Il diciannovenne ceco ha dato prova di sensazionale equilibrio nella partita vinta sul filo di lana con Taylor Fritz in semifinale. “So come restare calmo e concentrato”
Nuovi fenomeni crescono. Con questi chiari di luna, i giovanissimi capibranco del circuito Jannik Sinner e Carlos Alcaraz dovranno presto iniziare a guardare con attenzione lo specchietto retrovisore. Joao Fonseca, tra i ragazzi in età scolare, è quello più pubblicizzato e forse non a torto, ma Jakub Mensik al momento è più avanti, e spinge forte. Con la vittoria ottenuta nella scorsa notte italiana battendo Taylor Fritz in semifinale a Miami, il diciannovenne ceco ha centrato il miglior risultato della propria verdissima carriera. Più del risultato in sé, comunque ragguardevolissimo considerando che dall’altra parte della rete c’era il numero 4 del mondo, a impressionare sono state le modalità per mezzo delle quali tale risultato è arrivato.
Fritz ha otto anni più di lui e si può ormai considerare un tennista maturo; è in grande forma ed è, per l’appunto un top 5. Insomma, un appartenente di diritto all’élite del tennis attuale che, nonostante la battaglia furibonda combattuta il giorno prima per avere ragione di Matteo Berrettini nei quarti, ha giocato un’altra grande partita costringendo il giovane avversario ad alzare l’asticella come forse mai prima d’ora.
In due ore e ventisette minuti di match, Taylor ha concesso a Mensik la miseria di due palle break, per giunta cancellandole entrambe. Ed è questo il grande motivo di stupore per tutti gli aficionados: Jakub è riuscito a rimanere sul pezzo, glaciale, prontissimo a giocarsela sui pochi punti dirimenti con un avversario top 5 che stava concedendo pochissimo: è presto per parlare, ma di solito i grandi campioni questa qualità ce l’hanno.
“Non è facile gestire una partita in cui senti di fare tutto bene eppure racimoli due palle break in totale,” ha detto Mensik in conferenza stampa. “Le occasioni vere le ho avute soltanto nei due tie break, e sono contento di essere stato capace di sfruttarle. Tenere a bada le emozioni che avevo dentro non è stato facile, le ho lasciate sfogare solo a fine match. Durante, penso di sapere ormai come restare calmo e concentrato“. Una riflessione discretamente sintomatica del modo di essere del ragazzo.
Jakub, tempra diversa dalla stragrande maggioranza dei coetanei, è convinto che riuscirà a essere altrettanto freddo nella finale in programma nella serata italiana di domani contro Novak Djokovic, il suo idolo d’infanzia lanciato verso il centesimo titolo della carriera e il settimo sigillo a Miami, che significherebbe record assoluto e in esclusiva. I due si sono già incontrati una volta, nei quarti di finale del torneo di Shanghai lo scorso autunno, e il ragazzino aveva perso in tre set facendo tutt’altro che una brutta figura. “Sono un giocatore completamente diverso rispetto a quella partita,” ha proseguito il giocatore di Prostejov, “ricordo di essere sceso in campo molto nervoso e, pur sapendo che anche domani non sarò rilassato, sono sicuro di sapere gestire molto meglio le emozioni, adesso“.
Più maturo, più consapevole, più tutto. “Credo che uno dei miei maggiori punti di forza sia il modo in cui riesco a gestire la pressione durante le partite,” ha concluso Mensik. “Nei momenti caldi sono in grado di rimanere lucido e di giocare il mio miglior tennis, ecco perché vinco così tanti tie break. Ora sono convinto delle mie capacità e sento di essere un giocatore migliore ogni giorno. Finora mi sono goduto l’esperienza, ma adesso sono qui per vincere“. Nole non è tipo da farsi spaventare dalle altrui dichiarazioni d’intenti, ma che carattere il ragazzo.