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    Il curioso caso di Oliver Tarvet: il prossimo avversario di Alcaraz vince ma non guadagna

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    Tarvet, classe 2003, sarà l’avversario di Carlos Alcaraz al secondo turno ma non potrà riscuotere l’intero montepremi di Wimbledon a causa del suo status di studente-atleta

    Wimbledon sa sempre regalare storie uniche. Chi si ricorda di Marcus Willis, il tennista che debuttò da numero 772 nel circuito maggiore proprio all’All’England Club affrontando anche Roger Federer sul Centrale? Oppure Dustin Brown, il giocatore tedesco e giamaicano (che aveva vissuto anche in un camper!) capace di surclassare Nadal?

    Anche quest’anno lo Slam londinese ci regala una storia incredibile: il protagonista è Oliver Tarvet. Classe 2003, cresciuto vicino Londra, Tarvet dopo la High School decide di volare negli Stati Uniti per studiare a San Diego. Il britannico disputa qualche torneo a livello ITF fino a raggiunge il suo best ranking di 624 al mondo, a settembre 2024.

    La federazione britannica in occasione di Wimbledon decide di assegnargli una wild card per disputare le qualificazioni. Qui supera tutti giocatori a ridosso dei primi 100 come Atmane, Galarneau e il belga Blockx. Fa il suo esordio così nel circuito maggiore contro Riedi, 2002 promettente svizzero, e lo batte con il punteggio di 6-4 6-4 6-4. Potremmo essere sorpresi ma neanche troppo considerato anche l’anomalia della superficie, se non fosse che la storia diventa curiosa perché Tarvet per le regole del College americano è praticamente un amatore. Ciò significa che può riscuotere al massimo 10 000 dollari di montepremi per la sua attività e pertanto non guadagnerà quasi nulla delle sue 99 000 sterline ottenute grazie all’accesso al secondo turno.

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    L’escamotage del britannico

    Il londinese però pare aver trovato una soluzione a questo suo problema: “Conosco bene le regole dei college americani, però non c’è limite per le spese sostenute per la propria attività. Ecco, ora dovrò capire come far passare il prize money che ho guadagnato, oltre i 10.000 dollari, come spese necessarie, sperando che a San Diego non facciano problemi. D’altra parte il tennis professionistico può essere uno sport molto caro“.

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