Mirra batte Tauson nella finale emiratina conquistando a diciassette anni e 298 giorni il primo “Mille” della carriera. Nessuna collega ci era mai riuscita a quell’età
[12] M. Andreeva b. C. Tauson 7-6(1) 6-1
I record erano già stati guadagnati, vale la pena parlarne ancora, quando si deve commentare il primo trionfo grosso di una ragazza così? Facciamolo, brevemente, ma conta poco, e in fondo il successo di oggi non amplia di molto i possedimenti statistici già in dote alla ragazza di Krasnojarsk. Vincendo a diciassette anni e 298 giorni il torneo di Dubai, Andreeva è diventata la più giovane di sempre a vincere un titolo “Mille”, come del resto già da ieri, dopo la tiratissima e forse ancor più importante vittoria in semifinale ottenuta ai danni di Elena Rybakina, Mirra era diventata la giocatrice con i documenti più verdi a raggiungere una finale nella categoria. Detto che le sei vittorie messe insieme in carriera contro colleghe top ten a quell’età non si vedevano dai tempi di Nicole Vaidisova (era il 2007), e che l’unico altro essere umano capace di vincere il torneo di Dubai da minorenne è stato Rafa Nadal nel 2006, si capisce abbondantemente che ci troviamo al cospetto di un fenomeno.
Già che ci siamo, e per chiudere con i numeri, vale la pena confermare che lunedì il computer vidimerà l’ingresso della ragazzina nella top 10 e ovviamente il suo nuovo best ranking. Basta così, perché si ha il sospetto che presto i record andranno aggiornati, quindi non vale la pena perderci troppo tempo.
La maturità, la freddezza e la convinzione con cui la dodicesima testa di serie ha approcciato il momento di gala più importante della carriera dicono tutto il resto: vero, l’avversaria, la bravissima Clara Tauson, era lei pure debuttante al gran ballo, ma spesso gli spettri, in occasioni del genere, si manifestano più nella propria che non nell’altrui metà campo. La danese, autrice di un gran torneo nel corso del quale si è pure tolta lo sfizio di falciare Aryna Sabalenka, ha approcciato la finalissima con personalità, prendendo per prima il vantaggio di un break sul 2-0 e, subito recuperata, procurandosi due palle per il 3-1. Poi Mirra si è assestata, e ha preso a disegnare il campo con quel rovescio metafisico, la cui versione lungo la linea rischierà di diventare un punto di riferimento paradigmatico della racchetta rosa.
La teenager russa ha sorpassato procurandosi la chance di servire per il primo set sul 5-4, e ha spiegato a tutti perché è una giocatrice diversa dalle altre subito dopo aver sciupato l’occasione: trascinata al tie break, e per la verità anche aiutata da un’avversaria zavorrata da problemi alla schiena e quindi comprensibilmente incline a cercare il punto diretto spesso esagerando, Andreeva non ha più commesso un errore, finendo per dominare il tredicesimo gioco che di fatto ha chiuso la partita.
Nel secondo set, Tauson ha provato a opporre resistenza aggrappandosi più alla tigna che alle forze rimaste, ma oltre a qualche game combattuto ai vantaggi è arrivato poco. La rivale ragazzina giocava su una nuvola, non c’era molto che la danese, ormai sostanzialmente impossibilitata a muoversi, potesse fare. Il 6-1 con cui la siberiana ha chiuso la seconda frazione al primo match point utile è forse un pizzico severo, ma certo non ingiusto.
Conchita Martinez, la precettrice di Mirra, è apparsa in una meravigliosa inquadratura a fine match, che la ritraeva con un sorriso a trentadue denti. Poco prima, al termine di un punto particolarmente spettacolare giocato dalla sua pupilla, la campionessa di Wimbledon ’94 aveva rischiato di cadere dalla sedia, sorpresa dalle telecamere nel tentativo di recuperare l’equilibrio. C’è da capirla, quello tra le sue mani è un diamante, nemmeno troppo grezzo. Come detto, Mirra da lunedì sarà una precoce top ten (precisamente, numero 9) con la bacheca allargata da un secondo trofeo ben più importante del primo, quello conquistato la scorsa estate a Iasi.
Tauson, apparsa provata e scoratissima, ha molto di che consolarsi: il suo inizio d’anno è tornato a confermare quanto di buono ci si aspettava da lei e che a un certo punto Clara sembrava non poter mantenere, ma parlando di una ragazza di anni ventidue occorrerebbe imparare a coltivare la virtù della calma. Dalla prossima settimana anche la giocatrice da Copenhagen potrà festeggiare un best ranking (sarà numero 23), e la sua scalata, siamo pronti a scommetterci, non è finita qui.