Il figliol prodigo vince in Argentina mentre a Rio de Janeiro si stanno disputando le qualificazioni. Il pubblico brasiliano esulta, ma in campo c’è proprio Juan Manuel, il minore dei fratelli Cerundolo
A Buenos Aires, Joao Fonseca è appena entrato nella storia vincendo a diciotto anni, cinque mesi e ventisei giorni il primo titolo ATP della sua carriera, primo nato nel 2006 a riuscire nell’impresa e decimo tennista più giovane a conquistare un torneo del Tour maggiore negli ultimi trentacinque anni. Subito dopo il match point che chiude la partita contro Francisco Cerundolo la notizia del trionfo percorre in un battibaleno i 2671 chilometri che separano la capitale argentina da Rio de Janeiro, dove si stanno giocando le qualificazioni dell’ATP 500.
Il pubblico seduto sulle tribune del Jockey Club Brasileiro irrompe in un boato, per sottolineare la vittoria del figliol prodigo destinata a entrare negli almanacchi del tennis. Il problema è che nel frattempo c’è una partita in corso, e per un tragico scherzo del destino in campo c’è Juan Manuel Cerundolo, proprio il fratello minore di Francisco, appena battuto da Fonseca a Baires e involontaria causa causarum del tripudio serpeggiante tra il pubblico. Inutile dire che poco dopo Juan Manuel cederà il servizio a Jaime Faria, il suo avversario nel turno decisivo del tabellone cadetto.
Per fortuna della famiglia Cerundolo, nonostante la serataccia il minore dei fratelli riuscirà a battere in rimonta il portoghese e a qualificarsi per il main draw a Rio de Janeiro: il sorteggio, manco a dirlo, non è stato fortunatissimo: al primo turno Juan Manuel affronterà la sesta testa di serie Nicolas Jarry.