Flavio batte in finale Rubelv e conquista il secondo e più importante titolo della carriera. Un trionfo inaspettato, che arriva dopo la disfatta agli Internazionali e un inizio di stagione con un solo lampo. Da lunedì Cobolli sarà 26 del mondo
F. Cobolli b. [3] A. Rublev 6-2 6-4
Ė proprio vero, i momenti indimenticabili, anche nel male, ma soprattutto nel bene, arrivano quando meno te li aspetti. Un momento così di certo non se lo aspettava Flavio Cobolli, che fino a questa settimana aveva vissuto un’annata nerissima anche se per qualche giorno rischiarata dalla luce abbacinante riflessa dal primo titolo ATP della carriera, conquistato a Bucarest in aprile.
Un evento significativo eccome, dirlo è perfino superfluo, ma subito dopo erano ricominciati i guai. La stagione sulla terra battuta di Flavio, successo rumeno a parte, era stata fino a oggi ampiamente negativa: secondo turno a Montecarlo, primo a Monaco, terzo a Madrid. Poi la catastrofe agli Internazionali, nel torneo di casa, nell’atteso torneo chiuso con una sconfitta sonora nel derby di primo turno contro Luca Nardi.
Cobolli, per tirarsi su di morale e ritrovare un pizzico di fiducia aveva deciso allora di andare a Torino, di “sporcarsi le mani” in un Challenger; ma era andata male anche lì e il balsamo si era esaurito nei quarti di finale, dov’era arrivato un brutto KO contro Daniel Altmaier.
Ma, come dicevamo, le gioie della vita non suonano il campanello. E così, ad Amburgo, ne è arrivata una grande. Il secondo titolo della carriera, il più importante. Flavio Cobolli si è guadagnato la grande occasione tirando fuori dal nulla una settimana memorabile, che pure non aveva iniziato – nemmeno questa – con il piede giusto. Ma dopo aver perso il primo set nel primo turno contro il ripescato ucraino Vitaliy Sachko lo sguardo di Flavio è cambiato, insieme al suo tennis e ai conseguenziali risultati.
Quattro vittorie in fila, roba che non si vedeva da un po’, e la grande chance di giocarsi il titolo con Andrey Rublev, ex top 5 decaduto che non vinceva due partite di fila dal “500” di Doha dello scorso febbraio. Un altro cinquecento, il porto sicuro di Rublev, uno dei califfi della categoria. In effetti non ci aspettavamo una settimana così nemmeno dal russo, ma Andrey nella città anseatica ha giocato bene e si aspettava di vincere, e invece.
Invece Flavio è partito a tutto gas, mazzolando quando c’era da mazzolare e contrattaccando quando è stato costretto in difesa, senza che il ragazzo moscovita ci capisse un granché. In pochi minuti, Flavio è andato sul 4-0: Rublev aveva già tirato in terra la racchetta una volta e ripetutamente offeso la propria medesima dignità con epiteti ingiuriosi. Andrey ha recuperato un break estemporaneo, ma è presto ripiombato nelle sue turbe esistenziali per cedere velocemente il primo set 6-2.
Nel secondo set, l’ex numero 5 del mondo ha tirato fuori dal magazzino tutto l’arsenale: tra un warning per linguaggio osceno, una pastiglia contro il mal di stomaco chiesta al medico e una polemica con il pubblico incolpato di un clamoroso errore con lo schiaffo al volo, Rublev ha spinto al massimo il noto dritto e comandato il più delle volte gli scambi, ma Flavio gli ha annullato tre palle break nel lunghissimo, estenuante, decisivo sesto game esibendo una manciata di difese da cineteca e poi ha messo la freccia nel settimo, sigillando il break decisivo con un rovescio lungo linea mai visto luccicante come in questi sette giorni.
Al momento di chiudere la partita al servizio, Flavio un po’ ha tremato, finendo per concedere a Rublev due palle del contro break, ma un servizio vincente e il solito rovescio lungo la linea gli hanno permesso di salvarsi. E allora, di lì a poco, è arrivato il primo match point, subito concretizzato. Come? Dovreste ormai saperlo, con il colpo del torneo: rovescio lungo linea vincente, urlo liberatorio, braccia al cielo e una significativa scritta sulla telecamera recitante “davvero? Ma dai“. Davvero, sì: Flavio è il nuovo campione di Amburgo, con un bilancio in finale di 26 vincenti a fronte dei 10 di Rublev e 23 errori non forzati (a 24), a dimostrazione di un atteggiamento per nulla speculativo.
“Questo è stato il match più bello della mia vita,” ha detto Flavio al microfono subito dopo aver tirato un attimo il fiato. “Sono orgoglioso di me stesso, quest’anno ho vissuto brutti momenti e non riesco a descrivere la felicità che provo nel tenere in mano questo trofeo. Stasera penso proprio che mi concederò un drink“. Ben meritato, salute. La partita d’esordio al Roland Garros contro Marin Cilic può attendere, almeno qualche ora. Perché oltre alla finale vinta c’è da festeggiare un best ranking: Flavio, che da oggi è il quarto italiano campione del torneo di Amburgo dopo Paolo Bertolucci, Fabio Fognini e Lorenzo Musetti, da lunedì si accomoderà nella ventiseiesima poltrona della mondiale, mai stato così in alto. E se è vero che un Major è una bestia imperscrutabile, vero è anche che lo si può cominciare con pensieri peggiori per la testa.