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    Nick Kyrgios scaricato dalla BBC, ma non ci sta: “Strano che non vogliano uno capace di battere tutti i Fab Four”

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    Nel corso di una lunghissima intervista concessa al Guardian Nick Kyrgios ha criticato la scelta dell’emittente britannica, per poi analizzare la finale persa a Church Road nel 2022 e in generale il proprio percorso tra gli esseri umani con il tennis sempre sullo sfondo: “Se avessi fatto un paio di cose diversamente avrei uno Slam in bacheca”

    Volente o nolente, Nickk Kyrgios non può fare a meno di far parlare di sé. Nel corso di una lunga intervista concessa al giornalista-veterano del Guardian Donald McRae, l’istrionico tennista da Canberra ha parlato di moltissimi atti, fatti, decisioni e circostanze che hanno segnato la sua vita oltreché, naturalmente, di una carriera, la sua, sempre sull’ottovolante. Un percorso tumultuoso, a tratti squarciato da momenti di profonda sofferenza, curiosamente sempre intrecciato alle diverse tappe del torneo che più di ogni altro l’ha esaltato e spinto sotto alle luci di una ribalta non sempre cercata: quello di Wimbledon.

    Dai quarti di finale raggiunti ai Championships da diciannovenne sparando settanta vincenti in faccia a Rafa Nadal nel 2014 alla profonda crisi esistenziale di cinque anni dopo, quando perse un match tirato contro la leggenda di Manacor mentre si stava sottoponendo a complesse sedute di analisi. Fino all’ultima esperienza rilevante del proprio percorso con racchetta e pallina, la finale a Church Road lasciata a Novak Djokovic nel 2022 che ancora oggi emana il profumo acre del rimpianto.

    Nel 2014, quando ho battuto Nadal sul Centrale, ero al centro del mondo. Il nuovo arrivato che tutti indicavano come la futura stella del Tour, ma avevo solo diciannove anni e non ero pronto per prendermi tutte quelle responsabilità,” ha detto Nick con la consueta schiettezza. Ma quelli erano anni sereni, il buio sarebbe arrivato dopo, sempre con il medesimo riferimento storico temporale legato ai prati di Church Road sullo sfondo. Lo scenario è quello del secondo turno dell’edizione 2019, perso in lotta ancora contro Nadal dopo una partita con il veleno nella coda. La polemica si accende per una pallata di Nick che colpisce in pieno petto il quattordici volte campione del Roland Garros.

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    Quanti soldi ha in banca? Può accettare che una pallina colpisca il suo petto, non gli chiederò scusa,” il commento sulla faccenda di Kyrgios, che non intese buttare acqua sul fuoco. Qualche anno dopo, nel documentario di Netflix Break Point, il kid di Canberra ammise che in quel periodo si trovava in un buco nero. “Bevevo molto ed ero depresso, commettevo gesti autolesionistici e la fascia che indossavo al braccio serviva a coprire le cicatrici,” rivelò nell’occasione il giocatore, approfittando della toccante confessione per ringraziare Andy Murray, uno dei primi ad accorgersi del dramma interiore che Nick stava combattendo. “Mi ha visto negli spogliatoi, ha notato i segni sul braccio. Mi ha detto che se avessi voluto parlare, lui ci sarebbe sempre stato“.

    Si impose nel corso di quell’edizione la necessità di rivolgersi a uno specialista. “Andai in cura psichiatrica. Il giorno dopo dovevo affrontare Nadal sul centrale, non c’erano alternative“. Un ricordo meno lacerante, sebbene non del tutto lieto, è legato alla campagna sull’erba di tre anni fa, quando ai Championships del 2022 Kyrgios raggiunse la finale, poi persa contro Novak Djokovic. “Una partita girata su un paio di punti qui, un altro paio di punti là. Se avessi scelto diversamente in alcune circostanze adesso avrei un titolo di Wimbeldon in bacheca“.

    Nole, una personalità estremamente diversa dalla sua, eppure tra i due si è creata nel tempo una certa affinità. “Djokovic negli anni ha fatto di tutto per farsi apprezzare dalla gente,” ha dichiarato Kyrgios, “ma il suo personaggio è sempre stato quello del villain. Lui si nutre dell’odio altrui, sono arrivato a comprenderne il carattere ed è un tipo che mi piace perché, come me, non si sente obbligato a dire ciò che le persone vogliono sentirsi dire“.

    Una caratteristica spigolosa, esacerbata in Nick all’ennesima potenza, forse concausa perlomeno indiretta della decisione della BBC di non inserirlo nella squadra dei commentatori della prossima edizione dei Championships. “Quando hai la possibilità di poter lavorare con una persona che ha battuto più volte i Fab Four e ha grandi intuizioni il fatto di non volerci collaborare è quanto meno strano,” ha detto con il solito pieno di autostima l’australiano, che ha poi voluto chiudere in modo democratico la faccenda: “So che le nostre strade si incroceranno di nuovo, io avrei voluto solo aggiungere un po’ di ironia, qualche conoscenza in materia e creare una grande atmosfera“.

    Resta sullo sfonda una domanda, accompagnata da un gigante punto di domanda: rivedremo Nick Kyrgios in campo? E se sì, quando? “Le gomme sono usurate, il tennis è uno sport estremamente esigente,” ha asserito Nick, bersagliato negli anni da molteplici infortuni a polso, ginocchia e piedi. “In ogni caso, mi sto allenando e sarò sicuramente presente allo swing nordamericano, con l’obiettivo di essere pronto per l’Open degli Stati Uniti“.

    Le risposte ad altre due domande dirimenti erano scontate. Sinner o Alcaraz?Sinner ha una potenza incredibile, ma Carlos vincerà di più e tra qualche anno nelle nostre considerazioni sarà lì insieme ai più grandi della storia recente del tennis“. Rimpianti? “La vita è troppo breve, ragazzi“. Elementare, Nick.

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