aveva già fatto vedere qualcosa: nel secondo turno della scorsa edizione aveva giocato una buona partita contro il campione in carica in procinto di confermare il trono, lasciato il campo a testa altissima e a chi lo aveva complimentato nonostante la sconfitta in tre set lo aveva detto senza timore: “Questo campo tira fuori il meglio di me“. Quest’anno il ragazzo era tornato a Church Road convinto di poter dire la sua, confortato da un servizio sempre affidabile e da un rovescio che sul prato può far male. Ma è bastato poco – un’ora e mezza, neanche – per capire che contro questo Sinner la chance del colpaccio non è contemplata.

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    Vukic ha semplicemente descritto cosa si prova a stare dall’altra parte del net quando si affronta Sinner in una buona giornata, detto che quelle cattive, negli ultimi due anni, sono state pochine: non c’è spazio, non si può tirare il fiato, tempo per pensare non ce n’è. Jannik, nella percezione di Aleksander e al contrario di Alcaraz, non molla mai il controllo. Il punteggio in campo è stato chiaro, per il ventinovenne aussie, ma le sensazioni di più.

    Per chi sta dal lato opposto della barricata, tra i fuochi d’artificio di Carlitos e il rigore spietato di Jan passa tutta la differenza del mondo. E se chiedete a Vukic, vi dirà che preferisce il fuoco, almeno ogni tanto. Ieri sera, nel catino di Wimbledon, ha trovato solo il ferro.

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