La sentenza di New York riconosce condotte potenzialmente coercitive da parte dell’ATP e il giudice dà ragione (in parte) al sindacato PTPA
In una decisione destinata a lasciare un’impronta significativa nelle relazioni tra i giocatori di tennis e gli organi direttivi dello sport, il sindacato dei tennisti professionisti (PTPA) ha ottenuto un parziale successo legale contro l’ATP, l’organizzatore principale del circuito maschile.
La vicenda ha avuto origine da una causa avviata a marzo dalla PTPA — co-fondata dal 24 volte campione Slam Novak Djokovic — contro quattro importanti enti del tennis: l’ATP, la WTA, la Federazione Internazionale (ITF) e l’Agenzia per l’Integrità del Tennis (ITIA). Il sindacato accusa le organizzazioni di pratiche anticoncorrenziali e di ignorare sistematicamente il benessere dei giocatori.
Come riportato dalla BBC, nel cuore della disputa legale, spiccano due nomi importanti: Alexander Zverev e Ben Shelton. Secondo quanto emerso, un funzionario dell’ATP avrebbe tentato di influenzare entrambi affinché firmassero dichiarazioni precompilate in cui si negava qualsiasi conoscenza dell’azione legale della PTPA.
La giudice Margaret Garnett, del tribunale di New York, ha stabilito che il comportamento dell’ATP, anche senza un intento necessariamente malevolo, poteva essere percepito come coercitivo, ingannevole o abusivo. La sentenza sottolinea inoltre come i tennisti siano “vulnerabili alla coercizione economica”, poiché la loro carriera dipende da tornei gestiti quasi esclusivamente dagli enti coinvolti nella causa.
La corte ha ordinato che l’ATP non potrà minacciare né esercitare ritorsioni contro i tennisti coinvolti — o intenzionati a esserlo — nella causa, e che tutte le comunicazioni passate relative alla vicenda dovranno essere conservate, anche se non ancora divulgate.
In una dichiarazione ufficiale, l’ATP ha fatto sapere di riconoscere la decisione del tribunale e di voler rispettare tutte le indicazioni, ribadendo il proprio impegno nei confronti dei giocatori e dell’integrità dello sport.
Pur non figurando come querelanti formali, Zverev e Shelton si sono così ritrovati al centro del dibattito che mette in discussione gli equilibri di potere nel tennis professionistico.