Novak Djokovic compie 38 anni. Forgiato dalla guerra in Jugoslavia, un breve racconto dell’uomo dietro il tennista e di ciò che lo ha portato a battere ogni record di questo sport
Il 22 maggio del 1987, in quel di Belgrado, nasceva Novak Djokovic. Cosa dire su “Nole” che non è già stato detto? I numeri ottenuti dal serbo sono ormai già da un po’ conosciuti da tutti: 24 titoli slam, 40 masters 1000, 7 ATP finals, 99 titoli ATP e un oro olimpico. Ma, se analizzassimo la sua carriera in maniera fredda e distaccata, potremmo persino sottovalutare il suo percorso. Ridurre infatti Djokovic ai record (o qualunque sportivo), significa affrontare con superficialità tutto ciò che lo ha portato a diventare così forte e a “completare” il gioco del tennis.
“L’uomo viene prima dell’atleta” è una frase che spesso si sente dire nel mondo dello sport, e nel caso di Nole è più vero che mai. I traguardi raggiunti dal tennista di Belgrado sono infatti sempre stati caratterizzati dalla sua forte personalità, dalla sua tempra, forgiata durante un’infanzia vissuta non come tutti.

Novak aveva iniziato da poco a praticare il tennis, quando i bombardamenti della Nato sulla Serbia si abbatterono anche sui luoghi dove si allenava. Già da allora però aveva in sé una grande determinazione, che gli permise di continuare a praticare ciò che amava di più. Nonostante le difficoltà, tra una bomba e l’altra, Nole va ad allenarsi insieme alla sua maestra ma anche mentore: Jelena Gencic.
Jelena è una figura chiave della carriera e della vita di Djokovic. Ve ne saranno altre di persone fondamentali per la sua crescita – dai coach Vajda ed Ivanisevic alla famiglia – ma tutto è incominciato grazie a Gencic, scomparsa nel giugno del 2013

Djokovic e gli impegni umanitari
Le difficoltà subite da Novak durante la guerra, per sua stessa ammissione, hanno forgiato il suo carattere dentro e fuori dal campo. Non solo hanno formato la sua determinazione, la sua fame di vittorie, ma anche la sua sensibilità. Djokovic si è speso spesso in battaglie per far aumentare il prize money per giocatori di basso livello (nonostante sia il giocatore che ha guadagnato di più della storia del tennis) ed è sempre stato attivo nel sociale.
Da segnalare in particolare le donazioni milionarie fatte sia in Italia che in Serbia per combattere l’emergenza Covid nel 2020. Una battaglia contro il virus, nella quale Nole era stato condannato poi dall’opinione pubblica per aver criticato fortemente la decisione di rendere obbligatorio il vaccino ed aver ostacolato alcuni protocolli.

Djokovic il meno amato dei big three?
Un bilancio sulla carriera di Novak va fatto anche analizzando il rapporto con i fan. Idolatrato in patria così come da tantissimi appassionati in giro del mondo, Djoko è stato per certi versi anche il più odiato fra i cosiddetti big three. Visto come “il terzo incomodo” nel duopolio perfetto Federer–Nadal, Nole non è mai stato accettato da gran parte degli amanti del tennis.
Al di là delle simpatie o meno, Djokovic non è mai stato scorretto in campo e fuori, ma alcuni suoi atteggiamenti, non sempre in linea con il galateo del tennis, così come la sua volontà di esporsi in ogni situazione (con opinioni talvolta controverse), gli hanno portato sicuramente tanti haters.
Il futuro di Djokovic
Ma come verrà ricordato Novak? Stando ai numeri sarà considerato forse il giocatore più vincente di sempre. Ma, come detto inizialmente, in fine dei conti i record sono fatti per essere battuti e qualcuno prima o poi (forse) riuscirà a superare Djoko. Ciò che resterà di lui saranno soprattutto i suoi valori: dedizione, sacrificio, determinazione e quel desiderio di farcela non solo per sé stesso ma per tutti coloro che lo amano. Buon compleanno Novak!
Il mio più grande successo? Condividere le vittorie non solo con i miei cari, ma anche con persone che non ho mai incontrato. Persone che si sentono così legate a me da sentirle come qualcosa di proprio
Novak Djokovic